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  L’Albania vuole aprire al futuro, all’Europa, al dialogo

Data di pubblicazione: Martedì, 8 Novembre 2016

TRAGUARDI SOCIALI / n.81 Novembre / Dicembre 2016 :: L’Albania vuole aprire al futuro, all’Europa, al dialogo

Parla Bilbil Kasmi, presidente del Sindacato libero e indipendente albanese, Sauatt

Nell’intenso impegno del MCL per favorire il dialogo sociale e l’integrazione europea dei Paesi balcanici, forte è il tessuto di amicizie che si sono andate sviluppando con organizzazioni del tessuto sociale locale.
Via via sta così nascendo una rete di dialogo e di solidarietà fra corpi intermedi, che esprimono ciascuno in modo diretto le esigenze delle popolazioni. Così è anche per l’Albania, dove fra i partner più accreditati vi è il Sindacato libero e indipendente albanese, Sauatt, presieduto da Bilbil Kasmi. A lui abbiamo rivolto alcune domande, a margine del convegno Feder.Agri di Lecce.

L’Albania ha una posizione geograficamente strategica nel Mediterraneo e nei Balcani in particolare, ponendosi quale naturale crocevia fra terre e popoli che oggi sembrano non riuscire a trovare stabili punti di incontro e di dialogo. Quale ruolo può svolgere l’Albania per incrementare il dialogo sociale nei Balcani?

E’ una domanda molto diretta… Dio ha messo l’Albania in questo posto meraviglioso, nella natura e con questo clima… un posto strategico.
Storicamente l’Albania ha giocato un ruolo importante negli sviluppi politici e geopolitici dell’area mediterranea. Senza dimenticare il ruolo svolto per difendere gli interessi dell’Europa occidentale e proteggere dalle invasioni: parliamo per il passato, certo, ma di sicuro abbiamo dei meriti nel difendere i valori umani. Ultimamente con l’apertura dell’Albania all’Europa e la caduta del muro di Berlino, siamo diventati un fattore di stabilità nell’area dei Balcani occidentali. Va considerato, poi, che oggi gli albanesi vivono un po’ ovunque nella penisola balcanica: in Kossovo, Montenegro, Macedonia, Grecia… e ovunque stiamo giocando un ruolo determinante per la stabilità. La politica albanese, oggi, va nella direzione del dialogo sociale, del dialogo per la cooperazione, dialogo per ridurre le tensioni del passato: siamo proiettati in avanti, e la nostra visione è quella di un’Albania pienamente integrata, con tutti gli altri Paesi balcanici occidentali, nell’Unione Europea.

Da anni il MCL sta lavorando nei Balcani per promuovere il dialogo sociale e l’integrazione dei Paesi balcanici in Europa. Le chiediamo: quanta voglia di Europa c’è in Albania, oggi?

La gente ha voglia di Europa: ne è convinto più del 95% della popolazione, ma anche dei sindacati, della politica, dei corpi intermedi.
Siamo anche fortunati, in quanto l’Albania è stata accettata come membro dell’Otan (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord): fatto che ci ha dato piena abilitazione a giocare un ruolo per la stabilità.
In passato l’Albania era vista dagli europei come un Paese bunkerizzato, ma ora le cose sono completamente cambiate: siamo un Paese membro dell’Otan, stiamo lavorando per liberalizzare i rapporti, per creare partnership, per aprire all’Europa. E’ una strategia a tutto tondo.
Noi, come sindacato, abbiamo fatto dei piccoli passi importanti, per arrivare a obiettivi cardinali e portare sulle spalle le ragioni del popolo e dei lavoratori per quanto riguarda l’economia e lo sviluppo. E, nonostante la politica statale sia altra cosa rispetto al nostro ruolo sindacale, siamo riusciti a incidere molto nei cambiamenti in atto, anche sul terreno della cooperazione, per guidare il Paese verso il futuro. Per costruire piccoli ponti di pace, senza lasciare indietro nessuno.

Da esperto del mondo sindacale, come ritiene stia procedendo l’Albania sul terreno delle riforme e in materia di lavoro?

La nostra missione sta tutta nella realizzazione di questi obiettivi: ridurre le tensioni, la povertà, fermare l’emigrazione dei giovani fuori dall’Albania dando loro un lavoro. Su questo punto, in particolare, come sindacato stiamo facendo veramente molto per frenare il fenomeno delle migrazioni giovanili, ma c’è ancora tanto da fare per indurre le organizzazioni dei datori di lavoro ad assumere i nostri giovani in modo che non siano costretti ad andare all’estero; e, allo stesso tempo, bisogna che i nostri partner europei aiutino l’Albania sul terreno degli investimenti per la formazione professionale dei lavoratori.
L’Albania è prevalentemente un paese agricolo, ma ha anche un alto potenziale turistico (ancora non sfruttato): c’è bisogno di forza lavoro, e in questo non solo i giovani ma anche le donne debbono avere un ruolo fondamentale, specie nei lavori meno pesanti e più adatti a loro. Resta che per noi la chiave di tutto sta nella cooperazione, nella creazione di partnership e nel dialogo.
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