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  Il ruolo del MCL nella formazione di una nuova classe dirigente

Data di pubblicazione: Giovedì, 26 Febbraio 2015

TRAGUARDI SOCIALI / n.70 Febbraio / Marzo 2015 :: Il ruolo del MCL nella formazione di una nuova classe dirigente

Gli enti locali nella bufera

La nostra concezione della Democrazia, fondata sul pluralismo delle Istituzioni, pone gli “Enti Locali” come corpi intermedi tra la persona e lo Stato, a presidio e a tutela della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e della loro autonoma capacità di governo.
Nell’attuale situazione di crisi della politica, e in presenza di una crisi economica che ha imposto una pesante revisione della spesa dello Stato, si è resa necessaria la ristrutturazione dell’ordinamento degli Enti locali con il tentativo di sopprimere le Province, la creazione delle “Città metropolitane” e la proposta di fusione dei piccoli Comuni.
Ora, se le Province sono agonizzanti, non si può dire che gli altri enti – dai Comuni alle Regioni – godano di buona salute. Tutt’altro! L’affidamento di maggiori compiti, unitamente ad una consistente riduzione delle risorse e alla spending review, ha determinato una situazione estremamente difficile da gestire.
Tale congiuntura fa pagare un prezzo altissimo alle famiglie, alle imprese e ai cittadini, soprattutto a quelli più deboli, abbassando la quantità e la qualità dei servizi e alzandone, talvolta in modo spropositato, il costo. Ed è così che all’interno dei palazzi in cui si “governa” la cosa pubblica osserviamo amministratori affaticati, che devono arrampicarsi sugli specchi per far fronte alle spese fisse e per evitare il blocco dei servizi essenziali; tecnici e politici che vedono come un miraggio la possibilità di effettuare investimenti infrastrutturali per lo sviluppo e come incubo l’avvio di una procedura fallimentare a carico del proprio ente.
Cosa fare di fronte a un sistema che si sgretola, data l’impossibilità di mantenere la propria funzione originaria?
Il MCL può cogliere l’occasione di questa stagione di riforme per riorganizzare il settore enti locali a tutti livelli – nazionale, regionale, provinciale e locale – con una vera e propria “mobilitazione” che risponda ai nuovi e grandi bisogni sociali.
è evidente che sia questa la sfida più difficile, perché di fronte alla sfiducia e al pessimismo finora le risposte sono state essenzialmente dettate dal qualunquismo, dal populismo e dall’antipolitica.
E’ necessario ritrovare la forza di affrontare le questioni che ostacolano la promozione sociale delle nostre comunità, la partecipazione civile e democratica, lo sviluppo e la realizzazione del bene comune.
D’altronde, quali soggetti sociali sono più adeguati del MCL per fornire gli strumenti di lettura della realtà, presentare criteri di giudizio degli avvenimenti e proporre scelte che realizzino comportamenti individuali e costumi sociali virtuosi? Quali agenzie educative possiedono le coordinate di pensiero per interpretare la complessità sociale del nostro tempo e per aiutare efficacemente i soggetti sociali deboli verso l’obiettivo della promozione umana? Gli “insegnamenti sociali della Chiesa”, che costituiscono il nostro patrimonio culturale, sono da considerarsi – in assoluto – la più valida “scienza di vita”. Senza presunzione ma senza complessi d’inferiorità il MCL può concorrere alla realizzazione di questa complessa operazione sociale.
In questa visione, il nostro impegno sarebbe inconsistente se si limitasse alla fase di studio del nuovo ordinamento degli EE.LL.. C’è bisogno di realizzare anche una forte “azione sociale” dei Circoli, dei Comitati Provinciali e Regionali, su tutte le materie degli EE.LL. che interessano i bisogni primari della gente: il lavoro e lo sviluppo, le questioni ambientali, la mobilità urbana, i servizi sociali e l’accoglienza, il verde pubblico e, in genere, i servizi per migliorare la qualità della vita. Bisogna tener sempre presente che il nostro interlocutore privilegiato è la “persona” e non le Istituzioni.
Dobbiamo vigilare per evitare che le “riforme” si esauriscano in un mero depauperamento della democrazia o in un vuoto nominalismo o che, peggio, si trasformino in “macelleria sociale”, consumata sul tavolo dei “conti economici”. Si avverte inoltre un grande bisogno di formazione per nuovi amministratori - guardando in particolare ai tanti giovani impegnati nel Movimento - e di riqualificazione di quelli già in carica.
Si sa che la risposta a questi bisogni primari non può venire solo dall’adozione di deliberazioni delle Amministrazioni Comunali e dall’emanazione di leggi e decreti, ma che c’è anche bisogno della “partecipazione attiva” della cittadinanza. E’, perciò, il momento di esaltare la soggettività sociale del MCL e di mettere in evidenza la specificità del nostro ruolo rispetto a quello dei Sindacati e dei Partiti, in linea con lo scopo statutario della “promozione sociale dei lavoratori attraverso la formazione, l’azione e la partecipazione”.
Il Movimento, qui e ora, può essere chiamato a diffondere un nuovo “senso civico” nelle nostre comunità per trasformarle in “comunità attive” e per far crescere una “classe dirigente” che abbia forte il “senso dello Stato” e il rispetto della dignità di ogni singola persona.

Fortunato Romano
Responsabile Enti Locali MCL
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