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  Habemus Papam…

Data di pubblicazione: Giovedì, 9 Maggio 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.58 Maggio 2013 :: Habemus Papam…

La grande gioia del MCL per l’elezione di Papa Francesco.

“Habemus Papam…” l’emozione dell’annuncio dell’avvenuta elezione del nuovo Papa ha mandato, come al solito, la Piazza di San Pietro, ormai colma di fedeli e “curiosi”, in “delirio”, queste stesse persone sono rimaste quasi ammutolite dopo l’annuncio di chi sarebbe succeduto a Benedetto XVI, come successore dell’Apostolo Pietro. Il silenzio è durato poco perché “il buona sera” del Papa Francesco, così si è voluto chiamare, ha riscaldato il cuore e la mente dei presenti: “Evviva il Papa”. “Francesco”. Il nome scelto dal Cardinale Bergoglio chiamato alla successione si è subito adattato al programma e agli obiettivi che il Papa stava delineando. Mettersi in cammino con il nome di Francesco significa fare la scelta della povertà di vivere, di servire, di riproporre; significa riscoprire che il “comando” se non è servizio, non è in sintonia con la missione della Chiesa. Più si è in alto e più alta deve essere la dimensione del nostro servizio nella Chiesa verso i fratelli. Lui, il Papa, prima di benedire la folla accorsa per conoscerlo, chiede “un po’ di silenzio” per domandare a Dio insieme ai suoi fedeli in piazza la benedizione per sé e per il suo nuovo lavoro. Tanti segni e tanti aneddoti accompagnano i primi giorni di pontificato del Papa Francesco. Il segno più chiaro è l’offerta che il Papa fa di sé stesso al servizio della Chiesa, e la corrispondenza dei fatti alle parole che li accompagnano. “Pregate per me” lo chiede a tutti e quindi anche a noi! Accompagniamo il ministero del Papa Francesco con le nostre preghiere. Chiediamo al Signore, e alla Madonna, alla quale ha affidato il suo Papato, che lo guidino nel saper continuare ogni giorno ad essere strumento docile per testimoniare l’amore di Dio.

Mons. Francesco Rosso


La grande gioia del MCL per l’elezione di Papa Francesco

Riportiamo il messaggio di augurio che il Presidente MCL, Carlo Costalli, ha inviato a Sua Santità Francesco.


“A nome mio, e del Movimento Cristiano Lavoratori tutto, voglio esprimere la mia grande gioia per l’elezione del successore di San Pietro e Pontefice della Chiesa, il Cardinale Jorge Mario Bergoglio.
Rivolgo a Sua Santità Francesco i miei più sinceri auguri per l’importante missione che gli è stata appena affidata alla guida della Chiesa, certo che la guiderà con forza e saggezza proseguendo nel percorso già intrapreso da Benedetto XVI elevando la giustizia, la fraternità e la pace e promuovendo il dialogo, unica via per rispondere alle sfide del mondo di oggi.
Il Movimento Cristiano Lavoratori, movimento ecclesiale di testimonianza evangelica, è da sempre impegnato al servizio della società nella difesa della famiglia e della vita, nel sollecitare l’attenzione al lavoro e alle povertà emergenti in ogni parte del mondo.
Grati per questo dono allo Spirito che guida la Chiesa, continueremo a sorreggere da cristiani la Sua Alta missione con le nostre preghiere e la nostra fattiva partecipazione”.

Carlo Costalli
Presidente Movimento Cristiano Lavoratori

Francesco, il segno di una svolta

Riportiamo integralmente il testo dell’editoriale del vaticanista Andrea Tornielli,
pubblicato giovedì 14 marzo 2013, su La Stampa.


Un candidato neanche tanto nascosto, c'era.
Solo così si spiega la rapidità di un Conclave che ha avuto quasi gli stessi tempi di quello di Ratzinger, senza Ratzinger.
Era quello che prendendo la parola in presenza dei colleghi porporati, la scorsa settimana, aveva fatto l'intervento più breve, senza consumare i cinque minuti di tempo consentiti. E che aveva parlato col cuore di una Chiesa capace di mostrare il volto della misericordia di Dio.
L'elezione di Jorge Mario Bergoglio, primo Papa gesuita e latinoamericano della storia della Chiesa, primo Papa ad assumere il nome di Francesco, ha sorpreso molti. Sembrava che i cardinali cercassero un Papa giovane, ne hanno eletto uno di 76 anni. Sembrava che dovessero scegliere un «governatore» per la Curia romana, hanno scelto uno dei porporati più lontani dal carrierismo, dai giochi, dalle cordate curiali.
L'elezione di Francesco è il segno di una svolta. Non era mai accaduto nella storia recente della Chiesa che venisse eletto il secondo arrivato del precedente conclave, né che un Pontefice, affacciandosi per la prima volta al balcone di San Pietro, prima di benedire i fedeli, chiedesse ai fedeli una preghiera e una benedizione per lui.
Bergoglio ha sempre denunciato, negli anni scorsi, il rischio per la Chiesa di essere autoreferenziale: “Se la Chiesa rimane chiusa in se stessa, invecchia. E tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima”.
Certo, la sua designazione va nella direzione che è emersa in questi giorni, nelle congregazioni generali: una riforma della Curia, una maggiore collegialità, evitare che si ripetano gli scandali degli ultimi anni. Ma anche se è facile prevedere passi in questo senso, la priorità, per tutti gli elettori, è stata quella di eleggere un uomo di Dio, innanzitutto un testimone. Anche la scelta di apparire al balcone accompagnato dal Vicario di Roma, il cardinale Agostino Vallini, e l'insistenza con cui ha sottolineato il legame di vescovo con la diocesi della Città Eterna, è un segnale importante. Il segnale di un pontificato che sottolinea innanzitutto il legame con la Chiesa locale, quello del pastore con il suo popolo.
Non è facile fare previsioni sulle scelte future del nuovo Papa. Su chi sceglierà di portare alla Segreteria di Stato, su come intende affrontare il tema della trasparenza finanziaria e i problemi dello Ior, su quali decisioni prenderà dopo aver letto, con dolore, le pagine del dossier di Vatileaks. Ma fin dal nome e dallo stile umile del suo primo presentarsi ai fedeli, alla Chiesa e al mondo, ieri sera è stato possibile comprendere a tutti che questa istituzione con duemila anni di storia sulle spalle, ancora una volta ha saputo rinnovarsi e stupire.
Un gesuita sceglie il nome francescano, sceglie di chiamarsi come il grande Santo italiano,   il grande riformatore della radicalità del Vangelo,è un segno di speranza e un invito al cambiamento per la Chiesa tutta.

Andrea Tornielli
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