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  DA TRIESTE UN APPELLO ALL'INTEGRAZIONE DEI BALCANI IN EUROPA

Data di pubblicazione: Lunedì, 16 Novembre 2009

TRAGUARDI SOCIALI / n.38 Novembre / Dicembre 2009 :: DA TRIESTE UN APPELLO ALL'INTEGRAZIONE DEI BALCANI IN EUROPA

L'INIZIATIVA DI MCL, EZA, FEDER.AGRI E NAPREDAK

La pace non è solo assenza di guerre. Una vera pace implica una serie di comportamenti attivi volti alla costruzione di un percorso comune, implica
la capacità di dialogare e di tessere una rete di amicizia e di solidarietà, di cooperazione e di disponibilità, che vada oltre le reciproche differenze
valorizzandole e facendone anzi un punto di forza e di arricchimento.
In questo senso il MCL lavora da anni, attraverso convegni e scambi interculturali, ma anche con opere concrete, per dar vita a un percorso di maggiore attenzione soprattutto verso i Paesi confinanti, area mediterranea e Balcani in primis, aree cui l’Europa deve riservare maggiore riguardo. E lo ha fatto anche a Trieste, il MCL, dove il 9 e 10 ottobre, insieme a Eza, Feder.Agri e Napredak, ha organizzato un incontro internazionale sul tema “Ue e Balcani: sfide per l’integrazione in Unione Europea e dialogo sociale”. Due giorni di dibattito cui hanno partecipato i principali esponenti del mondo dell’associazionismo, della politica, delle organizzazioni di lavoratori, della società civile ed ecclesiale provenienti dall’area balcanica e non solo, riuniti per discutere sulle prospettive e le difficoltà in vista dell’allargamento dell’Unione Europea ai Balcani. La scelta di Trieste non è stata in questo senso una scelta casuale: “Trieste è una città laboratorio
e, quindi, deve essere città capace di prefigurare risposte adeguate ai tanti problemi che la società presenta, tra cui il problema dell’integrazione”, ha
spiegato l’Arcivescovo Mons. Giampaolo Crepaldi, recentemente insediatosi nel suo nuovo incarico di Vescovo di Trieste. “La Chiesa non ha le soluzioni politico-istituzionali a questi problemi - ha proseguito Mons. Crepaldi
- perché non è di sua competenza, però la Chiesa con il suo esserci e con la sua parola può fornire preziose indicazioni di valore, come quelle
indicate dalla dottrina sociale della Chiesa: il rispetto e la dignità della persona umana, il bene comune, la solidarietà, la sussidiarietà”.
Per Mons. Crepaldi è fondamentale “affinare gli strumenti dell’integrazione perché se non si curano gli strumenti i buoni propositi non servono a nulla.
Gli strumenti ovviamente sono quelli del dialogo istituzionale, ma anche quelli di carattere pastorale. Certo, il dialogo non deve essere fine a se stesso: è uno strumento finalizzato a capire la verità dell’altro e a individuare strade comuni che permettano di crescere nella direzione della giustizia e
della pace, in nome del bene delle persone e dei popoli”. Il presidente del Movimento Cristiano Lavoratori, Carlo Costalli, ha disegnato gli scopi futuri del Movimento nell’area balcanica: “proprio perché quelle balcaniche sono popolazioni che hanno subito lunghe sofferenze per molti secoli, e ancora oggi affrontano le pesanti conseguenze materiali e spirituali delle tragedie personali e familiari subite, dobbiamo fare ogni sforzo affinché comprendano che possono ‘rimodellare’ il loro destino. Dobbiamo continuare ad incoraggiare questi popoli a scegliere il cammino della riconciliazione, incoraggiarli anche con iniziative concrete di cooperazione, proiettandoli verso una ‘prospettiva europea’, in una famiglia con radici comuni, con l’obiettivo di riunire le famiglie delle nazioni europee, nell’Ue. E, quindi, da una parte accelerare l’ingresso nell’Ue della Croazia, dall’altra favorire sempre più un avvicinamento ed un’integrazione in Unione Europea di Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Montenegro”. Costalli si è quindi detto consapevole del fatto che “ci sono ancora diversi ostacoli da superare – innanzitutto le problematiche del Kosovo, i nazionalismi esasperati, le ferite ancora aperte dalla guerra –, e tuttavia queste difficoltà si possono superare mettendo in campo progetti, iniziative concrete che creino solidi legami di umanità. Ognuno deve fare la sua parte: soprattutto le organizzazioni dei lavoratori e la società civile”.
MCL quindi rilancia verso il futuro: il punto è che “l’Europa non sarà veramente unita senza i Balcani. E anche nei Balcani non ci sarà pace duratura finché non saranno completamente integrati in Europa: si tratta di un passaggio indispensabile per favorire il dialogo (e, per quanto ci riguarda, il dialogo sociale). A questo percorso, intendiamo portare un contributo anche concreto”. Insomma, il cammino europeo verso l’integrazione e l’allargamento non si può arrestare, anche se questo dovesse costare qualche sforzo. Lo ha sottolineato bene Vittorio Emanuele Parsi, docente all’Università Cattolica: “l’allargamento è stato la politica di maggior successo dell’Unione Europea ed ha garantito l’irreversibilità dei processi storici. I popoli balcanici vogliono entrare nell’Unione Europea:
non vogliono esserci amici, vogliono diventare un tutt’uno con noi”. Tuttavia, ha precisato, “la politica dell’allargamento ha segnato anche grandi errori, commessi soprattutto nei confronti dei piccoli Paesi (Cipro, tanto per fare un esempio): di qui la necessità di fare con i Balcani quello che non abbiamo fatto in passato, cioè ragionare in maniera collettiva, mettendo da parte le singole politiche - francesi, tedesche, ecc. - e ragionando invece in termini europei”. Solo in tal modo si potranno superare le difficoltà che presenta una terra ancora “a cavallo fra integrazione e complesse dinamiche della sicurezza. Non possiamo rassegnarci al fatto che quella è un’area da cui provengono minacce che debbono essere in qualche modo fronteggiate. Camminare verso l’integrazione significa uscire dalla dimensione del passato: il passato è passato e non possiamo cambiarlo, solo raccontarcelo in maniera diversa. Meglio concentrarci sul presente avendo
un’idea del futuro per cercare di anticiparlo”, ha concluso Parsi. Ecco, la sfida che parte da Trieste è proprio questa: avvicinare i Balcani alla grande
radice comune europea, per far sì che divengano un luogo pacifico di incontro fra popolazioni balcaniche, latine, slave. Trasformare una terra che ha pagato in maniera molto pesante le tragedie del secolo scorso, per andare oltre secoli di storia in cui la diversità non è stata vista come elemento di crescita della comunità bensì come elemento di scontro
etnico, ideologico, religioso. Ai lavori hanno preso parte, fra gli altri, anche
il presidente di Napredak, Franjo Topic,e il presidente del sindacato serbo Nezavisnost, Branislav Canak (vd. boxini nella pagina). Inoltre: Fritz Neugebauer, Presidente del Parlamento Austriaco, Dimitar Maircev dell’università Scmu di Macedonia, il Presidente Eza, Raf Chanterie, e Antonio Di Matteo, vice presidente MCL- Ueldc.
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