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  “No al referendum, sì alla cooperazione tra i livelli sociali”

Data di pubblicazione: Mercoledì, 12 Ottobre 2016

TRAGUARDI SOCIALI / n.78-79-80 Serie 2016 :: “No al referendum, sì alla cooperazione tra i livelli sociali”

Parla Guido Castelli, Sindaco di Ascoli Piceno, città colpita dal terremoto del 24 agosto

Guido Castelli è, dal 2009, sindaco di Ascoli Piceno. Di Forza Italia, può vantare la riconferma elettorale a furor di popolo, due anni fa, vincendo al primo turno in una città che, nel contestuale voto europeo, aveva visto dilagare Pd e M5S. Avvocato, riveste anche il ruolo di presidente della Fondazione Ifel. Non solo un buon amministratore, ma anche un eclettico uomo di cultura capace di leggere e interpretare la politica con categorie originali. Un sincero amico del MCL e della sua capacità di presenza sulle questioni e tra la gente.
Il nostro dialogo non poteva non partire dal terremoto che ha sconvolto il Centro Italia (e anche su questo punto il primo cittadino ascolano conferma di saper volare alto, partendo dalla natura umana prima che dalle rivendicazioni).
E’ stato tra i primi ad intervenire e tra più attivi a darsi da fare per trovare soluzioni all’emergenza.

“Di fronte al terremoto – ci spiega il primo cittadino – sono tre le questioni che ci si parano davanti e non possono essere sviate. La prima, che un clima radicale di secolarizzazione e un certo smarrimento antropologico tendono banalmente a rimuovere, è la riaffermazione del limite strutturale dell’uomo e dell’umano. L’uomo moderno tende a voler trovare per forza un colpevole, una causa meccanica e un responsabile da giudicare. Questo cataclisma, invece, se osservato con sincero realismo, ci dice la finitudine dell’uomo. Questo tremendo sisma, che in una zona ben meno antropizzata ha fatto gli stessi morti di quello de L’Aquila, non può essere affrontato con un giustizialismo che rischia di distogliere energie preziose alla ricostruzione.
Certo, se ci sono delle responsabilità oggettive, andranno perseguite, ma non possiamo produrci in improprie criminalizzazioni, ad esempio, dei sindaci. Penso al mio amico Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, che sta lavorando con un’ammirevole dedizione per non lasciar sola la sua gente. Le indagini ci stanno, ma non possiamo dimenticare che la natura non è nella nostra disponibilità”.

E le altre questioni che il terremoto ci consegna?

“La seconda, che è apparsa evidente sin dall’emergenza ma oggi nel dipanarsi della concreta solidarietà non è meno evidente, è quanto sia radicato e costitutivo del nostro essere popolo il principio di sussidiarietà: le amministrazioni comunali sono state e sono segno della possibile prossimità delle Istituzioni e il vasto mondo dell’associazionismo (per prime le forze della Protezione Civile, non a caso organizzate in modalità federativa) è dimostrazione costante di come le comunità abbiamo capacità di risposta che partono da una vera dedizione ideale al “bene comune”.
La terza – aggiunge il sindaco Castelli – è che nella ricostruzione (e ogni ricostruzione è una storia a sé) sarà fondamentale una cooperazione tra i livelli sociali e, se come è giusto si vuole ricostruire mantenendo il volto proprio di quei luoghi, la capacità di andare oltre le ritrosie private. Lì dove c’erano già tentazioni di abbandoni e proprietà molto frazionate, non ci si potrà bloccare di fronte a veti particolaristi. Bisognerà saper mettere insieme, anche affievolendo certe prerogative della proprietà (guardando a modelli tipo quelli delle società di trasformazione urbana, ad esempio). Per tutto questo, più che le archistar, sarà necessaria la concretezza di chi queste terre conosce, vive ed ama”.

La centralità data a temi come la sussidiarietà e questa forte rivendicazione del ruolo dei corpi intermedi e degli Enti locali ci indirizza quasi naturalmente a chiedere un giudizio sul prossimo referendum. E Guido Castelli non si sottrae.

“Il mio sarà un No chiaro e convinto, ci ho scritto anche un libro per motivarlo (No, caro Matteo, dEste, pagg. 122, ndr). La Costituzione voluta da Matteo Renzi sarà una pietra tombale sul principio di sussidiarietà e su ogni forma reale di autonomia locale. Diventeremo come sceriffi di Nottingham – spiega Castelli – puri esattori per conto dello Stato. Addio all’autonomia, ma anche alla responsabilità: le tasse locali devono essere “misurabili” (rendicontabili) dai cittadini.
Se finiscono al servizio del debito pubblico sono un esercizio prefettizio. Il sindaco è scelto dai cittadini. Il sindaco è sottoposto al giudizio e al consenso. Non è un funzionario della Pubblica Amministrazione. Non si può accettare il neocentralismo che questa riforma vuole imporre e non è accoglibile la posizione di chi dice: ‘è pur sempre una riforma’. Una riforma serve, ma non questa!”.

La battaglia referendaria, secondo alcuni, potrebbe essere l’ambito di rifondazione per il centrodestra. Come vede, un sindaco che ha saputo vincere quando tiravano venti sfavorevoli, il futuro dell’area?

“Per superare la fase carismatica, che è un’evidente necessità, bisogna ritrovare l’unità sui valori (centralità della persona e della famiglia, interclassismo e sussidiarietà) e sui programmi, in una logica di coalizione ampia e inclusiva. Serve un quadro di regole interne chiare, che consenta una selezione della classe dirigente che non sia mera cooptazione. Serve un ascensore che permetta a chi ha costruito negli Enti locali e nella società (sentire chi ha vinto non sarebbe male, ecco) di diventare classe dirigente nazionale. Il territorio è la risorsa da cui partire”.

Marco Margrita
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