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  Camposilvano di Vallarsa (TN), 8 – 11 settembre 2005

Data di pubblicazione: Lunedì, 28 Novembre 2005

TRAGUARDI SOCIALI / n.17 Settembre / Ottobre 2005 :: Camposilvano di Vallarsa (TN), 8 – 11 settembre 2005

Orientamenti finali del Seminario di formazione Mcl per i giovani


Camposilvano di Vallarsa (TN), 8 – 11 settembre 2005
ORIENTAMENTI FINALI DEL SEMINARIO DI FORMAZIONE
MCL PER I GIOVANI


       “Partendo dalla data odierna e quel che rappresenta l’11 settembre 2001, ogni essere umano certamente ricorda che cosa stava facendo quel pomeriggio di quattro anni fa quando ricevette forse da un amico, da un collega, o direttamente da Internet, la notizia degli attentati a New York e Washington. L’11 settembre 2001 è una di quelle date che resteranno nella storia. (…) Dall’11 settembre 2001 i governi occidentali sono tornati a parlare di sicurezza internazionale. Non di conflitti etnici, di crisi umanitarie, di episodi di barbarie premoderna che certo era giusto e doveroso (tentare di) fermare, ma bensì della possibile esistenza di una minaccia diretta contro di loro.

       (…) Dopo gli anni della scarsa considerazione per i conflitti etnici che hanno sconvolto varie parti del mondo, la globalizzazione era divenuta il centro di tutti i nostri pensieri in tema di politica internazionale, panacea di tutti i mali o causa di essi a seconda dei punti di vista. Purtroppo, ciò che noi chiamiamo globalizzazione e che pensavamo descrivesse accuratamente ed in maniera esaustiva la condizione del sistema internazionale, è in realtà soltanto la concettualizzazione di alcune delle dinamiche che esistono nell’attuale panorama delle relazioni globali. (…)

       Di fronte al “nuovo disordine mondiale”, è necessario innanzitutto usare realismo, come atteggiamento mentale di sincera presa di coscienza della realtà, scevra da ideologie di ogni tipo, e dunque come atteggiamento di apertura nei confronti di soluzioni nuove, che però possono, e anzi debbono, essere illuminate da ideali e valori di fondo chiari e irrinunciabili, senza i quali qualunque azione politica, al consiglio di quartiere come al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, perde il suo motivo di essere.

         Ma quale realismo? Cerchiamo di essere più concreti. (…) Realismo è anche quello della dottrina della guerra giusta, ribadita come valida anche nei più recenti aggiornamenti della Dottrina Sociale della Chiesa. Il realismo ci permette di dire ‘no’ alla guerra in Iraq, ma anche di non demonizzare gli Stati Uniti e di sostenere i nostri soldati nel Golfo, che svolgono una funzione preziosa affinché una situazione drammatica non diventi irrimediabilmente caos totale e fonte di instabilità per tutto il Medio Oriente.

      L’elevato grado di interdipendenza proprio dell’attuale sistema internazionale (…), fa sì che tutto appaia inscindibilmente intrecciato e confuso, ma la complessità delle questioni non deve scoraggiare. Pensiamo piuttosto a cosa possiamo fare noi, europei e italiani, per affrontare questa realtà. La tradizione cristiana, a ben guardare, sembrerebbe aiutare molto.

       Prima di tutto, sarebbe auspicabile capire chi siamo e che cosa vogliamo. Senza sperare di dare definizioni universalmente accettate e immutabili della nostra identità, ma ricordandosi di alcuni valori irrinunciabili e universali che ci sono stati trasmessi dalla nostra tradizione fatta di incontri e di scontri, e che però ha sviluppato società con livelli di libertà e rispetto per l’uomo non riscontrabili altrove. (…) Dobbiamo prendere atto dell’esistenza di attori che mirano a sovvertire la società internazionale e le singole società in cui viviamo. Senza lanciarci in crociate totalizzanti, tali attori e le ideologie che essi propugnano devono essere contrastati con la massima determinazione (…),anche al costo di limitare, parzialmente e temporaneamente, il nostro ampio margine di libertà.

       Oltre a questa parte più legata alla ‘repressione’, che non può escludere a priori e in assoluto l’utilizzo delle forze armate, deve però esserci spazio per la ‘costruzione in positivo’. All’interno, si rende necessario dialogare con individui e gruppi che avvertiamo come fortemente ‘altri’ rispetto a noi, ma con i quali deve e può essere trovata una convivenza basata sul rispetto reciproco e sui valori che stanno alla base della liberaldemocrazia. All’esterno, si rivela fondamentale, per il presente e per il prossimo futuro, la difficile gestione dei rapporti con il Nord Africa e con il Medio Oriente, nonché l’obiettivo della costruzione di un’area di sicurezza nel Mediterraneo. I tanti nodi irrisolti che circondano questo piccolo mare non possono più essere ignorati dall’Occidente e soprattutto dall’Europa, che qui nacque migliaia di anni fa, perché l’11 settembre ha brutalmente comunicato che buona parte del futuro della nostra società passa per queste antiche strade e per i rapporti che avremo con l’Islam”.

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