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  “In mezzo a voi, sono a casa mia!”

Data di pubblicazione: Giovedì, 10 Marzo 2022

TRAGUARDI SOCIALI / n.104 Dicembre 2021 :: “In mezzo a voi, sono a casa mia!”

L’intervento del presidente della Conferenza Episcopale Italiana Cardinale Gualtiero Bassetti

Verso il cinquantesimo della fondazione del Movimento e il cammino sinodale della Chiesa Italiana

Comunione, partecipazione e missione

Forti della storia e liberi nella condivisone per innescare processi di presenza e testimonianza


Un forte richiamo a non cedere al clericalismo e alla sua logica del possesso

Non sempre e non in ogni luogo ci si sente a proprio agio, per me, quando sono con voi, in mezzo a voi, è come essere a casa mia. Si! Perché siete il Movimento Cristiano dei Lavoratori e quel “cristiano” implica un progetto di vita, una fede, il riferimento ad una persona Chen, nel cuore di noi tutti, la persona di Gesù Cristo; implica l’impegno comune che tutti, come cristiani, abbiamo non soltanto di annunciare, ma di vivere in modo integrale, assoluto, i principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Proprio questo dovere di testimonianza ci appartiene e ci definisce ora o non più perché è nostro ufficio saper cogliere ogni occasione di grazia che ci viene dalla Chiesa. Il Papa ha indetto per tutta la Chiesa un cammino, un cammino sinodale, nel senso di camminare insieme, questo il significato di sinodo anche per il MCL. Ed è questo il momento di camminare di più insieme. Ma attenzione: io posso camminare insieme ad altre persone in un sentiero di montagna ed avere nel cuore il progetto di dare una spinta, magari a qualcuno che mi è antipatico per buttarlo in un burrone. Posso dire che materialmente ho fatto il sinodo perché ho camminato insieme.
Ma camminare insieme vuol dire sintonia interiore, vuol dire comunione, essere un cuore solo e un’anima sola. Il cammino sinodale è innanzitutto comunione e questa comunione va riscoperta, attuata, testimoniata in tutti gli ambiti della Chiesa.
Il Papa, vedete, in un certo senso, ha paura del clericalismo.
Come lo definisce il clericalismo? Ritenere i beni della Chiesa una specie di torta di cui ci si spartiscono le parti. E questa è la crisi di tante parrocchie: spesso non si riesce a rinnovare perché “si è sempre fatto così”, o perché “sono sempre i soliti”. Il clericalismo non è attributo peculiare soltanto delle parrocchie o degli alti livelli dell’istituzione Chiesa. Clericalismo purtroppo è abitudine, è una mentalità in cui tutti comodamente ci si può adagiare. E qual è il tratto distintivo del danno che connota il clericalismo a tutti i livelli, anche nei movimenti della Chiesa? è quello di scambiare il potere con il servizio. La Chiesa non è un potere. Gesù Cristo non ha esercitato un potere, Gesù Cristo ha lavato i piedi ed è diventato il servo di tutti gli uomini. Allora in questo tempo è bello poter ricordare i 50 anni perché 50 anni sono importanti: per una persona in quanto vuol dire che è nel pieno della maturità, ma anche per il movimento, anch’esso nel pieno della maturità: in 50 anni si è camminato tanto e si sono fatte numerose
esperienze. Siamo in grado di scegliere ciò che può essere la cosa migliore.
Come mi disse tempo fa un ragazzino della Cresima: Ero andato a preparare la Cresima in una parrocchia, a San Sepolcro, siamo già a 10 -12 anni fa, c’era un ragazzino che era di una vivacità unica, allora penso:” Ora ti metto a posto io” e gli dico: “Senti un po’ tu che fai tanto chiasso, alzati un pochino in piedi, mi dici in poche parole chi è il cristiano?” Questo mi guarda quasi sbigottito che io avessi posto una domanda così ingenua e mi dice: “Vescovo, il cristiano è una persona che in tutte le cose sa scegliere sempre il meglio”. Ecco fratelli e sorelle questo è l’augurio che io faccio anche a voi.
Di un rinnovamento, di un andare avanti, di fare un bel Giubileo. D’altra parte anche nell’antico testamento il Giubileo segnava il far pari, il rimettere tutti dentro, quindi rinnovarsi. E rinnovandosi come agire per scegliere il meglio? Con lo spirito del Sinodo, come ci ha detto il Papa. Il Sinodo è Comunione, è partecipazione. Il MCL non deve essere nelle mani di pochi, perché è una grande famiglia nella ancor più grande famiglia della Chiesa.
Quindi comunione, un cuor solo e un’anima sola, partecipazione e missione, Non spartire soltanto a casa nostra i beni che abbiamo, ma quello che ho ve lo do disse Pietro. Ricordate Pietro di fronte alla porta “bella” del tempio quando incontra lo storpio? “Non ho né oro né argento, ma quello che ho te lo do nel nome di Cristo: alzati e cammina”. E anche voi siete chiamati a questa missione, a dare tutto quello che avete maturato e a compromettervi di persona nelle varie situazioni perché chi è disposto a dare qualche cosa allora farà un cammino, ma chi non è disposto a compromettere sé stesso, la propria persona, lascia le cose come sono e purtroppo i movimenti così rimangono quello che sono, non si sviluppano. Allora auguri e abbiamo memoria di questi 50 anni per vivere insieme e dare il nostro contributo a tutta la società, per essere Chiesa viva, quella che Papa Francesco ci chiede continuamente di essere.
Grazie.

Il grazie del cardinale presidente Bassetti per il dono del calice

“Testimoni del sacrificio salvifico di Cristo”

Se mi aveste donato un oggetto di esclusivo uso privato, un regalo per la mia persona, lo avrei di certo apprezzato, ma non con lo stesso spirito e cuore con cui mi è gradito accettare questo. Il vostro è più di un omaggio, è il simulacro del sacrificio di Cristo per la salvezza nostra e di tutta l’umanità. Questo calice è molto bello: intanto lo benedico e lo consacro per le celebrazioni. In genere i calici, dopo qualche tempo che li ho usati, ritengo di far atto di beneficenza regalandoli ai missionari. Mi raccomando, fate vostre le parole del sinodo, son parole che mi stanno tanto a cuore. Ascoltare, perché nella nostra società ci si ascolta poco, anche all’interno delle famiglie e ciò non prelude a nulla di costruttivo.
Ascoltare, partecipare insieme, condividere, fare comunione e soprattutto avere un cuore missionario. Il MCL non deve rimanere al chiuso, in questo o in un altro luogo. Chi è parte di questo movimento deve uscire fuori e testimoniare che il lavoro viene da Dio, perché quando Dio creò l’uomo, prima lo fece agricoltore: gli dette un giardino, poi per un motivo o per un altro, l’uomo uscì dal giardino ed ebbe l’incarico di costruire la città. Ecco questo è il lavoro dell’uomo: costruire, questa è la dignità del lavoro dell’uomo: essere costruttore. Insieme al buon Dio. Perché la terra è Sua, l’ha creata Lui. Quindi è lavoro sia coltivare la madre terra, sia costruire la città, perché noi tutti siamo in cammino verso quella grande città che è la Gerusalemme del cielo. Il libro dell’Apocalisse al capitolo 21 ci dice che le due città si incontreranno e compito nostro sulla terra è costruire la città del cielo. Ciascuno mette la sua pietruzza, fa la sua parte fino in fondo, per essere poi, alla fine del tempo, tutti nella Gerusalemme del cielo. Ed è proprio questa visione prospettica che rende noi cristiani degli incorreggibili ottimisti. A voi dunque grazie! Quando si è vecchi, si fanno dei grandi discorsi, e poi talora si dimentica lo scopo, ma non in questo caso, lo scopo è la benedizione! (Benedice tutti i presenti).

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