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  Una legge elettorale per l’Italia

Data di pubblicazione: Mercoledì, 25 Aprile 2012

TRAGUARDI SOCIALI / n.52 Marzo / Aprile 2012 :: Una legge elettorale per l’Italia

Politica e Società

In un recente editoriale sul Corriere della Sera il prof. Sartori ha severamente censurato l’indicazione del nome del premier sulla scheda elettorale delle elezioni politiche: “Mi auguro - ha scritto - che il prossimo sistema elettorale cancelli anche questa pericolosa birbonata”.
Certo, ci rendiamo conto che, nel nostro sistema istituzionale, l’indicazione del premier sulla scheda elettorale è “tecnicamente” poco più che un escamotage, ma non ci sembra che la si possa liquidare come “una pericolosa birbonata” da cancellare, comunque ed al più presto. Anche perché - e questa, in democrazia, è la cosa più importante! - la stragrande maggioranza degli italiani non sarebbe d’accordo.
In una delle ultime puntate della trasmissione Ballarò è stato diffuso un sondaggio che evidenzia come circa il 70% degli italiani non sia disponibile a rinunciare a quel diritto, ormai ritenuto “acquisito”.
Inoltre, sempre in base ai sondaggi più recenti, la fiducia nei partiti è ormai tracollata fino ad un misero 8%.
Senza voler, in nessuna maniera, sacralizzare i sondaggi, in questa situazione, l’idea di sottrarre agli elettori la possibilità di scegliere chi deve governare, per riconsegnare questo potere nelle mani degli attuali partiti, sembra davvero alquanto “bizzarra” e molto accademica.
Al di là delle disfunzioni gravissime di un “bipolarismo feroce”, come quello che abbiamo vissuto in questi anni, è evidente che gli italiani hanno ormai positivamente metabolizzato una cultura politica bipolare e che non intendono tornare indietro.
I sondaggi che abbiamo citato sono un preciso indicatore in questo senso. E’ solo tenendo conto di questi dati di fatto che si può porre mano seriamente ad una nuova legge elettorale che deve, comunque, risultare capace di garantire che sia il voto degli elettori, e non le successive alchimie tra partiti, a decidere chi deve governare.
Salvaguardare e rafforzare la governabilità è oggi l’obiettivo principale che deve porsi chiunque abbia a cuore il bene comune e non soltanto l’esclusiva preoccupazione di sistemare le cose in termini funzionali agli interessi del proprio partito. La salvaguardia del bipolarismo e la sua maturazione in senso autenticamente riformista è assolutamente imprescindibile. Ma non è certo detto che per garantire governabilità e bipolarismo si debba, necessariamente, ricorrere ad un premio di coalizione così esorbitante come quello previsto dall’attuale legge elettorale. Esiste una significativa gamma di possibilità tecniche che possono garantire una forte logica bipolare senza indurre un effetto eccessivamente distorsivo dei risultati elettorali.
Bisogna, comunque, ricordarsi che la governabilità, da sola, non basta a rendere una democrazia solida ed autorevole. C’è anche bisogno di ricostruire un rapporto forte tra eletti ed elettori restituendo a questi ultimi la possibilità di scegliere i candidati in base alle loro capacità ed al loro spessore personale e morale. Se gli italiani hanno positivamente metabolizzato la cultura politica bipolare, bisogna anche realisticamente riconoscere che non hanno affatto metabolizzato - anzi contestano con forza – l’esproprio della possibilità di valutare e scegliere i propri candidati che l’attuale legge elettorale ha perpetrato ai loro danni. Anche sotto questo profilo va, peraltro, ricordato che la pura e semplice riesumazione delle preferenze non è affatto l’unico sistema per restituire all’elettorato la possibilità di conoscere, valutare e scegliere i propri rappresentanti.
I danni che la degenerazione delle preferenze ha causato nella fase terminale della prima Repubblica non possono essere dimenticati. Anche se questo non può, comunque, cancellare la realtà che la partecipazione, il radicamento territoriale, un solido rapporto fiduciario tra eletti ed elettori, sono la spina dorsale di una vera democrazia.
C’è bisogno allora di una nuova legge elettorale per l’Italia, capace di dare risposte positive a questi problemi. Più volte, in precedenza abbiamo segnalato che alcuni spunti potrebbero essere ispirati dall’attuale sistema elettorale spagnolo. Infatti, creando circoscrizioni elettorali molto ridotte territorialmente si consente agli elettori, salvaguardando il principio del proporzionale, di poter conoscere, valutare e scegliere i candidati al di là del meccanismo delle preferenze mentre, per altro verso, attraverso l’introduzione di un’adeguata soglia di sbarramento si tutela efficacemente il bipolarismo senza tuttavia escludere le presenze politiche territorialmente forti e radicate.
In questo contesto si potrebbero forse allora determinare le condizioni per un ritorno della “buona politica” e la ricostruzione di partiti capaci di essere, come diceva Moro, organizzazioni politiche radicate nel territorio e tra la gente “punto di passaggio obbligato dalla società allo Stato, dal particolare all’universale, dal fatto alla legge”.

Pier Paolo Saleri
Vicepresidente della Fondazione Italiana Europa Popolare
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