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  Focus sulla Società San Vincenzo De Paoli

Data di pubblicazione: Sabato, 4 Ottobre 2014

TRAGUARDI SOCIALI / n.67 Luglio / Settembre 2014 :: Focus sulla Società San Vincenzo De Paoli

Lotta alle povertà che offendono la dignità umana

Focus sulla Società San Vincenzo De Paoli

Lotta alle povertà che offendono la dignità umana

La lotta alle povertà, ma anche a tutte quelle situazioni di disagio che umiliano la dignità delle persone, è un po’ il leit motiv della Società San Vincenzo De Paoli, un’associazione internazionale che conta, solo in Italia, circa 13.000 iscritti. Una lotta, quella contro le povertà, che si fa sempre più ardua e senza quartiere in questi tempi di profonda crisi valoriale ed economica.
Ne abbiamo parlato con la Presidente Nazionale, Claudia Nodari Gorno.

La Società di San Vincenzo De Paoli, che lei presiede, ha una storia con origini molto lontane nel tempo, ci può descrivere come è nata e quali sono i caratteri fondanti e fondamentali?

La Società di San Vincenzo De Paoli è un’organizzazione cattolica internazionale laica, fondata a Parigi nel 1833 dal Beato Federico Ozanam e posta sotto il patrocinio di San Vincenzo De Paoli, il Santo dei poveri, vissuto in Francia nel secolo XVII.
Attualmente è diffusa nei cinque continenti, opera in 148 Paesi con 48.000 Conferenze, comprendenti oltre 750mila membri. La sede generale è a Parigi.
Il fine della Società è accompagnare i propri membri in un cammino di fede attraverso l’esercizio della carità tramite la promozione della persona nella sua dignità di uomo, mediante l’impegno concreto, attuato nelle forme e nei modi necessari, per la rimozione delle situazioni di bisogno e di emarginazione sociale, in un cammino di sempre maggiore giustizia.

Com’è articolata la presenza e l’attività della Società nella comunità civile italiana? In quali settori d’intervento, soprattutto, si esprime il carisma dei “vincenziani”?
Attualmente la nostra struttura comprende 89 Associazioni Consiglio Centrale che sono raggruppati su base regionale in Coordinamenti. I Consigli centrali animano e coordinano oltre 1.300 gruppi, chiamati tradizionalmente “Conferenze di San Vincenzo”.
Le Conferenze comprendono circa 13 mila membri, che prestano gratuitamente la loro opera.
L’impegno finanziario supera ogni anno i 14 milioni di euro, di cui circa 1,5 sono frutto dei contributi personali dei Confratelli, come atto volontario di rinuncia in spirito di carità e di condivisione.
Nessun’opera di carità è estranea alla Società.
La sua azione comprende ogni forma di aiuto, volto ad alleviare le sofferenze, a promuovere la dignità e l’integrità della persona, senza distinzione di religione, ideologia, cultura, paese di origine.
Essa si sviluppa su vari livelli: nell’incontro fraterno con il povero, nella ricerca delle cause sociali della povertà, nell’impegno ad andare alla radice della povertà e a rimuoverne le motivazioni, nella diffusione della cultura della solidarietà e dell’impegno sociale, nella collaborazione con gli enti pubblici e le altre associazioni per impostare interventi di “rete”.
Oggi sono molte le persone che si rivolgono alla San Vincenzo: da chi chiede generi alimentari, da chi viene a cercare un aiuto nella ricerca del lavoro, da mariti o mogli separati che non riescono più a mantenersi, da anziani soli o abbandonati, da donne sfruttate in cerca di riscatto, da persone che per la crisi non possono più pagare le bollette dell’energia; in poche parole da chiunque si senta abbandonato dalla società in cui vive.

Nell’attuale contesto sociale ed economico, caratterizzato da una drammatica crisi in cui emergono incessantemente nuove povertà, quali servizi offre la Federazione a sostegno dei bisogni delle fasce più deboli della popolazione italiana?
Ogni Conferenza è radicata nel territorio circostante e ne conosce le problematiche. Alla crisi economica si sono aggiunti anche vari fenomeni naturali, terremoti, alluvioni, smottamenti, ecc. che hanno creato povertà in zone dove questa prima non esisteva. Inoltre la crisi ha portato anche una diminuzione delle donazioni in contrapposizione ad un aumento della richieste di aiuto. La Federazione sostiene e incoraggia la propria base a trovare nuove forme di prossimità e di sostegno incoraggiando la sinergia con le Istituzioni per seguire i vari indirizzi di politiche sociali a livello comunale, provinciale, regionale e nazionale per aiutare le fasce più deboli oltre, evidentemente, il normale aiuto che da sempre è stato dato nei limiti del possibile.

In particolare, quali progetti o iniziative ha in cantiere la Società di San Vincenzo De Paoli per dare risposte concrete alle sempre maggiori difficoltà che le famiglie attraversano a causa della trasformazione subita per la crisi?
Ogni zona ha caratteristiche particolari. E’ evidente che i maggiori problemi si manifestano nei grandi agglomerati urbani. In alcune città sono già in funzione mense, dormitori, case di accoglienza, doposcuola per bambini, centri di ascolto.
La burocrazia imperante impone vincoli sempre maggiori e nuove iniziative non sono facili da realizzare, nonostante la buona volontà e l’impegno di molti vincenziani. Tramite il nostro intervento nei vari tavoli ministeriali, insieme ad altre associazioni, qualche risultato si è ottenuto. Il Banco Alimentare e la legge del Buon Samaritano (Legge 155 del 2003) hanno consentito il recupero di generi di prima necessità e la loro distribuzione.
Esiste una grande voglia di fare, a volte ostacolata da difficoltà esterne.

In questo momento storico, in un Paese sempre più povero e in continua trasformazione, ritiene che sia da ripensare anche il ruolo e l’identità del volontariato? E il modello di welfare vigente crede sia ancora valido?
Sicuramente in questo momento di grande crisi e di enorme trasformazione, il ruolo del volontariato deve cambiare ed impegnarsi a dare nuove risposte senza perdere la propria identità e senza venir meno ai propri valori fondanti.
Bisogna sicuramente impegnarsi sul piano civico per superare l’assistenzialismo e per creare sempre più cittadinanza attiva e solidale.
Purtroppo riguardo al welfare non sarà più possibile mantenere i livelli finora garantiti e bisognerà impegnarsi per creare un sistema capace di generare risorse non solo economiche ma anche umane. Così facendo anche le persone che si rivolgono a noi si sentiranno parte attiva della comunità.
Per noi vincenziani l’impegno di creare un “welfare generativo” significa essere fedeli al nostro fondatore concretizzando i suoi insegnamenti in questo particolare momento storico.

La sintonia nelle azioni e le comuni radici cristiane hanno portato alla firma, lo scorso mese di aprile, di un Protocollo d’intesa tra la Società di San Vincenzo de Paoli e il Movimento Cristiano Lavoratori: in quali ambiti si evolverà questa sinergia?
Ogni associazione, se vuole progredire ed essere più incisiva, ha la necessità di collaborare con altre realtà. La San Vincenzo è aperta ad ogni collaborazione che rispetti il suo carattere cattolico e laico, e questa caratteristica è anche del Movimento Cristiano Lavoratori. Infatti è un movimento di lavoratori cristiani a carattere sociale, di solidarietà e volontariato senza alcuna finalità di lucro.
Ci auguriamo che fioriscano accordi nazionali e locali, protocolli di intesa e collaborazioni attive, per lavorare insieme a favore delle persone in difficoltà
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