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  Le nuove frontiere dell’agricoltura

Data di pubblicazione: Martedì, 28 Ottobre 2008

TRAGUARDI SOCIALI / n.32 Settembre / Ottobre 2008 :: Le nuove frontiere dell’agricoltura

A Siena un Seminario internazionale promosso da Feder.Agri


A SIENA UN SEMINARIO INTERNAZIONALE PROMOSSO
DA FEDER.AGRI

LE NUOVE FRONTIERE DELL’AGRICOLTURA


       A Siena il 26 settembre rappresentanti di Mcl, Eza e Feder.Agri hanno dato vita a un Seminario internazionale di studi sul tema Agricoltura e turismo rurale: nuove professioni e tutela dei lavoratori. “La scelta di Siena non è affatto casuale - ha spiegato Alfonso Luzzi, Segretario generale Feder.Agri - perché la principale risorsa di quest’area è stata, e rimane, l’agricoltura e proprio qui si può constatare quanto elevato sia il grado di eccellenza raggiunto dal processo di integrazione fra aree rurali, agricoltura e nuove professioni. La scoperta e la messa in atto di un processo di coproduzione tra uomo e natura ha consentito la riproduzione e il miglioramento delle risorse naturali e la loro trasformazione in beni e servizi ai cittadini. Non solo, queste zone rappresentano una concreta risposta alle richieste della società civile rispetto all’insostenibilità della vita nei grandi centri urbani. Grazie a questi processi virtuosi nuovi attori sono venuti alla ribalta promuovendo nuove attività e percorsi di sviluppo di imprese agricole multifunzionali”.

       Si è andato così generando un sistema economico complesso, che alimenta crescenti relazioni internazionali: “per questi motivi - ha detto Stefano Angeli, tecnologo dell’Inea - c’è bisogno di una concreta politica di concertazione a livello europeo. Le zone rurali sono elemento essenziale della geografia e dell’identità dell’Unione Europea. E’ necessario abbinare all’attuazione dei piani di sviluppo rurale un processo che, parallelamente a una riforma della Pac, accompagni questa modernizzazione verso obiettivi comuni e condivisi”. Fondamentale sarà la capacità di cogliere le opportunità che i piani di sviluppo rurale mettono a disposizione: all’Italia sono assegnati ben 16 miliardi di euro che, da qui al 2013, sarà necessario utilizzare al meglio, con iniziative che promuovano la formazione di imprenditori agricoli, un migliore accesso all’informazione, nuovi sistemi relazionali e la crescita del capitale umano e sociale.

      La seconda giornata di lavoro è stata introdotta da Piergiorgio Sciacqua, vicepresidente Eza, che ha denunciato “un bisogno crescente di tutele previdenziali nel mondo agricolo, soprattutto alla luce dell’impatto dei sempre più consistenti flussi di immigrati irregolari, che trovano in questi ambiti un bacino di collocamento le cui dimensioni destano preoccupazioni diffuse”.

       Concetto ripreso da Sergio Betti, dirigente nazionale della Cisl, per il quale gli immigrati sono una componente strutturale sempre più rilevante del mercato occupazionale italiano, cui “non corrisponde però un pari esercizio della tutela previdenziale, e non perché manchino le norme o la tutela non sia adeguata - anzi tutto sommato la legislazione italiana garantisce un buon grado di tutela dei lavoratori in campo agricolo -, quanto per l’endemica difficoltà di far emergere il lavoro nero”. Basti pensare che su 950.000 immigrati solo 140.000 sono lavoratori regolari. Betti è poi apparso piuttosto critico nei confronti dell’utilizzo dei “voucher di lavoro occasionale” per il paventato rischio che l’uso di tali strumenti conduca a una progressiva destrutturazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Klaus Kellersman, dirigente del Gruppo Ppe al Parlamento Europeo, ha ribadito la necessità di rafforzare il ruolo della politica sociale a livello nazionale ed europeo. La trasformazione della figura dell’agricoltore, che può considerarsi ormai un imprenditore a tutti gli effetti, come pure l’evoluzione tecnologica, sono elementi che lasciano chiaramente intendere quanto sia necessario modificare l’approccio alla politica di settore. La crisi finanziaria americana apre scenari nuovi e inquietanti per le politiche sociali globali: in queste condizioni l’Europa rischia di non poter più garantire la sicurezza sociale e fronteggiare le forti ondate neoliberiste, figlie dei processi di espansione globale dei mercati. L’Europa, ha concluso Kellersman, non è in grado di promuovere i propri interessi in modo consapevole e programmato: l’approccio sostanzialmente mercantilista all’integrazione europea non è sufficiente a stimolare la crescita economica senza un’adeguata guida politica. Si pone con urgenza la necessità di superare quest’impasse attraverso il rilancio di politiche di settore, congiuntamente mirate sia alla realizzazione di un patto di sistema per formare le coscienze delle genti d’Europa, sia a un ruolo dell’Unione più politico e di indirizzo.

      I lavori si sono conclusi con una tavola rotonda, moderata da Francisco Rivas Gomez, Vice Segretario Generale Eza, sul tema: “Mercato occupazionale, lavoro nero e immigrazione”, cui sono intervenuti Gianfranco Spiller, Presidente di Assowelfare, Carmen Ionescu, componente del Csdr di Romania, Josè Povedano Sanchez, componente del Dpwv del Dipartimento Immigrazione Tedesca, e Guglielmo Borri, della Presidenza Generale Mcl. Al Seminario ha partecipato con un intervento di saluto Carlo Costalli, Presidente Mcl.


Stefano Ceci


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