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  IL DIALOGO CHE AVVICINA

Data di pubblicazione: Martedì, 28 Aprile 2009

TRAGUARDI SOCIALI / n.35 Marzo / Aprile 2009 :: IL DIALOGO CHE AVVICINA

A Venezia due giorni di dibattito sul Mediterraneo

Venezia lancia un appello per il dialogo sociale nel Mediterraneo: non poteva essere più azzeccata la cornice scelta dal MCL per una due giorni di dibattito sulla cooperazione, quale chiave di volta per avvicinare le popolazioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Il tema del convegno internazionale,
“Il mare al centro delle terre, per un nuovo slancio del dialogo sociale europeo nel Mediterraneo”, ha attirato nella città marinara centinaia
di quadri dirigenti del MCL e autorevoli rappresentanti dell’associazionismo oltre che del mondo ecclesiale, politico e culturale, provenienti da tutta Europa. Il presidente del MCL, Carlo Costalli, introducendo i lavori della due giorni, ha parlato chiaro: “L’Europa deve impegnarsi di più per la ricerca di un assetto istituzionale condiviso, sul quale convergano gli sforzi dei Paesi del nord e del sud, che rappresenta il modo migliore, e forse l’unico, per ridurre, ove possibile, i contrasti esistenti. Un ‘generico partenariato’, come sembra essere stato quello degli ultimi tempi, non è più sufficiente”.
“Per raggiungere questi obiettivi - ha detto - sempre più importante sarà il ruolo della società civile, che dovrà lanciare iniziative culturali, convegni, seminari, ma anche costruire opere concrete che possano favorire la cooperazione ed il dialogo, soprattutto nei punti più caldi delle due sponde”.
Dialogo, ha sottolineato Costalli, “senza però rinunciare alla nostra identità, alla nostra storia, ai nostri valori: se non sappiamo chi siamo e non sappiamo da dove veniamo (le tradizioni) e dove vogliamo andare è difficile anche dialogare”.
L'obiettivo di avvicinare le diverse etnie, religioni, culture, per costruire, attraverso una conoscenza basata sul rispetto delle reciproche identità,
ponti di amicizia che creino le premesse per una futura pacifica convivenza e per la prosperità dell’intero bacino Mediterraneo, è reso ancor più attuale
dall’emergenza immigrazione, aggravata dalla crisi economica globale.
Lo ha ben sottolineato il Card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia: “Tutti dobbiamo accettare il dato che oggi è in atto una transizione rapida, e non
priva di violenza, verso una civiltà di meticciato culturale: una trasformazione che non chiede il nostro permesso per accadere, ma ci induce a orientarla
affinché possa concorrere a creare una ‘vita buona’ per gli uomini su questa terra”, ha detto.
“La scelta di Venezia per riflettere sul ruolo del Mar Mediterraneo nella costruzione di una cultura di dialogo è particolarmente felice: il mare per Venezia è stato ed è effettivamente una realtà fondamentale, attraverso la quale è fiorita la civiltà. E non è un caso - ha ricordato Scola - che la pax veneziana abbia per tradizione valorizzato le diverse etnie, le diverse religioni”.
Il Cardinale ha ribadito che il dialogo puo’ essere ‘vero’ solo qualora siano rispettati alcuni ‘paletti’: “Se il dialogo è privo di ascolto e tutto improntato
a un’ottica narcisistica, non si puo’ parlare di un vero dialogo ma solo di un falso monologo”. Insomma, “bisogna imparare a camminare insieme,
ma certi del proprio volto e della propria identità, e tesi ad afferrare i fenomeni storici in corso per riorientarli e farli convergere nella direzione
della pace”.
Con lui il Patriarca Latino di Gerusalemme, Mons. Fouad Twal, che ha sottolineato come il Mediterraneo ci offra “parecchi elementi per un buon
‘partenariato’: abitudini, modi di vivere e di cucinare, manifestazioni religiose, culturali e clima, che creano un’unità, una mentalità. Accanto a questi
aspetti positivi, non mancano gli interessi, le paure, le differenze culturali, religiose e di mentalità che causano, nello stesso contesto, rivendicazioni,
conflitti”.
“I grandi delle due sponde Nord-Sud del Mediterraneo si sono radunati a Barcellona nel novembre 1995. I leaders hanno parlato di collaborazione,
di partenariato, di diritto d’immigrazione, di volontà d’investire maggiormente nel Sud, e soprattutto di sicurezza. Hanno discusso poco di cultura e per nulla affatto della radice religiosa nel Mediterraneo e di un necessario ritorno alle radici al fine di creare uno spazio sereno, una famiglia mediterranea
e di vivere con armonia sia la nostra unità religiosa e culturale che il nostro pluralismo”. “La nostra civiltà è nata da interscambi diversi: umani, commerciali, coloniali, per cui ciascuno si sente mediterraneo senza perdere il senso di appartenenza a culture, fedi e regioni diverse. Questo significa che non possiamo rompere totalmente con il nostro passato, come non dobbiamo esserne prigionieri”, ha concluso S.E. Mons. Twal.
Tra l’Europa e la sponda a sud del Mediterraneo serve una cooperazione guidata dai reciproci interessi: è questa in sostanza la ricetta che il
prof. Vittorio Emanuele Parsi, docente all’Università Cattolica di Milano, ha illustrato alla platea del MCL. Per Parsi è essenziale “evitare che la crisi allontani sempre piu’ le due sponde del Mediterraneo, che già adesso non sono poi così vicine”. “Il rischio - ha spiegato il professore - è che quando l’economia ricomincerà a correre il divario tra nord e sud del Mediterraneo
diventi ancora più pesante”. Parsi si è detto d’accordo con l’idea di Sarkozy: serve una nuova partnership perché Europa e sud Mediterraneo “sono dei vicini che non vogliono diventare una cosa sola. Questa vicinanza va gestita
affinché rimanga tale e non diventi una lontananza”. Tra le priorità vi è la questione dell’Africa sub sahariana, che “fra 50 anni sarà la piu’ grande riserva di manodopera del mondo, a fronte di una totale assenza di opportunità di lavoro. Questi milioni di persone, giovani e disperate, si riverseranno in massa in Europa. Di qui l’interesse, sia nostro che dei Paesi arabi e di quelli africani, a far sviluppare l’Africa”. “Contemporaneamente è necessario ridare peso alla cittadinanza: dobbiamo fare in modo che l’offerta di cittadinanza politica sia per gli immigrati un premio cui ognuno, a certe condizioni, puo’ aspirare”. Per Parsi “Il primo punto è il rispetto delle leggi: solo in questo rispetto c’è la libertà”. E’ un dato, ha concluso, che “l’arbitrio ci fa uguali perché ci schiaccia tutti a livello di sudditi, di servi; la legge, invece, ci fa uguali perché ci dà la libertà. La cooperazione rende piu’ facile trovare l’elemento comune, trovare regole condivise: a quel punto le differenze
non potranno che arricchirci e smettere di dividerci”. Il prof. Franjo Topic, dell’Università di Sarajevo e presidente di Napredak, si è domandato se sia
possibile collegare politica e perdono. Topic ha ricordato che dopo il crollo dei modelli di regime il mondo si è andato trasformando. Tuttavia “non come
ci si aspettava e si desiderava”, ha detto. “Al di là delle cornici esterne, statali e sociali, ovviamente ci voleva un supporto spirituale migliore. I cristiani dovrebbero essere messaggeri e portatori di speranza – ha concluso – e non solo in senso astratto, ma soprattutto di speranza reale, di speranza
calata in modo concreto sul territorio”.
“Sicurezza e ospitalità sono le chiavi per affrontare in modo corretto la questione dell’immigrazione” ha affermato Carlo Costalli, concludendo
i lavori della due giorni. “Il tema dell’immigrazione, centrale per il futuro del Mediterraneo, va affrontato con maggiore apertura e tolleranza, ma l’ospitalità dev’essere intelligente e non ideologica e le regole devono esser fatte rispettare”.
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