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  Verso la seconda assemblea degli amministratori locali

Data di pubblicazione: Giovedì, 30 Ottobre 2008

TRAGUARDI SOCIALI / n.32 Settembre / Ottobre 2008 :: Verso la seconda assemblea degli amministratori locali

L’evento in programma a novembre a Roma


L’EVENTO IN PROGRAMMA A NOVEMBRE A ROMA
VERSO LA SECONDA ASSEMBLEA DEGLI AMMINISTRATORI LOCALI


       A distanza di poco più di un anno dalla prima assemblea, quella di Roma del marzo 2007, Movimento Cristiano Lavoratori e Fondazione Europa Popolare tornano a riunire gli amministratori locali che si riconoscono nei valori di riferimento del Movimento e della Fondazione.

         E’ trascorso poco più di un anno, eppure la situazione politica italiana si è così profondamente modificata che, anche volendolo, non sarebbe più possibile organizzare l’incontro ed i dibattiti secondo i criteri adottati soltanto un anno fa.

       Non è solo diverso il contesto politico e di governo: molte forze politiche sono state cancellate dalla geografia parlamentare (Udeur, Verdi, Rifondazione, Pdci) ed altre sono scomparse per dar vita a nuovi soggetti politici unitari o si accingono a farlo, come Margherita e Ds a sinistra, e Forza Italia ed An a destra. Non si è modificata soltanto la geografia parlamentare: si è modificato profondamente, come era inevitabile, anche il clima generale del Paese. Questo è avvenuto non solo in ragione di fattori interni, ma anche internazionali.

       La pesante recessione economica che a livello internazionale sta facendo seguito alla crisi della globalizzazione come modello di sviluppo, non può essere certo lasciata fuori della porta, neppure da un’assemblea di amministratori locali. Gli enti locali sono l’istituzione pubblica più vicina alla gente e dunque ai suoi problemi e sono, anche, l’istituzione che molti di questi problemi deve o dovrebbe risolvere. Le amministrazioni locali non possono non essere interessate alla abnorme crescita dei prezzi dei prodotti energetici, dei beni alimentari primari ed al rallentamento generale dell’economia che sta determinando una situazione generale di impoverimento che colpisce, in modo particolarmente duro e specifico, le fasce sociali più deboli ed esposte. Anche su questo fronte è indispensabile fornire delle risposte.

       Per altro verso, sul fronte della politica interna ci troviamo a doverci misurare con una situazione nella quale, come giustamente avevamo intuito già fin dalla nostra prima assemblea, la questione primaria dei “valori non negoziabili” si pone in termini sempre più trasversali.

       La nascita, a destra e a sinistra, di soggetti politici “a vocazione maggioritaria” pone il problema della convivenza di diverse anime all’interno della stessa forza politica. Ovviamente, anime diverse non possono che avere sensibilità culturali ed opinioni diverse - talora contrapposte - sui valori che a noi, in quanto cattolici, stanno particolarmente a cuore tra cui, innanzitutto: la vita, la famiglia, la libertà di educazione, la centralità della persona, la solidarietà, la giustizia sociale.

      Certo, sotto il profilo dell’impatto mediatico, sembrerebbe che apparentemente si stia attraversando un momento più tranquillo per quanto concerne la questione dei valori eticamente sensibili. L’attuale maggioranza di governo ha, senza dubbio, contraddizioni meno laceranti e meno urlate su valori fondamentali come la vita, la famiglia e la libertà di educazione. Ma pensare che questo solo fatto possa indurre ad abbassare la guardia sarebbe un errore fatale. Le prese di posizione della estemporanea coppia Brunetta–Rotondi sul riconoscimento delle coppie di fatto non vanno assolutamente sottovalutate.

       E’ dunque necessario essere oltremodo vigili, per usare una bella parola cristiana di cui i comunisti si sono, a suo tempo, appropriati trasformandola in “vigilanza democratica”, per evitare di restare imbrigliati in una logica di “secolarizzazione dolce” che non sarebbe, per questo, meno devastante sotto il profilo dei valori e dell’ armonia del corpo sociale.

       Resta a questo punto da segnalare, in vista della prossima assemblea, il tema di più immediato impatto per gli amministratori locali: quello delle riforme istituzionali.

       Le riforme istituzionali, per come si stanno configurando, interessano e coinvolgono in prima battuta le istituzioni locali e gli amministratori locali, in quanto il progetto di complessiva riforma delle istituzioni sta partendo proprio dal federalismo e, nella fattispecie, dal federalismo fiscale.

      Federalismo significa una concezione dello Stato che superata la logica di accentramento burocratico tipica delle concezioni illuministiche, recupera una maggior attenzione per il territorio, per la sua storia, per i valori che in esso si radicano. Sotto questo aspetto il federalismo è parte integrante della storia del movimento cattolico in Italia, sia sociale che politico, e per parte nostra, in via di principio, non possiamo che guardare con simpatia e con attenzione a questa prospettiva di riforma dello Stato.

       Con altrettanta franchezza, però dobbiamo dire che il federalismo ed il federalismo fiscale, in particolare, rimettono in discussione anche il ruolo delle amministrazioni locali esaltando la loro responsabilità sia nella gestione della politica delle entrate che in quella della politica di spesa. Nasce un nuovo modo di amministrare. Che può, senza dubbio, essere l’avvio di un processo virtuoso, una grande occasione di crescita civile ed economica nonché un punto fermo nel fronteggiare la crisi della globalizzazione e dei suoi “falsi valori”. Ma questo avverrà solo in quanto si abbia la capacità di coniugare la necessaria efficienza con la doverosa solidarietà anche tra aree economicamente disomogenee e di radicare il federalismo nella comune identità popolare e cristiana del nostro Paese e nei suoi valori di fondo.


Pier Paolo Saleri



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