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  Un secolo di ragioni e le ragioni di un impegno

Data di pubblicazione: Lunedì, 18 Giugno 2007

TRAGUARDI SOCIALI / n.26 Maggio / Giugno 2007 :: Un secolo di ragioni e le ragioni di un impegno

Settimane Sociali


UN SECOLO DI RAGIONI E LE RAGIONI DI UN IMPEGNO


       Era il 1907, quando le intuizioni di un vivace e dinamico intellettuale diedero vita a quegli incontri destinati a segnare la vita politica e sociale del nostro Paese per un secolo, con appuntamenti cadenzati con periodicità quasi annuale fino al 1970, senza considerare le interruzioni connesse con le due guerre mondiali.

       Le settimane sociali, inventate da Giuseppe Toniolo, nascevano dall’esigenza fortemente sentita in alcuni ambienti cattolici di costruire un impianto culturale, fortemente ancorato ai principi cristiani e cementato dall’acceso dibattito che ha seguito la “Rerum novarum”. L’enciclica leoniana, ponendo, di fatto, l’accento su alcune questioni sociali, interroga i cattolici sul senso e sul significato dell’impegno politico, dando l’avvio a quella che sarebbe stata chiamata “dottrina sociale”, o “insegnamento sociale” e che accompagnerà i cattolici fino a i giorni nostri. La 45° settimana sociale, infatti, si apre a Pistoia ed a Pisa dal 18 al 21 ottobre del corrente anno, su un tema carico di significato: “Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano”. E’ proprio sul concetto di bene comune che deve incentrarsi la nostra riflessione, per definire meglio e con più chiarezza l’ azione politica dei cattolici nella società della globalizzazione, dove predominano, e non solo per definizione, la cultura del relativismo, del consumismo, dell’esasperato individualismo e di un nichilismo sempre più invasivo. In un saggio del 1897 (il concetto cristiano della democrazia) Toniolo definiva una democrazia cristianamente ispirata come “l’ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune”. Il bene comune, concepito come il bene di tutti e di ciascuno, diventa quindi l’elemento distintivo di una sana politica tendente a creare “quelle condizioni della vita sociale che permettono, sia alla collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente” (Gaudium et spes).

       Ora, a prescindere dalla chiesa di appartenenza o dalla fede più meno laica o laicista, se conveniamo che il bene comune è (e non vedo come potrebbe essere diversamente) un obiettivo da perseguire, perché rappresenta la perfetta sintesi tra bisogni individuali e collettivi in una prospettiva di “perfezione”, è fuor di dubbio che non si possa prescindere da quella cooperazione di tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche prefigurata dal Toniolo più di un secolo fa e che rappresenta l’esortazione costante di un Magistero sempre più attento alle dinamiche sociali. Ma la cooperazione in funzione del bene comune non è assolutamente un dato acquisito, perché presuppone, a monte, una profonda conversione dei cuori, che allontani gli uomini dalle preconcette contrapposizioni ideologiche, che tanto male hanno procurato all’umanità dei due secoli precedenti.

       Superare questa contrapposizione ideologica, spesso manichea, significa sconfiggere quella supremazia di potenza alla base di quel superomismo di Nietzschiana memoria, che, al di là di qualsiasi benevola interpretazione, considera l’uomo il prodotto di una cultura nichilista, da superare, inventando radicalmente nuovi valori. Ma non è sufficiente la fantasia per creare nuovi valori. E, poi, non possiamo esimerci da una valutazione di merito sui “nuovi valori”. Per questo, riteniamo che sia necessaria la certezza di una identità, costruita sulla ferma convinzione di una Verità assoluta.

         In buona sostanza, il relativismo produce il nichilismo. Per questo dobbiamo opporci con tutte le nostre forze a quella imperante cultura laicista, che sta distruggendo l’uomo nella sua ontologica realtà. Allora, bisogna partire dall’uomo per affermare la centralità della persona umana. Ma ciò non basta. Occorre acquisire ed introitare il concetto di persona umana come valore assoluto. Per questo, a mio modesto parere, è necessario scoprire o riscoprire il senso profondo di una Verità assoluta, alla quale collegare direttamente o indirettamente tutte le scelte sociali, economiche e politiche e non solo quelle personali (ovvie). In questo senso, tutte le questioni sociali diventano questioni antropologiche; tutte le scelte politiche diventano questioni morali; tutte le scelte economiche diventano questioni etiche. In questa prospettiva, le settimane sociali sono state per i cattolici un punto di riferimento importantissimo, per l’elaborazione di originali progetti politici finalizzati alla soluzione delle più diverse e disparate questioni sociali, economiche ed istituzionali.

       Basta scorrere i temi affrontati nelle precedenti settimane sociali per comprendere l’importanza del ruolo dei cattolici nel secolo appena trascorso ed il coraggio con cui sono stati affrontati, in momenti storici abbastanza difficili, come quelli del fascismo, temi di estrema attualità, spesso in palese contrasto con le indicazioni e le sollecitazioni di una imperante cultura tendente ad affermare il diritto di una etica statuale. L’autorità sociale nella dottrina cattolica, principi e direttive in ordine ai problemi politici e alla attività politica, la famiglia cristiana, l’educazione cristiana ecc., sono temi affrontati durante il periodo del totalitarismo fascista in chiave chiaramente tonioliana. Così come di estrema attualità sono stati i temi affrontati durante il periodo della Costituente: su Costituzione e Costituente si sono confrontati i cattolici nella XIX settimana sociale, tenutasi a Firenze dal 22 al 28 ottobre del 1945.

       Insomma, gli appuntamenti delle settimane sociali rappresentano delle tappe importanti per i cattolici e segnano il tempo di un impegno, costruendo una storia che ci conduce alla 45^ settimana sociale di Pistoia e Pisa. Un impegno, quindi, che viene certamente da lontano, ma sempre di estrema attualità perché si intreccia con le diverse questioni del momento, alle quali il mondo cattolico rivolge la propria riflessione scientifica e culturale, elaborando un progetto politico per un integrale sviluppo della società civile. Il progetto politico diventa, quindi, il cuore dell’impegno politico dei cattolici e la riflessione scientifica e culturale costituisce lo strumento che ci permette di interpretare in modo organico la realtà del momento. In altre parole, è necessario rafforzare il processo di inculturazione della fede per fronteggiare le insidiose sfide del secolarismo e del relativismo. Le sfide che abbiamo di fronte sono sfide laiche e laiciste e non possiamo e non debbiamo fronteggiarle con lo strumento del fondamentalismo religioso. Occorre un impianto culturale-scientifico, capace di interpretare correttamente i fenomeni sociali. Per questo, non possiamo esimerci dallo studio continuo.

       Noi del Mcl ci sforziamo di fare la nostra parte; la faremo fino in fondo, cercando di individuare, tra le tante questioni urgenti ed attuali, quelle che più qualificano la nostra presenza nella società e nella Chiesa. Il lavoro è stato il tema centrale del nostro ultimo Congresso nazionale, sul quale abbiamo concentrato la nostra riflessione politico–culturale; riteniamo che la riflessione debba continuare, allargandola a settori sempre più ampi del mondo dell’associazionismo, perché ci sembra che questo vitale aspetto della vita degli uomini non sia recepito veramente come “la chiave essenziale” di tutte le questioni e che esso abbia necessità di una corposa elaborazione scientifico–culturale, per meglio definire il suo aspetto valoriale. Saremo, quindi, presenti alle prossime settimane sociali e solleciteremo una apposita riflessione sul lavoro come valore, per definire proposte concrete che investono direttamente le scelte politiche.


Giuseppe Martino

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