NOME UTENTE        PASSWORD  

Hai dimenticato la tua password?

Nell'ultimo numero di Traguardi Sociali:

Edizioni Traguardi Sociali

Via L.Luzzatti, 13/a 00185 ROMA
Tel: +39 06 700 5110
FAX: +39 06 700 5153
E-Mail: info@edizionitraguardisociali.it
PI: 07083501002
Traguardi Sociali

Stai sfogliando il n.17 Settembre / Ottobre 2005

Leggi la rivista in formato pdf Cerca numeri arretrati in archivio
.PDF Numero 17 (613 KB) Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali

  Taccuino

Data di pubblicazione: Venerdì, 25 Novembre 2005

TRAGUARDI SOCIALI / n.17 Settembre / Ottobre 2005 :: Taccuino

Notizie dal mondo

TACCUINO



BOSNIA, A 10 ANNI DA SREBRENICA


       Bosnia, luglio 2005 - “La necessità di dare un’accelerazione al lavoro che Stiamo effettuando nei Balcani e la consapevolezza che solo con il dialogo si Può favorire la ripresa di una vita sociale normale, ci hanno spinto a visitare la Bosnia proprio a 10 anni dalla strage di Srebrenica” è quanto ha affermato il presidente nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori (Mcl), Carlo Costalli, di rientro, insieme al vicepresidente Mcl Antonio Di Matteo, da un viaggio attraverso la Bosnia ferita. “Sono passati 10 anni dagli accordi di Dayton, ma la situazione nei Balcani è sempre molto delicata. Gli equilibri appesi a un filo e il ritardo nel processo di sviluppo sono incognite che pesano sugli strascichi lasciati dalla guerra a sfondo etnico che ha dilaniato la Regione”, ha proseguito Costalli. “ A Banja Luka, Kotor Varos, Tuzla (nomi tristemente famosi per le violenze, gli eccidi, le distruzioni) le conseguenze della guerra 'etnica e confessionale' sono ancora gravissime”.“La Bosnia è uscita dalla guerra con un sistema governativo, sociale, culturale, etico e morale del tutto confuso, scomposto e rovinato", ci ha detto Mons. Franjo Komarica, coraggioso Vescovo di Banja Luka, che abbiamo incontrato anche in quest'ultimo viaggio. “Questa situazione crea un ambiente assai adatto al dominio dei più forti e al consolidamento dei risultati prodotti dalla guerra: ingiustizie, crimini, anarchia, immoralità, assenza di diritti umani e libertà civili, esclusivismo nazionale, uso e dipendenza da droghe e alcool”. “Dobbiamo incoraggiare questi popoli a scegliere il cammino della riconciliazione, incoraggiarli anche attraverso iniziative concrete di cooperazione (tanti sono i progetti della Caritas di Banja Luka che 'seguiremo'), proiettandoli verso una prospettiva europea, in una famiglia con radici cristiane comuni, con l'obiettivo di riunificare le famiglie delle nazioni della Ue. Ma è necessario rivedere gli accordi di Dayton, come sollecitato anche dal Cardinale Pulic, arcivescovo di Sarajevo, durante l’incontro avuto con la delegazione Mcl”.




LA LIBERTA' NON HA PREZZO:
IN POLONIA 25 ANNI FA NASCEVA SOLIDARNOSC


         Varsavia 29 agosto - I polacchi e il mondo libero celebrano il venticinquesimo anniversario della fondazione di Solidarnosc, il sindacato libero polacco guidato dall’elettricista Lech Walesa, diventato ani dopo addirittura presidente della Repubblica. Solidarnosc fu il primo sindacato libero nell'Europa comunista e nacque nei cantieri di Danzica nel nord della Polonia. Ricordando l’avvenimento, nel corso di una solenne cerimonia nella sede del Parlamento polacco a Varsavia, Walesa ha detto che è valsa la pena di pagare i prezzi necessari (comprese le sofferenze per le riforme economiche) per riottenere la libertà nella quale il Paese vive dalla caduta del comunismo. Solidarnosc era un libero sindacato di ispirazione cristiana e fu capace di mettere in ginocchio il regime comunista senza disordini di piazza, senza rompere un vetro e senza lacerare il tessuto sociale della Polonia. Tanto è vero che dopo la fine del comunismo il popolo seppe mettersi alle spalle il passato in modo pacifico e anzi ritrovando la perduta unità: dopo di allora non ci sono più stati comunisti e anticomunisti, ma solo polacchi. ''La nostra libertà è il tesoro più prezioso'', ha sottolineato commosso Walesa (62 anni), che per la sua attività ha ricevuto anche il premio Nobel per la pace nel 1983. L’ex elettricista ha parlato davanti al presidente polacco Aleksander Kwasniewski ed ai parlamentari polacchi, ricordando le diverse tappe della lotta per riportare all'indipendenza la Polonia, che dal 1945 dopo la fine dell'occupazione nazista si era ritrovata sotto il controllo della vicina Unione Sovietica, dalla quale riceveva sia le leggi sia gli uomini del potere. Anche il presidente polacco Aleksander Kwasniewski, ex comunista, ha reso pubblicamente omaggio a Walesa, per avere guidato la Polonia verso la svolta democratica e il ripristino della libertà. ''Anche se 25 anni fa non stavo dalla sua parte, oggi non ho dubbi che la sua visione della Polonia ci ha portato verso la direzione giusta'', ha detto Kwasniewski, rivolgendosi al suo ex avversario.




MONS. FOUAD TWAL NOMINATO ARCIVESCOVO COADIUTORE CON DIRITTO DI SUCCESSIONE DEL PATRIARCA LATINO DI GERUSALEMME


       Roma, 8 settembre – Ha già un nome il successore di Monsignor Michel Sabbah, attuale Patriarca latino di Gerusalemme, che il prossimo anno compirà 75 anni. Infatti Sua Santità Papa Benedetto XVI ha conferito a S.E. Monsignor Fouad Twal, fino ad oggi Arcivescovo di Tunisi, l’incarico di Arcivescovo coadiutore con diritto di successione del Patriarca latino di Gerusalemme. Mons. Twal, di origine giordana, nato nel 1940, ha studiato al Seminario di Beit-Jala, ed è stato ordinato sacerdote per la Diocesi patriarcale latina di Gerusalemme il 29 giugno 1966. Ha esercitato il ministero sacerdotale in Palestina e in Giordania prima di entrare nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1976. Dopo aver prestato servizio nelle Nunziature Apostoliche di Honduras, Egitto, Germania, Perù, nonché presso la Segreteria di Stato Vaticana, il 12 maggio 1992 viene nominato Vescovo-Prelato di Tunisi. Il 31 maggio 1995 la Prelatura di Tunisi è elevata al rango di Diocesi e Mons. Twal ne diviene il primo Vescovo diocesano, con il titolo personale di arcivescovo. Dal 14 gennaio 2004, Mons. Twal è anche Presidente della Conferenza Episcopale del Nordafrica (CERNA). A Mons. Twal, che più volte è stato ospite di iniziative Mcl, sono giunti gli auguri del Presidente Nazionale Carlo Costalli.





GERMANIA, SCHROEDER PERDE LE ELEZIONI,
MA NESSUNO LE VINCE


       Berlino, 18 settembre - Al momento in cui andiamo in stampa la Germania è nel caos. Le elezioni politiche nazionali hanno sancito la pesante sconfitta del cancelliere socialista uscente Gerard Schroeder, segno che la sua politica non è piaciuta e segno pure che la Germania attraversa uno dei suoi periodi più difficili soprattutto sul fronte economico. Tuttavia dalle urne non è venuta la maggioranza per i cristiano democratici di Angela Merkel che pure avendo vinto le elezioni, non sarà in grado di formare un governo, perché la vittoria è molto al di sotto delle attese e delle premesse. Sono cresciuti e anche di molto i comunisti, nati da una scissione del partito socialdemocratico, e sono andati benino anche liberali e verdi. Con questo esito elettorale la Germania paga il prezzo della confusione politica e dell’assenza di veri leader sulla scena nazionale. Tramontata forse troppo presto la stessa di Helmut Kohl, artefice di uno straordinario miracolo economico, di un grande ruolo in Europa e della unificazione fra le due Germanie, la politica berlinese ha dovuto accontentarsi di figure minori. Lo è quella di Schroeder che, sorrisi e simpatia a parte, ha dimostrato di non avere il carisma e le capacità necessarie per guidare con mano ferma e rotta sicura il gigante centroeuropeo. La sua sfidante Angela Merkel non è riuscita ad affermarsi come personalità nuova, come possibile leader. Oggi la Germania non è più la locomotiva d’Europa, soprattutto sul piano politico. E questo è un problema per tutti.




UNIONE EUROPEA SCONFITTA DAL SUO STESSO BUROCRATISMO, BARROSO CONGELA LA CARTA COSTITUZIONALE


       Bruxelles, 21 settembre - L’Europa prende tempo. Laddove non erano riuscite le perplessità abbondantemente espresse da ogni parte sui contenuti della Carta (e specie sul mancato riferimento alle tradizioni cristiane) e sulla strada sociopolitica imboccata dalla Grande Europa, sono riuscite le bocciature elettorali. Dopo il no di Francia e Olanda alla Costituzione europea è infatti più che probabile, anzi è ormai una certezza che per i prossimi due o tre anni non sarà ratificata la nuova Carta dell'Unione europea. La valutazione è del presidente della Commissione europea Jose' Manuel Durao Barroso, che, in una conferenza stampa, ha spiegato come su questo argomento, anche se con ''rammarico'', occorre essere ''realisti''. Ma questo, ha osservato, non significa ''la paralisi'' dell'Unione europea. ''C'e' un po' l'idea che ora che non c'è la Costituzione non abbiamo gli strumenti per agire e questo non è vero'', ha sottolineato Barroso, osservando che esistono i trattati esistenti, che vanno ''rispettati''. ''Non faremo nessuna concessione in quanto la nostra funzione è quella di essere guardiani dei trattati'', ha affermato Barroso. Ora c’è solo da sperare che questa pausa di riflessione porti al giusto grado di maturazione l’antico sogno di un’Europa dei popoli e delle culture, che è cosa ben diversa dall’attuale Europa delle burocrazie e dei fortissimi potentati massonico-finanziari.




I SOSTENITORI DI PRODI CONTESTANO IL CARDINALE RUINI A SIENA


       Siena, 21 settembre – A Siena la Fondazione Liberal, associazione che riunisce cattolici e laici presieduta da Ferdinando Adornato, deputato di FI, conferisce un riconoscimento al card. Ruini. La cerimonia viene pesantemente disturbata dalle contestazioni di un gruppo di persone poi qualificatesi come farfalle rosse, assai vicine al partito di Rifondazione comunista. Le farfalle, o forse sarebbe meglio dire gli squadristi rossi, hanno aggredito il card. Ruini per aver detto pubblicamente, alcuni giorni prima, di non condividere affatto le proposte dell’aspirante premier Romano Prodi in materia di famiglia e matrimoni più o meno gay. Non l’avesse mai fatto. Il cardinale ha leso la maestà dell’aspirante capo del futuro governo. Sono cose che non si fanno ai tempi (tolleranti !) dell’Unione. Nulla di nuovo sotto il sole. Ciclicamente tornano alla ribalta quelli che vogliono tappare la bocca alla Chiesa ai cattolici. E lo fanno con le intimidazioni e le forme di strisciante violenza che ci rimandano ad un passato che si vorrebbe dimenticato. I laicisti italiani non sono capaci di esprimere le proprie idee, quando le possiedono. Loro si arrogano il diritto dell’insulto o, nel migliore dei casi, decidono chi e quando possa parlare. Così in questo strano Paese, secondo loro, hanno diritto di parola nani e ballerine, demagoghi di mestiere e professionisti del nulla, Grillini e Capezzone addirittura, e altri personaggi di ben modesta levatura. Tutti tranne i cattolici e nella fattispecie il presidente dei vescovi. A Prodi diamo un sommesso consiglio: inviti gli squadristi suoi elettori a darsi una calmata. Qui non siamo a Cuba o in Cina, e nemmeno nell’Urss o nella Bulgaria dei bei tempi, che alcuni sembrano rimpiangere. I cattolici e la Chiesa non si lasciarono intimidire dal fascismo e dal comunismo, quelli veri, figuriamoci se bastano, oggi, quattro comunisti figli di papà, ed elettori di Prodi, a metterci paura.




LA TURCHIA METTE PIEDE NELLA UE,
SCELTA DISCUTIBILE E PERICOLOSA


       Bruxelles, 3 ottobre - Bruxelles ha dato il via libera alle trattative per far entrare la Turchia nella Ue. Se ne discuterà per 10 anni, si faranno le verifiche sull’assetto economico e politico, e su mille altre questioni burocratiche. E poi si dirà ok all’ingresso, oppure di dirà no. I formalismi della diplomazia omettono di ricordare che a nessun Paese è mai stato detto di no. Le diplomazie europee hanno salutato la decisione con favore e entusiasmo. Anche a Istanbul hanno festeggiato. Noi non ci sentiamo contagiati da questo entusiasmo.L’Europa è un’area in cui popoli e nazioni, oltre a essere molto vicini gli uni agli altri, hanno condiviso nel corso dei secoli vicende storiche e umane e sono stati forgiati da una cultura costruita sulle basi del cristianesimo. Cultura che ha insegnato il rispetto per la vita, valorizzato l’uguaglianza fra gli uomini, la libertà, la democrazia, e mille altre cose che abbiamo la fortuna di sperimentare ancora. La Turchia è fuori da questo contesto, anche sul piano geografico, e solo un artificio può ritenere il contrario. Se anche si volesse spingere l’Europa al di là dei suoi confini,ci sono altre priorità: nessuno si offenda se diciamo di sentirci più vicini alla Russia e agli altri Paesi slavi e dei balcani con cui condividiamo una comune radice culturale e, per i credenti, anche di fede; con la Turchia invece non condividiamo nulla, a parte la simpatia. C’è poi un problema politico che un giorno costerà caro: la Turchia si porta dietro oltre 70 milioni di musulmani, con richieste e pretese che non potranno essere disattese del tutto anche quando saranno in conflitto con il nostro modo di vivere. Già oggi in Europa ci sono degli imbecilli che pretendono di cancellare il cristianesimo dalla vita delle nazioni. Figuriamoci quando a loro si unirà un grande paese islamico deciso a islamizzare il vecchio continente (per i turchi, va detto, non sarebbe il primo tentativo nel corso della storia !). Quello stesso Paese che a distanza di pochi decenni nega il genocidio di centinaia di migliaia di cristiani armeni e addirittura vieta per legge di parlare di questo terribile avvenimento. Speriamo di sbagliarci, ma temiamo ci sarà un momento nel quale, in nome di un’idea astratta di Europa, saremo costretti a venir meno alla nostra storia e alla nostra cultura per adeguarci a quella di altri o per non urtare la suscettibilità altrui. Come accade in quelle scuole dove ai bambini non viene fatto ricordare il Natale perché in classe c’è un bambino islamico. D’altronde, perché stupirsi, stiamo parlando di quella stessa Europa che -su pressione dei socialcomunisti, della massoneria e dei grandi potentati finanziari - ha avuto paura di ribadire nella sua carta costituzionale le sue origini giudaico-cristiane, in nome di un umanesimo politico figlio di nessuno e assai burocratizzato.


 Torna ad inizio pagina 
Edizioni Traguardi Sociali | Trattamento dati personali