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  CATTOLICI, CUORE DELLA SOCIETA'

Data di pubblicazione: Martedì, 28 Aprile 2009

Mimmo Delle Foglie

Mimmo Delle Foglie

TRAGUARDI SOCIALI / n.35 Marzo / Aprile 2009 :: CATTOLICI, CUORE DELLA SOCIETA'

A colloquio con Mimmo Delle Foglie

E’ un giornalista navigato, Mimmo Delle Foglie, ma non solo. E’ anche un grande conoscitore del mondo cattolico e dell’associazionismo.
Barese, portavoce di Scienza & Vita, ha lavorato per anni ad “Avvenire”, dove è stato anche vicedirettore. Dopo aver guidato la comunicazione del Comitato Scienza & Vita nel referendum sulla procreazione assistita, nella primavera 2007 ha svolto le funzioni di coordinatore generale del Family Day.
A lui abbiamo rivolto alcune domande sugli argomenti che sono al centro dell’impegno dell’associazionismo cattolico.
Le battaglie degli ultimi anni – da quella sulla legge 40 al fine vita – hanno visto i cattolici in prima fila, pronti anche a scendere nelle piazze senza temere di far sentire la propria voce: si è forse delineato un nuovo tratto nell’impegno dei cattolici sui grandi temi del sociale?
E’ indiscutibile che qualcosa di importante e di profondamente innovativo è accaduto, in questi anni, a partire da quel fatidico 2005, quando i cattolici decisero con un grande gesto di “resistenza civile” di disertare le urne referendarie. Quell’astensione, doppiamente motivata, e la ritrovata sintonia fra associazioni, movimenti e nuove realtà ecclesiali, hanno inciso su due livelli. Innanzitutto hanno fatto crescere la stima e l’amicizia all’interno del mondo cattolico: se competizione dev’esserci, essa va indirizzata sul fronte
dell’evangelizzazione e dell’inculturazione della nostra fede. In secondo luogo hanno detto una cosa tanto semplice quanto preziosa: l’unità dei cattolici sui valori non solo è possibile, ma va alimentata e diffusa.
Questa duplice consapevolezza non può non trovare una sintesi alta anche in campo sociale, un terreno da sempre privilegiato dai cattolici, nel quale in
modo più ampio e ricco si manifestano la nostra pluralità di vocazioni e la nostra fantasia creativa.
L’esperienza del Family Day ha segnato una tappa fondamentale per il mondo dell’associazionismo cattolico. Pensa che sia stata un’esperienza utile ad accendere i riflettori sulla situazione delle famiglie italiane? E cosa
è cambiato da allora?

E’ accaduto che la politica ha dovuto fare i conti con la famiglia – quella di tutti gli italiani, non solo quella dei cattolici – e ha dovuto riorientare il suo sguardo. Certo, siamo ancora lontani da misure davvero significative o dalle politiche “audaci e durature” che tutti insieme abbiamo evocato in piazza San Giovanni in quello straordinario 12 maggio del 2007. Però possiamo affermare che d’ora in poi sarà difficile – se non impossibile – per qualunque Parlamento o Governo italiano – rimuovere
dall’agenda pubblica i bisogni della famiglia così come noi la conosciamo, ovvero costituita da un uomo e da una donna che sono aperti all’accoglienza
dei figli. Di sicuro non smetteremo di chiedere misure importanti soprattutto sul fronte fiscale. Il Parlamento scelga cosa è meglio fra un sistema di deduzioni che premi chi ha figli o il quoziente familiare. Ciò che importa è che venga fatto un primo passo importante.
Molti lamentano un’indebita ed eccessiva ingerenza della Chiesa nelle questioni dello Stato. Lei cosa ne pensa?
Io la penso esattamente come milioni di cittadini italiani: quando parla, la Chiesa fa solo il suo mestiere. Illumina le coscienze dei credenti, suggerisce
un orizzonte di senso ai non credenti, riafferma i valori che discendono dall’antropologia cristiana. I cittadini italiani ne sono così convinti, da snobbare regolarmente tutte le manifestazioni pubbliche, più o meno chiassose, dei laicisti in servizio permanente effettivo. Piuttosto, sono i media che enfatizzano queste posizioni, sovrastimandole. E’ la stima
dei cittadini per la Chiesa, che loro conoscono attraverso il contatto benevolo col parroco, con le comunità, con le associazioni e i movimenti che fa
la differenza. Gli italiani conoscono bene le persone che sono sempre pronte a tendere una mano e perciò non si fanno incantare. Certo, al laicato cattolico italiano spetta la responsabilità di smontare, con intelligenza le accuse di ingerenza. Le leggi le fa il Parlamento sovrano e non mi risultano leggi scritte sotto dettatura della Chiesa. Alla società civile spetta il compito di vigilare. E nella società civile un ruolo di rilievo è occupato proprio dal mondo cattolico organizzato. Magari i grandi media dovrebbero piuttosto dare voce ai laici cristiani, ma a loro fa comodo montare la polemica contro il Papa
e far parlare solo cardinali e vescovi. E’ un paradosso, ma la grande informazione italiana, che pretende di dare lezioni di laicità a tutti, è profondamente clericalizzata. Ma questo, noi che non siamo ingenui, sappiamo che risponde a un preciso obiettivo di contrapposizione pubblica, costruito a tavolino. E’ un disegno che va smascherato, una volta per tutte.
Il caso Englaro, con il suo drammatico epilogo, ha a lungo monopolizzato l’attenzione del Paese, determinando un’accelerazione dei tempi parlamentari verso l’approvazione di una legge sul fine vita: qual è la sua opinione sulla proposta presentata in questi giorni in Parlamento?
Dirò solo che è apprezzabile lo sforzo messo in campo dal Parlamento.
Se alla fine la legge risponderà ad alcuni requisiti, potremo essere moderatamente soddisfatti. Provo ad elencarli: impianto generale pro-vita, rifiuto assoluto dell’eutanasia in ogni sua forma, rifiuto dell’accanimento terapeutico, apertura significativa e incondizionata alla medicina palliativa,
affermazione inequivocabile che l’idratazione e l’alimentazione sono semplici sostegni vitali e non terapie mediche, esclusione dalle dichiarazioni
anticipate di trattamento (Dat) della possibilità di   sospendere l’idratazione e l’alimentazione, non obbligatorietà e vincolatività delle Dat, valorizzazione
dell’alleanza terapeutica medico-paziente. Tutto questo ci sarà nella legge? Staremo a vedere e giudicheremo. Nel frattempo, con tutto il mondo cattolico, ci prepariamo a una grande catechesi sulla fine della vita che ci vedrà tutti protagonisti, da subito e nei prossimi mesi, in ogni parrocchia, in ogni angolo d’Italia, in ogni associazione e movimento. Abbiamo appena presentato il Manifesto “Liberi per Vivere” che anche il presidente Carlo Costalli ha generosamente firmato, a nome del MCL. Siamo certi di avervi al nostro fianco in questa splendida avventura in difesa della vita più fragile.
La globalizzazione ha finora mostrato il suo lato peggiore, travolgendo tutto il mondo in una storica crisi economica (e valoriale), con pesanti ricadute
specie sulle fasce sociali più deboli. Che ruolo può giocare, a suo parere, il mondo dell’associazionismo - e in particolare quello di ispirazione
cattolica - in un’epoca così travagliata?

E’ un discorso enorme. Mi soffermerei solo su un punto. All’associazionismo cattolico spetta soprattutto un compito: preservare la coesione sociale. E’
vero che dalla crisi si esce solo insieme, ma a noi spetta costruire le condizioni per uscirne migliori. Un’impresa che solo chi come noi ha a cuore il bene comune può realizzare, con fantasia e tenacia, con progettualità e innovazione, con generosità e fiducia nel futuro.
Fiammetta Sagliocca
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