NOME UTENTE        PASSWORD  

Hai dimenticato la tua password?

Nell'ultimo numero di Traguardi Sociali:
Traguardi Sociali

Stai sfogliando il n.67 Luglio / Settembre 2014

Leggi la rivista in formato pdf Cerca numeri arretrati in archivio
.PDF Numero 67 (2705 KB) Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali

  La Commissione Juncker apre il ‘dopo Barroso’

Data di pubblicazione: Venerdì, 26 Settembre 2014

TRAGUARDI SOCIALI / n.67 Luglio / Settembre 2014 :: La Commissione Juncker apre il ‘dopo Barroso’

Lavoro e crescita: “l’ultima occasione” per l’Europa

Prosegue anche in questo numero la corrispondenza da Bruxelles, curata dal giornalista Pierpaolo Arzilla. ‘Una finestra sull’Europa’ questa volta si occupa della Commissione Juncker che apre il nuovo corso dell’Europa del ‘dopo Barroso’

Nove donne, sette vicepresidenti (tra cui Federica Mogherini, responsabile della diplomazia Ue), un “braccio destro” olandese, 5 ex primi ministri, 4 ex vicepremier, 19 ex ministri nazionali, 7 membri di precedenti Commissioni. Così Jean Claude Juncker prepara quella che lui stesso ha definito “l’ultima occasione” per l’Europa.
La crisi e la sua gestione all’insegna dell’austerità hanno reso più fragile la tenuta del progetto comunitario, aprendo varchi enormi a un antieuropeismo non sempre ingiustificato o dai toni grossolanamente populisti.
Il dopo Barroso è affidato a 13 Commissari del Ppe, sette del Pse, quattro dei liberali dell’Alde, uno dei Tories dell’Ecr, con la novità dei quattro “project team” guidati da altrettanti vicepresidenti, che rappresentano in pratica i quattro pilastri fondamentali su cui si baserà il lavoro della squadra dell’ex premier lussemburghese: Lavoro, crescita e investimenti, coordinato dal Popolare finlandese Katainen, con Oettinger, Moscovici, Cretu, Hill, Bienkowska, Canete e Sefcovic; Mercato unico digitale, guidato dall’estone Ansip (Alde), con Jourova, Oettinger, Moscovici, Thyssen, Cretu, Bienkowska e Hogan; Unione economica e monetaria, coordinato dal lettone Dombrovskis (Ppe), con Jourova, Moscovici, Thyssen, Cretu, Hill, Bienkowska e Navracsics; Unione energetica e politica per il cambio climatico, guidato dallo sloveno Bratusek (Alde), con Cretu, Bienkowska, Canete, Sefcovic, Moedas, Hogan e la consulenza di Jourova, Oettinger, Moscovici, Thyssen,Vetager e Malmstrom.
Dunque, lavoro e crescita rappresentano giocoforza la prima grande priorità dell’esecutivo Juncker, che si fonderà su un grande piano di investimenti pubblici e privati nell’economia reale pari a 300 miliardi di euro in 3 anni, proprio quello che lo stesso ex presidente dell’Eurogruppo intende presentare nei primi tre mesi del suo mandato. “Ritengo che la nostra crescita sostenibile non sia compatibile con montagne di debiti in costante espansione, e questo è un insegnamento della crisi di cui dobbiamo fare tesoro”, scrive Juncker nei suoi orientamenti politici per la nuova Commissione.
La preparazione di progetti da parte della Banca europea per gli investimenti (Bei) e della Commissione “dovrebbe essere intensificata ed estesa”, individuando e promuovendo “progetti nuovi che creino occupazione e che contribuiscano a rilanciare la competitività dell’Europa”, sviluppando “strumenti finanziari più efficaci, anche sotto forma di prestiti o garanzie con una maggiore capacità di assunzione del rischio”.
Juncker non considera poi peregrina l’ipotesi di un aumento di capitale della Bei. Il piano da 300 miliardi dovrà essere incentrato sulle infrastrutture, in particolare “la banda larga e le reti energetiche, nonché le infrastrutture nei trasporti in agglomerati industriali, sull’istruzione, ricerca e innovazione e sulle energie rinnovabili e l’efficienza energetica”.
Una parte significativa dei fondi dovrà essere destinata “a progetti che consentano di garantire posti di lavoro dignitosi alle giovani generazioni, proseguendo il percorso già avviato con il sistema della Garanzia per i giovani, la cui attuazione va accelerata e ampliata progressivamente”.
Secondo Juncker, l’occupazione, la crescita e gli investimenti in Europa sono subordinati all’istituzione di un contesto regolamentare adeguato e alla promozione dell’imprenditorialità e della creazione di posti di lavoro. “Non possiamo permetterci - osserva il lussemburghese - di soffocare l’innovazione e la competitività con regolamentazioni troppo prescrittive e troppo dettagliate, in particolare nei confronti delle piccole e medie imprese”, che rappresentano “la colonna portante della nostra economia e creano l’85% dei nuovi posti di lavoro in Europa”. L’Ue scandisce Juncker, ha “il dovere di sgravarle da regolamentazioni onerose, per questo motivo ho deciso di affidare a uno dei vicepresidenti della mia Commissione il compito di ottenere una migliore regolamentazione, conferendo il mandato di individuare, in collaborazione con il Parlamento e il Consiglio, i principali oneri burocratici a livello europeo e nazionale che potrebbero essere rimossi rapidamente nel quadro del mio pacchetto per l’occupazione, la crescita e gli investimenti”.
La crescita, sottolinea Juncker, passa anche per la creazione di un mercato unico digitale, capace di generare sviluppo per 250 miliardi di euro, “creando centinaia di posti di lavoro, in particolare per giovani in cerca di occupazione, e una società dinamica e basata sulla conoscenza”.
Ma occorre anche ridare all’Europa quel che era dell’Europa, e cioè una base industriale “più solida”.
L’obiettivo è riportare al 20% entro il 2020 l’incidenza del settore industriale nel Pil Ue, “rispetto all’attuale 16% scarso”. Se l’industria torna a produrre il 20% del Pil comunitario, rileva Juncker, “l’Europa manterrà la leadership mondiale in settori strategici che offrono posti di lavoro a elevato valore, come i comparti automobilistico, aeronautico, ingegneristico, spaziale, chimico e farmaceutico”.
Una scossa non indifferente per il completamento del mercato interno, che tuttavia dovrà mantenere ben salda una delle sue colonne fondamentali: la libera circolazione dei lavoratori.
“Un’opportunità, e non una minaccia”, precisa il nuovo presidente della Commissione, da promuovere “soprattutto nei settori in cui l’offerta di lavoro e la richiesta di competenze restano cronicamente insoddisfatte”. L’imperativo, allora, è che sia data “un’attuazione rigorosa alla direttiva sul distacco dei lavoratori, di cui lancerò un riesame mirato per scongiurare il dumping sociale in Europa: nella nostra Unione, lo stesso lavoro nello stesso posto dovrebbe essere retribuito allo stesso modo”.

Pierpaolo Arzilla
 Torna ad inizio pagina 
Edizioni Traguardi Sociali | Trattamento dati personali