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  Una rappresentanza della Presidenza MCL in visita in Eritrea

Data di pubblicazione: Lunedì, 6 Novembre 2017

TRAGUARDI SOCIALI / n.86 Novembre / Dicembre :: Una rappresentanza della Presidenza MCL in visita in Eritrea

Eritrea, un deserto composto da villaggi di baracche

Ancora un’iniziativa del MCL per l’Eritrea: una delegazione della presidenza del Movimento, composta da Nicola Napoletano, Adriano Peris (Primario ospedaliero impegnato nella cooperazione) e Sergio Silvani si è recata a fine ottobre ad Asmara, per toccare da vicino la situazione di quei luoghi devastati da guerre e carestie, e visitare la scuola che le suore Cistercensi hanno costruito per i bambini che vivono in una zona rurale a 15 chilometri dalla capitale.
“Per noi occidentali - abituati ad avere le strade asfaltate, i mezzi pubblici e le automobili private - 15 chilometri non sono nulla, ma per gli eritrei che non vivono ad Asmara 15 chilometri sono una distanza enorme. Le strade sono sentieri pieni di buche in cui solo con la jeep ci si può avventurare, e quando piove il terreno rosso africano diventa un unico grande pantano”, raccontano gli esponenti del MCL al loro rientro in Italia. “Dopo aver percorso strade che chiamare dissestate è un eufemismo, ci siamo trovati di fronte a un edificio su una collinetta, circondato da un muro di recinzione tanto da sembrare un fortino: è il convento delle suore cistercensi, che ospita al suo interno la scuola per bambini. Sotto una tettoia una quarantina di ragazzini, seduti su un muretto, ascoltano le raccomandazioni di una suora, prima di sciogliere le righe e dedicarsi ai classici giochi di cortile, che qui sono solo scivolo e pallone”.
Una realtà talmente diversa dalla nostra che resta difficile anche descriverla, dove la missione delle suore appare come un’oasi nel deserto, un deserto composto da villaggi e piccole baracche rurali sparpagliate in modo del tutto casuale in un vasto territorio intorno.
Le suore offrono una scolarizzazione di base ai bambini più piccoli dietro pagamento allo Stato di una retta per l’istruzione: in Eritrea infatti, sia che si vada ad una scuola pubblica o ad una privata, bisogna comunque pagare un’imposta allo Stato: non una grandissima cifra, una quindicina di euro l’anno, ma per chi ha un reddito di trenta/quaranta euro mensili, è un ostacolo insormontabile.
Dopo la scuola e la ricreazione, questi bambini tornano nelle loro abitazioni che per il nostro standard occidentale sarebbe più corretto definire “baracche”… e mentre da noi si discute se i minori di 14 anni possono andare o meno da soli da casa a scuola, lì “pulcini” di 5 anni fanno venti minuti ogni giorno a piedi da soli per tornare alle loro case.
Com’è distante il nostro Occidente: noi apriamo il rubinetto ed esce l’acqua, lì bisogna prendere l’acqua dalle cisterne; noi pigiamo l’interruttore e si accende la lampadina, lì bisogna essere contenti se i pannelli solari con le batterie di accumulo riescono a dare la luce per l’intera giornata.
Questa è la realtà dell’Eritrea: una realtà che il Movimento Cristiano Lavoratori si è impegnato ad aiutare con piccole opere, una goccia in mezzo ad un mare di bisogni. Qualche cosa però si può e si deve fare, specialmente in una realtà così difficile, dove vige una dittatura assoluta, dove tutte le scuole religiose, finora tollerate, rischiano di chiudere perché non si accetta un insegnamento diverso da quello di Stato, dove le Ong non sono ammesse, dove l’Onu il massimo che può fare è costruire cloache comuni in zone rurali, dove anche questo è un lusso, o tenere delle conferenze come quella attualmente in preparazione ad Asmara su “legalità e giustizia”… come se ci possa essere legalità e giustizia in una dittatura!
Durante la visita ad Asmara, la delegazione del MCL è stata ricevuta dall’Ambasciatore d’Italia in Eritrea, il quale ha confermato la difficile situazione politica che sta vivendo il Paese e l’impossibilità per le organizzazioni umanitarie di operare in Eritrea.
In questo ambiente il nostro Movimento opera, con grande discrezione, ma con aiuti materiali concreti tra mille difficoltà, censure e restrizioni.

Sergio Silvani
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