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  MCL, 40 anni con spirito profetico

Data di pubblicazione: Giovedì, 9 Febbraio 2012

TRAGUARDI SOCIALI / n.51 Gennaio / Febbraio 2012 :: MCL, 40 anni con spirito profetico

Intervista a Don Checco, Assistente spirituale nazionale del MCL

Intervistare don Checco Rosso (all’anagrafe sarebbe don Francesco, ma nessuno dentro il MCL lo chiama o lo ha mai chiamato così e di certo non cominceremo noi…) è un’esperienza dello spirito e, insieme, della mente. Don Checco, infatti, non è ‘solo’ l’assistente spirituale del Movimento nato quarant’anni fa, ‘è’ il Movimento stesso. Insomma, non fosse per ‘quelli come’ don Checco oggi, forse, il MCL non ci sarebbe o, almeno, non sarebbe il MCL che conosciamo. Quello guidato da Carlo Costalli fuori dalle secche dell’irrilevanza politica e sociale, anzi: al centro della scena dentro (e fuori) il mondo cattolico, ma anche quel Movimento dotato di spirito di profezia.
Sale della terra per i credenti come per i non credenti. Ecco perché andare nella sede centrale, cuore pulsante del MCL, in via Luzzati, entrare nello studio di don Checco, sbirciare tra i suoi libri e le sue icone, buttare là domande e interrogativi ai quali il ‘don’ risponde con precisione e sagacia, non senza un pizzico di dote umanissima – quel ‘saper stare al mondo e nel mondo’ fondamentale per un uomo o una donna laica che sia, figuriamoci per un prete, e che prete – è una vera e propria ‘esperienza’. Ecco perché, soprattutto, vorresti averlo sempre al tuo fianco, uno come don Checco, non solo nella vita di un Movimento come il MCL ma anche della tua, personalissima, vita.

Don Checco, il nostro Paese sta attraversando una fase drammatica. Crisi economica e crisi sociale fanno sfondo, anche, a una profonda crisi politica. La Chiesa italiana lo sa e lo dice. Anche il Papa, ormai, lo dice in ogni occasione. Che fare?

L’attenzione della Chiesa è attenzione nei confronti della società in cui la Chiesa vive e opera. La Chiesa cerca uno spazio e si oppone alla degenerazione dell’uomo e della società la cui risposta non può che essere la riproposizione dello spazio dell’uomo e, all’interno del mondo, dello spazio di Dio. La crisi, però, bisogna saperlo, non è solo economica e sociale, è anche una crisi morale. L’uomo contemporaneo mostra una troppo scarsa attitudine a riconoscere e ottemperare ai valori intorno a cui è nato. Benedetto XVI ha detto parole chiare, definitive, vorrei dire, sull’urgenza della virtù della Carità in politica e nell’impegno civile. E’ urgente e necessario riscoprire il valore delle persone, di tutte le persone e principalmente di quelle impegnate in politica, a mettersi al servizio – gratuito e senza compromessi – del Paese e dei suoi interessi generali. Anche il cardinale Bagnasco ha ripetuto, più volte, questi concetti. Bisogna perseguire l’amore, non l’interesse, ha detto il presidente della Cei, a partire dai nostri politici, per offrire, finalmente, al nostro Paese l’opportunità di crescere al di là degli egoismi e di un’angusta visione dell’oggi, ma secondo una progettualità di chi deve lavorare per il Bene della Nazione e al servizio del Paese, non dei propri, ‘particulari’ egoismi, e di chi vuole riscoprire l’impegno civile e una visione cristiana della vita e della società in cui opera secondo i principi della Dottrina sociale della Chiesa.

Giusto. Ma cosa manca?

Manca il coraggio di attuare le proposte in cui si crede e di portare al centro dell’attenzione le scelte politiche in cui si crede nell’alveo della Dottrina Sociale della Chiesa. Eppure, la Chiesa e i suoi pastori si stanno spendendo in prima persona e con tutta la forza del loro magistero per fare in modo che le scelte siano conseguenti ai principi enunciati. Sempre il cardinal Bagnasco, al seminario di Todi, è stato netto, e chiarissimo, ponendo al centro della Sua riflessione questioni di grande importanza dell’agire politico dei cristiani. Ecco perché i cristiani impegnati in politica non possono né devono più ‘sonnecchiare’.
Non possiamo più restare alla mercé del pensiero e dell’impegno altrui.
La Dottrina Sociale della Chiesa non è un’indistinta e confusa ‘Terza Via’ ma una netta e precisa direzione di marcia e la risposta giusta alle necessità e alle urgenze del momento. Il nostro Paese ha bisogno dei cattolici.

Che vuol dire, don Checco? E’ una ‘chiamata alle armi’?

E’ una chiamata allo spirito di servizio e anche, fammelo dire, allo spirito profetico. I cattolici italiani devono scrollarsi di dosso vecchie dipendenze e sudditanze per scoprire e osare nel mondo nuovo che si offre loro. Al centro resta sempre l’Uomo.

E’ per questo che insisti così tanto, e da tempi non sospetti, sulla ‘formazione’?

Sì. I movimenti e le associazioni d’ispirazione cristiana devono mettere mano a una scuola di formazione continuata e continuativa, oserei dire ‘permanente’, che si occupi di formare le nuove classi dirigenti che saranno chiamate a dirigere il Paese. Il rischio, altrimenti, è quello di esaurire, se non di tradire, la profezia per cui sono nati. Oppure di annegare e annegarsi nell’immanente storico e di lasciarsi scappare, o di far morire anzitempo, i novelli De Gasperi che potrebbero esserci e di disperderli. Ecco perché dico che serve una scuola di formazione di ‘tutti’ i movimenti cattolici. Il comune sentire c’è, la base teorica e pratica è la Dottrina Sociale della Chiesa e il suo magistero sociale, manca solo il luogo fisico e le forme concrete. Ecco perché dico e penso che l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano potrebbe bene assolvere a tale compito, convogliando le azioni e le capacità di tutti i Movimenti per fornire quei quadri dirigenti e quegli ufficiali di collegamento che servono per formulare, basare e lanciare una nuova capacità di sintesi e di studio, ma anche di azione pratica, dei cattolici italiani, e far sì che i movimenti siano realmente portatori e germinatori di una nuova capacità e voglia di fare politica.
Alla luce del Vangelo. E con uno spirito di servizio che unisca il dono della Sapienza a quello della Profezia.

Si parla tanto, in questo periodo, dal dopo-Todi in poi, di rinnovato impegno dei cattolici. Anche a nuovi partiti. E’ a questo che pensi?

La preoccupazione e l’urgenza dell’impegno politico c’è tutta, ma l’obiettivo non è quello di demolire, ma di costruire. L’impegno dei singoli, le loro ambizioni personali, anche quelle legittime, non possono essere distinte e disgiunte dal Progetto. Serve il progetto, innanzitutto, poi la preparazione e, infine, appunto, andare a scuola. Come disse Leone XIII, il Papa della Rerum novarum, i cattolici devono ‘uscire dalle sacrestie’ e stare in mezzo agli uomini, in mezzo alla società, uomini tra gli uomini, con dei valori forti e saldi, quelli del Vangelo e della Dottrina Sociale, come bussola.

In questo compito, che appare inane, il MCL che ruolo può e deve ritagliarsi?

Il nostro è un Movimento piccolo, ma che è cresciuto tanto. Celebriamo i suoi 40 anni soddisfatti e consapevoli di aver innervato della nostra presenza e delle nostre scelte il Paese. Siamo stati capaci di muovere l’attenzione e l’interesse di tutti gli italiani, prima e dopo di Todi, lavorando seriamente e sottotraccia proprio sulla formazione, come facciamo ogni anno nel seminario di Senigallia che dedichiamo proprio a ciò. Abbiamo scosso e smosso torpori e abitudini precostituite e comode, anche all’interno del mondo cattolico, evitando che andasse alla deriva o alla ghettizzazione e questo è successo grazie a una serie di piccole virtù che sono tutte e solo nostre.

Quali, don Checco, le ‘virtù’ del MCL?

Tre soprattutto, direi. L’attenzione, costante e proficua, verso i giovani. Il nostro movimento giovanile ci sta dando belle soddisfazioni. Poi l’attenzione al lavoro e alle sue problematiche: quella del MCL verso i temi del lavoro è una scelta iscritta nel suo stesso Dna, ma che ha saputo crescere e modellarsi al passo con i problemi del Paese rispetto al mondo del lavoro, senza facili e inutili demagogie.
Terzo punto, l’attenzione costante e operosa per i problemi delle famiglie. Il MCL è cresciuto seguendo passo passo le famiglie italiane e le loro problematiche, cercando di aiutare a far nascere e crescere una legislazione favorevole e di aiuto alle famiglie italiane. Un’attenzione mai disgiunta da quella per i problemi delle povertà, vecchie e nuove, che colpiscono in primo luogo proprio le famiglie italiane soprattutto in una situazione drammatica di crisi come quella attuale. Infine, vorrei dire un’ultima cosa, sul MCL.

Prego, don Checco.

Non abbiamo mai perso lo spirito profetico degli inizi. Può apparire presunzione, ma siamo sempre stati capaci di leggere la realtà. Abbiamo cominciato quarant’anni fa, rifiutando di aderire alla ‘scelta socialista’ intrapresa dalle Acli quando un gruppo di cristiani, che poi fondò il MCL e che sostanzialmente è rimasto lo stesso gruppo attuale, decise di restare all’interno e nell’alveo della dottrina sociale della Chiesa e abbiamo continuato in questi non facili né riposanti ma entusiasmanti quarant’anni di MCL. E spirito profetico, per me, vuol dire capacità continua e testarda di sapere leggere il reale e di convogliare davanti e per la soluzione dei problemi reali della società intenzioni, passioni e, anche, vocazioni. Noi tutti del MCL troviamo le risposte all’impegno che profondiamo nella nostra organizzazione nel nostro essere cristiani.
Non resta che dire, allora, ‘altri di questi quarant’anni, MCL!’. E, ovvio, don Checco.

Di Ettore Maria Colombo
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