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  Genocidio Armeno, cento anni di memoria

Data di pubblicazione: Mercoledì, 25 Febbraio 2015

TRAGUARDI SOCIALI / n.70 Febbraio / Marzo 2015 :: Genocidio Armeno, cento anni di memoria

di Varoujan Aharonian

Cento anni dal primo genocidio del XX secolo, cento anni trascorsi nel ricordo di quei tragici fatti, lo sterminio premeditato di un popolo, il crimine più efferato che l’uomo possa commettere: questo è stato il genocidio armeno.
E’ passato un secolo esatto da quel 1915, presente e vivo nella memoria di tutti gli armeni perché, nonostante il tempo trascorso, nonostante la verità storica evidente, continua la negazione di tale crimine da parte degli eredi di chi lo perpetrò, rappresentando in tal modo l’atto finale del genocidio che contribuisce significativamente a rendere perfetto tale crimine. Ogni genocidio viene progettato, perpetrato e dimenticato, così come aveva pianificato Hitler con gli Ebrei, ricordandosi della tragedia armena. Il massacro di circa un milione e mezzo di armeni avvenne verso la fine dell’impero ottomano, dapprima nel 1894-1896 ad opera del sultano Abdul Hamid II, poi durante il periodo dei “Giovani Turchi” e, infine, la seconda ondata di morte e persecuzioni colpì nel 1915 con lo stesso Kemal Ataturk, padre della patria turca, durante la Prima guerra mondiale.
Gli armeni furono oggetto di un vero e proprio genocidio: perché cristiani, istruiti e appartenenti alla classe media, le loro scuole vennero chiuse, le loro chiese vietate e distrutte, e subito dilagò una vera e propria caccia con uccisioni, violenze, stupri, umiliazioni. A questi fatti fecero seguito le deportazioni nel deserto, le fosse comuni, i treni colmi di sfollati e incendiati.
Le testimonianze e documenti sono sempre più numerosi, soprattutto a seguito dell’apertura di archivi e biblioteche.
La ricorrenza storica del Centenario deve essere il momento della memoria del passato. Un passato che non deve più tornare. Tra le testimonianze più significative del genocidio occorre certamente ricordare Armin Wegner, ufficiale tedesco che fu testimone oculare dello sterminio del popolo armeno: documentò lo sterminio con le fotografie che riuscì a scattare segretamente, fece pervenire parte del materiale fotografico in Germania e negli Stati Uniti e, ancora oggi, le sue foto sono tra le testimonianze storiche più preziose di quanto avvenne in quel periodo. Così scriveva Wegner sul suo diario: “Mi hanno raccontato che Gemal Pascià, il carnefice, ha proibito, pena la morte, di scattare fotografie nei campi profughi.
Io conservo le immagini di terrore e di accusa legate sotto la mia cintura… So di commettere un atto di alto tradimento, e tuttavia la consapevolezza di aver contribuito per una piccola parte ad aiutare questi poveretti mi riempie di gioia più di qualsiasi cosa abbia fatto”. Il consuntivo numerico del genocidio è di circa un milione e mezzo di persone eliminate nelle maniere più atroci, in pratica i due terzi della popolazione armena residente nell’Impero ottomano fu soppressa e regioni abitate da armeni per millenni non vedranno più in futuro nemmeno uno di essi; circa centomila bambini vennero prelevati da famiglie turche e da esse allevati smarrendo così la propria fede e la propria lingua.
Nel corso della storia purtroppo gli interessi strategici, economici e politici hanno prevalso sui diritti dell’uomo, sulla storia. Da quel 1915 l’Armenia ha sopportato settant’anni di regime comunista che ha impedito di trattare il tema del “Grande Male”. Dopo l’indipendenza del 1991, l’Armenia ha dovuto fronteggiare una situazione drammatica conseguente al terremoto del 1988, della guerra con l’Azerbaijan, dei confini chiusi a est e ovest, costruendo lentamente un percorso di normalizzazione del Paese tuttora in corso.
Oltre che in terra Armena anche altrove si stanno organizzando numerose iniziative culturali e istituzionali in ricordo delle vittime del genocidio che dureranno per tutto l’anno; inoltre sarà celebrata una messa da sua Santità Papa Francesco, il prossimo 12 Aprile nella Basilica di San Pietro, giorno della Divina Misericordia e che vedrà una cospicua presenza di armeni provenienti da ogni parte del mondo.

Varoujan Aharonian
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