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  Presentato a Roma il VI Rapporto sulla DSC

Data di pubblicazione: Mercoledì, 4 Marzo 2015

TRAGUARDI SOCIALI / n.70 Febbraio / Marzo 2015 :: Presentato a Roma il VI Rapporto sulla DSC

La rivoluzione della donna, la donna nella rivoluzione”

Quella femminile è stata vera rivoluzione o involuzione?
Se ne è parlato a Roma il 3 marzo, alla presentazione del VI Rapporto della Dottrina sociale della Chiesa nel mondo - a cura del MCL e dell’Osservatorio Cardinale Van Thuan -, quest’anno dedicato al tema “La rivoluzione della donna, la donna nella rivoluzione”.
Tema impegnativo, quello della condizione femminile in un mondo che cambia rapidamente verso una sempre maggiore secolarizzazione, abbattendo a colpi di scure un intero universo di prerogative femminili.
“Le principali rivoluzioni in atto passano soprattutto da una revisione, spesso contraria al progetto di Dio, della natura e del ruolo della donna”, ha detto il Presidente del MCL, Carlo Costalli, introducendo il dibattito. “Mi riferisco ai noti pungenti temi della procreazione, della maternità, dell’identità sessuale, del gender, delle ‘nuove famiglie’, della filiazione”.
Frontiere abbattute dal passaggio della spinta femminista, attraverso l’esasperazione individualista, fino all’ideologia del “gender”. Ma pur sempre frontiere oltre le quali si aprono nuovi orizzonti con i quali siamo costretti, volenti o nolenti, a confrontarci, a trovare risposte.
In questi tempi – che vedono le donne passare dal ruolo di ‘liberate’, come il femminismo prometteva, a quello di ‘vittime’ della mancanza di punti di riferimento, e di una violenza che ne è l’esasperata conseguenza – serve una bussola per mantenere l’orientamento: la questione della donna oggi è deve essere affrontata “con alle spalle la sapienza umana e cristiana della DSC”, è la via indicata da Costalli.
Ma c’è dell’altro. Temi che “sembravano appannaggio solo di terre ricche, in realtà sono diventati globali”, ha sottolineato il giornalista di Avvenire Andrea Galli, moderatore del dibattito. E la Chiesa mostra un grande coraggio nel confrontarsi “con l’opinione del mondo secolarizzato, se non addirittura ostile, avendo a riferimento un modello arduo di donna da difendere, controcorrente”.
Per Eugenia Roccella, autrice del saggio che dà il nome al Rapporto, “è facilissimo essere trascinati in un giudizio tollerante, che accetta tutto nel nome delle libertà. Il tema va invece correttamente ricondotto nella prospettiva definita da Sciascia ‘l’essere custodi dell’umano’. Donne custodi, attraverso il proprio corpo, della vita: un ruolo che ora si sposta al di fuori, entrando nei laboratori”. E, di qui, in un luogo ancora più astratto, come il mercato, attraverso i contratti: sempre comunque fuori dalle relazioni naturali fra uomo e donna”, ha continuato la deputata Ncd.
In questa realtà “la donna è diventata soggetto fragile, in nome del trionfo e alla mercé di un’autodeterminazione che finisce col trasformarsi in fragilità”, ha concluso.
D’accordo Mons. Fabiano Longoni, Direttore dell’Ufficio Problemi sociali e il Lavoro della CEI, che ha ammonito: “In questa società pagana la nostra missione è annunciare con forza i valori profondamente legati alla dimensione umana”. Diversamente “il grande rischio cui va incontro l’umanità è quello di perdere contatto con l’altro”, con chi è differente da noi. Ma “la lettura di questo e dei precedenti Rapporti ci rende sempre più capaci di una visione globale, dove tutto ciò che viviamo ha il timbro del superamento di ogni confine”.
Per Mons. Giampaolo Crepaldi - Arcivescovo di Trieste ed autore, con Stefano Fontana, del VI Rapporto – “la rivoluzione della donna ha aperto in maniera drammatica la questione antropologica: l’uomo che abbiamo sempre considerato un progetto ora è diventato un prodotto che si fa nei laboratori e si vende nei mercati”.
Di fronte a tutto ciò, ha spiegato Crepaldi, il tentativo è quello di “ricollegare le problematiche della biopolitica alla DSC: lo esige la realtà che ci incalza, già dal 1978, con la nascita della prima bambina concepita in provetta, Louise Brown. All’epoca non se ne potevano prevedere le conseguenze, oggi sì”.
Quindi un invito a rilanciare la presenza e l’unità dei cattolici in politica: “Il rilancio della DSC, voluto fortemente dal Santo Giovanni Paolo II e, poi, dal Beato Benedetto XVI, stenta a prendere piede... forse anche perché i cattolici in politica sono pochi e, per di più, quei pochi sono anche divisi.
Si ha l’impressione che abbiano abbandonato lo schema di convergere in Parlamento contro quelle leggi che colpiscono al cuore la persona, la famiglia: se si va avanti così la fede non avrà più niente da dare alla politica e la politica dimenticherà sempre più i valori della fede”. “Per questo Papa Francesco ci invita a guardare in faccia la realtà: per andarle incontro con chiarezza di proposte”, ha concluso Mons. Crepaldi.
Un tema coraggioso, si diceva, quello del ruolo della donna, affrontato da un punto di vista ben diverso dalla banalizzazione che va in scena come ogni anno l’8 marzo. Al suo posto un chiaro riferimento alla famiglia, che la Chiesa ha a cuore, (per alcuni in modo ossessivo). La famiglia è il primo veicolo di Dio, dell’idea di bene. Non difenderla significa andare verso la disumanizzazione della società.

Fiammetta Sagliocca
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