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  Da quest’anno il Senatore Toros è iscritto al MCL

Data di pubblicazione: Venerdì, 15 Novembre 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.62 Dicembre 2013 :: Da quest’anno il Senatore Toros è iscritto al MCL

Mario Toros: un ministro del lavoro che ha segnato un’epoca.

Non è semplice sistematizzare gli eventi che hanno contrassegnato una lunghissima vita in cui si sono intrecciati sentimenti, militanza, fede, battaglie, leadership, lavoro, famiglia, impegno sociale e politico, in quel turbinio di avvenimenti storici e culturali che ha contraddistinto il Novecento. Eppure Mario Toros, nato nel 1922 a Pagnacco, alle porte di Udine, lucidamente ripercorre la sua storia che coincide con quella di quasi un secolo del Paese: eletto deputato in tre legislature, al Senato in quattro, dal 1968 al 1972 per cinque volte sottosegretario al lavoro e alla Previdenza Sociale, per due volte Ministro senza portafoglio con delega ai problemi delle Regioni e per altre due a capo del dicastero del Lavoro. I presidenti del Consiglio con cui ha collaborato sono stati Rumor, Moro, Colombo, Andreotti, e con Ministri del Lavoro come Donat Cattin e Brodolini, padre dello Statuto dei Lavoratori. Gli archivi parlamentari conservano i resoconti dei suoi 79 interventi e ben 240 progetti di legge presentati nel corso delle sette legislature in cui è stato presente a Montecitorio e a Palazzo Madama. Mario Toros ha il dono di conservare e far convivere, pur avendo abbandonato la politica attiva dal 1987, umiltà e autorevolezza mantenendo quell’aura che possiede chi ha conosciuto il valore del potere quando è usato al servizio del prossimo. La sua storia politica è intessuta da una consapevolezza dei diritti e dei doveri dei lavoratori che può avere solo chi, poco più che adolescente, conosce la fatica del lavoro in una grande azienda metalmeccanica e non smette mai di studiare in quella scuola straordinaria “che è la vita”.
Toros cresce all’ombra della Chiesa e dei suoi sacerdoti, si confronta con la religione e l’Azione Cattolica che a quei tempi, per difendere e tutelare il proprio sistema valoriale, contamina ed è contaminata dalla politica.
Mario Toros è attivo su tre fronti: quello sindacale, quello del partito e nella Resistenza, partecipando alla lotta di liberazione nelle fila della Brigata Osoppo-Friuli.
Il suo impegno politico è totale e totalizzante. Dopo la scissione, nel 1948, della corrente cattolica delle ACLI e dei gruppi democristiani guidati da Giulio Pastore, nel 1950 nacque la Libera CGIL e Mario Toros ne fu tra i fondatori. Nel frattempo, candidatosi nella DC, fu eletto nel consiglio comunale di Tavagnacco e, nel 1950, fu consigliere e assessore della Provincia che allora comprendeva, oltre a Udine, anche Pordenone. Che il suo principale interesse fosse il mondo del lavoro, è testimoniato dai suoi incarichi parlamentari che, dal 1958, lo vedono fermamente incastonato in quell’ambito.
Il Ministro Toros dovette gestire le vicende più complesse e delicate in un momento in cui si stava ristrutturando il sistema produttivo italiano e aumentava la coscienza del proprio ruolo tra i lavoratori: sono gli anni delle grandi vertenze, dei grandi scioperi, compresi quelli del ’68 con la loro scia di lotta spesso incontrollata.
Tra le tante vertenze che dovette dirimere, ricorda quella con la Pirelli, i cui stabilimenti in Grecia avevano subito un blocco a causa di uno sciopero durissimo messo in atto dai lavoratori contro il potere autoritario dei colonnelli. Senza i pneumatici della Pirelli la Fiat di Torino aveva dovuto sospendere la produzione e solo un’attività di cesello a livello internazionale consentì che la situazione si sbloccasse riattivando la fornitura.
“Il lavoro è un bene prezioso che conferisce dignità all’uomo, che lo stimola a combattere”: Toros lo ripete nella totale consapevolezza che quelli che stiamo attraversando sono i tempi peggiori dal dopoguerra: la percentuale dei disoccupati sale pericolosamente, i giovani valutano se emigrare, è comparsa la categoria degli esodati, il lavoro qualificato o non c’è o è sottopagato.
Eppure ritiene ancora che i sindacati e la politica possano e debbano svolgere un ruolo fondamentale nella soluzione della crisi. Ma questi mondi ormai non dialogano o non si capiscono. Per Toros il problema principale sta nell’inadeguatezza dell’attuale classe politica. Lui, operaio-bambino, poi giovane e impaziente sindacalista, partigiano dell’“Osoppo”, sottosegretario e ministro, osserva disarmato l’attuale classe politica locale e nazionale: “Si è persa la qualità, la politica è diventata un mestiere, la passione ha lasciato il posto al carrierismo, una comparsata televisiva è considerata più importante di un risultato politico”.
“E il lavoro, il problema dell’occupazione ha qualche possibilità di essere risolto nel nostro Paese?”. Si guarda attorno, circondato dalle testimonianze della sua lunga vita: “I nostri politici non hanno più potere contrattuale nel mondo, non possono aspettare che le soluzioni si materializzino con attività di piccolo cabotaggio.
Bisogna andare dai grandi investitori internazionali, trattare alla pari, farsi spazio in Europa, uscire dalla dimensione localistica e nazionalistica e affacciarsi, senza timore, sul mondo intero”.
C’è qualcuno oggi che lo sappia fare?

Maria Bruna Pustetto
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