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  Carlo Borrini ci ha lasciato

Data di pubblicazione: Domenica, 27 Novembre 2005

TRAGUARDI SOCIALI / n.17 Settembre / Ottobre 2005 :: Carlo Borrini ci ha lasciato

Fu tra i fondatori del Mcl


CARLO BORRINI CI HA LASCIATO
FU TRA I FONDATORI DEL MCL



       Il 18 agosto ci ha lasciato Carlo Borrini, con Giovanni Bersani uno dei Principali fondatori del Movimento Cristiano Lavoratori.

    Per moltissimi anni Dirigente nazionale delle Acli (e anche di Confcooperative), Borrini è stato fra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 uno dei maggiori artefici del chiarimento avvenuto all’interno dell’organizzazione dei lavoratori cristiani che, in quegli anni difficili, snaturò le ragioni fondative facendo “una scelta socialista” e mettendo in discussione “gli scopi originali obbliganti e delimitanti” la propria azione, trattandosi di “una testimonianza cristiana specifica, storicamente configurata”. Ci fu anche, il 19 giugno 1971, una deplorazione dal Papa Paolo VI in persona, per il fatto che la dirigenza Acli “abbia voluto mutare l’impegno statutario del Movimento”.

       Fondò il 30/31 ottobre e 1° novembre 1971 il Mocli, di cui ne fu il leader. E poi, l’8, 9 e 10 dicembre 1972, insieme a Giovanni Bersani, fonda il Movimento Cristiano Lavoratori, venendo poi eletto, per il primo biennio, copresidente nazionale.

       Non c’era trionfalismo né gioia in quelle sue difficili scelte, ma piuttosto decisione e umiltà. Al linguaggio spesso aggressivo dei suoi ‘avversari’ Borrini contrapponeva la lucida serenità e comprensione di chi è certo di camminare nel solco della piena coerenza.

    Vogliamo ricordarlo qui anche con un passo del suo intervento all'Assemblea Costituente. Borrini parlò di “contrasto fra due culture. O meglio, contrasto fra la nostra genuina cultura e l’incultura di chi – forte della presunzione intellettualistica di possedere il crisma di una verità assoluta non suscettibile di essere messa in discussione -, finiva con il considerare inutile e improponibile ogni dialogo con chi la pensava diversamente. A pensarla diversamente eravamo noi, per di più costretti a reagire   all’atteggiamento di intolleranza e di chiusura di cui eravamo oggetto con il ricorso a forma autonome organizzate di presenza e di iniziative”.

       Per chi, come me, lo ha conosciuto, un esempio di coerenza in quegli anni di grandi contestazioni e anche di facili trasformismi.


C. C.

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