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  Taccuino

Data di pubblicazione: Giovedì, 25 Settembre 2014

TRAGUARDI SOCIALI / n.67 Luglio / Settembre 2014 :: Taccuino

Taccuino

IL MCL IN AUSTRALIA ORGANIZZA DUE GIORNATE MONTINIANE
Il Movimento Cristiano Lavoratori in Australia dedicherà due giornate di riflessione, l’11 e il 18 ottobre prossimi, a Sua Santità Paolo VI, Giovanni Battista Montini, in occasione della sua beatificazione.
Due momenti di incontro per ricordare il Papa che accolse con grande benevolenza la nascita del MCL e si rivolse all’indirizzo dei militanti del Movimento, convenuti in piazza San Pietro l’8 dicembre 1972, con questo memorabile messaggio augurale: “Sappiamo che è presente un gruppo di lavoratori cristiani, fedeli ai loro principi morali e sociali, fiduciosi di portare nella vita e nel mondo del lavoro moderno una testimonianza di fede, di solidarietà, di rivendicazioni sociali, di elevazione morale e civile. Vi salutiamo di cuore e ci compiacciamo con i vostri rinnovati propositi d’unione di attività. Tutti vi benediciamo, con speciale e augurale cordialità”.
Paolo VI non è soltanto il Papa dell’enciclica Humanae Vitae, ma anche il Papa della Chiesa del dialogo col mondo (Ecclesiam Suam, 1964), di un cattolicesimo sociale e progressista (Populorum progressio, 1967), e anche del legittimo pluralismo politico dei cattolici (Octogesima adveniens, 1971). Paolo VI è soprattutto il Papa che ha portato a termine il Concilio Vaticano II (1962-65), che ha iniziato la riforma liturgica e ha chiuso le porte all’irredentismo dei tradizionalisti lefebvriani. E’ stato il Papa forse più dimenticato nella storia della Chiesa recente: probabilmente perché “troppo conservatore per i progressisti, troppo progressista per i conservatori”.
Durante le due giornate montiniane verranno offerti cenni storici sulla vita di Papa Paolo VI e sarà proiettato il film “Paolo VI: il Papa nella tempesta”.
Entrambe le fasi conclusive saranno dedicate ai ricordi di Paolo VI.
Il 18 ottobre, poi, si terrà una conferenza sul tema “Paolo VI: l’uomo oltre i confini” cui parteciperanno in qualità di relatori P. Maurizio Pettenà, P. Adriano Pittarello e P. Pierluigi Passoni. Inoltre, saranno trasmessi il videomessaggio del presidente del MCL, Carlo Costalli, e la videointervista della conduttrice televisiva di “Cristianità”, Suor Myriam Castelli.

STORICO ACCORDO TRA UNIONE EUROPEA E UCRAINA
Martedì 16 settembre 2014 per l’Europa e per l’Ucraina è stata una giornata storica. Infatti i due Parlamenti, seppur a distanza di chilometri, hanno ratificato contemporaneamente, in videoconferenza, l’accordo di associazione tra l’Unione europea e l’Ucraina.
Il Parlamento europeo ha dato il via libera con un’ampia maggioranza; quello di Kiev all’unanimità.
Si tratta ancora solo di un primo passo in quanto, per avere pieno effetto giuridico, l’accordo dovrà essere ratificato dai 28 Stati membri dell’UE.
Nell’accordo è inoltre previsto che l’entrata in vigore delle norme commerciali avrà effetti a partire dal 31 dicembre 2015.
L’accordo prevede sia un’associazione politica, sia la creazione di un’area di libero scambio.
Nel corso della seduta il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha affermato che “in Europa è tornata la paura della guerra”, e ancora: “quello che è accaduto in Ucraina riguarda tutti noi”.
Collegato in video conferenza, il presidente ucraino Poroshenko ha sostenuto che l’accordo rappresenta “un passo cruciale sulla via del nostro ritorno alla casa europea: in centinaia siamo morti, non solo per l’Ucraina ma perché l’Ucraina potesse trovare un posto in Europa”.
Inoltre il Parlamento ucraino, prima del voto, ha approvato uno statuto speciale (che tra l’altro concede una maggiore autonomia) per le regioni separatiste del sud-est, anche se, al momento, sembra che ciò non sia bastato a calmare i filo-russi. L’accordo segna comunque una svolta fondamentale nel percorso di avvicinamento dell’Ucraina all’Europa.

LA SCOZIA HA SCELTO DI RIMANERE NEL REGNO UNITO
“La Scozia uno Stato indipendente?” A questa domanda sono stati chiamati a rispondere 4,3 milioni di elettori scozzesi il 18 settembre scorso con un referendum destinato a rimanere storico.
La consultazione si è basata su un accordo politico tra Londra ed Edimburgo, il cosiddetto Accordo di Edimburgo, con cui David Cameron, premier britannico, e Alex Salmond, primo ministro di Scozia, hanno avviato le procedure per il referendum. Un accordo raggiunto dopo le elezioni del Parlamento scozzese del 2011 vinte dallo Scottish National Party, il partito che punta all’indipendenza.
Nelle settimane precedenti al voto la tensione ha raggiunto toni sempre più alti. Mentre i sondaggi rilanciavano un continuo testa a testa tra separatisti e unionisti, le risposte di entrambi gli schieramenti davano l’impressione che un tema così importante, fino ad allora, fosse stato spesso sottovalutato e trattato superficialmente. David Cameron e Ed Miliband hanno mobilitato tutti i mezzi di comunicazione con la promessa alla Scozia di una devoluzione più ampia di poteri, con l’obiettivo di indebolire la proposta degli indipendentisti e allarmando, allo stesso tempo, gli elettori scozzesi ed europei sulle possibili conseguenze del referendum.
Il clima che si è respirato in Scozia nei giorni precedenti il voto è stato sicuramente di grande e trepidante attesa. Un clima che ha fatto sì che il referendum registrasse record di affluenza: lunghe file ai seggi già dalle prime ore del mattino. Lo spoglio, durato tutta la notte, è stato seguito da tutto il Paese con centinaia di scozzesi riuniti nei pub rimasti aperti per l’occasione.
A scrutinio concluso l’esito: la Scozia ha detto no all’indipendenza ed ha scelto di restare all’interno del Regno Unito. Lo ha fatto in maniera decisa, al termine di questo storico referendum che ha spaccato la Nazione e tenuto tutti con il fiato sospeso: 55.3% agli unionisti contro il 44.7% degli indipendentisti.

IL 21 SETTEMBRE SI CELEBRA LA RICORRENZA DELL’INDIPENDENZA ARMENA DALL’UNIONE SOVIETICA
Pubblichiamo di seguito integralmente dalla Sir di venerdì 19 settembre: Papa Francesco: udienza al Presidente della Repubblica di Armenia.
Questa mattina Papa Francesco ha ricevuto in udienza il presidente della Repubblica di Armenia, Serzh Sargsyan, che successivamente ha incontrato il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, che era accompagnato dal segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti. Durante i cordiali colloqui, si legge in una nota della Sala Stampa Vaticana, “è stata espressa soddisfazione per lo sviluppo e il rafforzamento dei rapporti bilaterali, rilevando il particolare ruolo del cristianesimo nella storia e nella vita della società armena”. Per quanto riguarda la situazione politica regionale, prosegue la nota, “si è auspicato il superamento delle complesse questioni irrisolte, attraverso il dialogo fra tutte le Parti interessate. Inoltre, si è accennato al tema dei conflitti nel Medio Oriente, confidando nello sforzo comune delle Nazioni e delle comunità religiose interessate, per giungere alla pacifica convivenza dei popoli dell’intera regione. Speciale attenzione è stata dedicata alla situazione delle comunità cristiane e di altre minoranze religiose nell’area, e alla crisi umanitaria riguardante i profughi provenienti dalle zone colpite”.
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