NOME UTENTE        PASSWORD  

Hai dimenticato la tua password?

Nell'ultimo numero di Traguardi Sociali:
Traguardi Sociali

Stai sfogliando il n.62 Dicembre 2013

Leggi la rivista in formato pdf Cerca numeri arretrati in archivio
.PDF Numero 62 (2384 KB) Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali

  “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”

Data di pubblicazione: Martedì, 26 Novembre 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.62 Dicembre 2013 :: “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”

Intervista a Mons. Giancarlo Perego, Direttore della Fondazione Migrantes

Mons. Giancarlo Perego è uno dei massimi esperti di migrazione. Direttore Generale della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della CEI, è uno dei massimi artefici dell’impegno della Chiesa in favore dei diritti degli emigranti e dei rifugiati, e contro lo sfruttamento dei più poveri. Con lui – che sarà uno dei relatori al convegno che si terrà a Malta il prossimo 2 e 3 maggio, organizzato dal MCL in collaborazione con i partners maltesi – abbiamo parlato di flussi migratori e di politiche italiane ed europee, per una visione a tutto tondo della situazione che è una delle emergenze del momento.

Il 19 gennaio 2014 la Chiesa ricorda il centenario della Giornata mondiale delle migrazioni: a cento anni dalla sua istituzione, qual è a suo parere un bilancio possibile, anche alla luce delle nuove emergenze in atto in tutto il mondo?
La Giornata per i migranti nasceva in Italia, sotto il Pontificato di Pio X, e dietro sollecitazione anche di vescovi come Scalabrini e Bonomelli, allo scoppio della prima guerra mondiale e di fronte al dramma di tanti profughi e rifugiati, soprattutto italiani che, emigranti all’estero, perdevano ogni cosa ed erano costretti a rientrare in Italia. Una giornata, pertanto, di solidarietà, a cui si aggiungeva anche la necessità di pregare perché crescesse nella Chiesa l’attenzione all’altro, al diverso.
Successivamente, nel 1952, da nazionale la Giornata divenne mondiale. Dal 1968 ad oggi fu sempre accompagnata da un tema e da un messaggio della Santa Sede prima e poi del Papa: il primo messaggio del 1968 aveva come tema “Per la Chiesa non ci sono frontiere. Emigrazione: incontro di fratelli”. Il messaggio per la prossima Giornata del 2014 è: “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”. Come si può vedere dal primo all’ultimo messaggio, in questi anni il magistero sociale della Chiesa è stato arricchito dall’attenzione alla persona migrante per motivi economici o per motivi politici e, ultimamente, ambientali, affrontando sempre i temi e i problemi nuovi di una globalizzazione delle migrazioni che interessa ormai nel mondo 232 milioni di persone.
Ultimamente, poi, l’attenzione è andata particolarmente alle migrazioni forzate – come si può vedere anche da un recente documento del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti e Cor Unum – in particolar modo alle vittime di tratta, per sfruttamento lavorativo o a scopo sessuale, ai rifugiati e richiedenti asilo in fuga da ventidue guerre in atto o alle persone costrette a lasciare il proprio Paese dalle oltre trecentosessantacinque calamità naturali gravi che hanno colpito il mondo in questo decennio.

C’è nella Chiesa italiana una sensibilità nuova verso il problema delle migrazioni. Sempre in prima fila per aiutare chi arriva e per stare al fianco di coloro che se ne vanno: spesso un lavoro silenzioso ma prezioso. Cosa sta facendo la Chiesa in concreto?
Il lavoro della Chiesa in Italia per le migrazioni si muove su due direttive che già Paolo VI indicava nell’enciclica “Evangelii nuntiandi” del 1975: evangelizzazione e promozione umana. L’evangelizzazione porta necessariamente a valorizzare l’esperienza, in immigrazione, della presenza di circa un milione di cattolici di altre nazionalità, seguiti da 750 comunità e da 1500 sacerdoti non italiani; e, in emigrazione, ad accompagnare quasi quattro milioni e mezzo di italiani nei diversi Paesi del mondo, con circa 400 sacerdoti diocesani e religiosi. L’evangelizzazione si apre al dialogo ecumenico, in particolare verso il milione e mezzo di ortodossi presenti in Italia e i 300.000 riformati; come anche al dialogo interreligioso con il milione e 600mila musulmani e il milione di altre persone che credono in almeno 189 altre religioni o sette. La promozione umana porta a lavorare per i diritti delle persone migranti, in collaborazione con associazioni e movimenti – come appunto il MCL –, e le istituzioni, con un’attenzione al tema dei diritti dei lavoratori, la protezione sociale e umanitaria, il diritto all’asilo, il diritto al ricongiungimento familiare, a promuovere cittadinanza e integrazione, evitando che le migrazioni siano un motivo di lotta o conflitto sociale e combattendo ogni forma di discriminazione sociale e culturale. In questo tempo di crisi e di lotta alla povertà crescente, il lavoro della Chiesa è anche assistenziale, a tutela del minimo vitale, ma anche contro ogni forma di sfruttamento.

L’orrore per la recente tragedia di Lampedusa sembra già essersi affievolito. Dopo tante parole più nulla?
Papa Francesco, nella sua visita a Lampedusa aveva invitato a vincere l’indifferenza e, dopo la tragedia dei 366 morti del naufragio del 3 ottobre 2013, ha gridato ‘vergogna’. Credo che il nostro Paese giustamente abbia chiesto all’Europa di crescere nella solidarietà, oltre che nel controllo del Mediterraneo. L’Italia, però, sarebbe stata più credibile se si fosse presentata in Europa con una legge sull’asilo e con un piano di asilo nazionale organico, che ancora mancano; se si fosse presentata con un Centro di accoglienza ristrutturato e capace di ospitare 900 persone, anziché, come è, da tre anni lasciato in disuso per la maggioranza degli spazi e capace di ospitare solo 250 persone. Il Presidente della Migrantes, S.E. Mons. Montenegro, è stato a Bruxelles in questi giorni per incontrare le figure istituzionali e richiamare l’urgenza di un’Europa attenta a una delle sue porte d’ingresso, qual è Lampedusa.

L’Europa e il controllo delle frontiere nel Mediterraneo: molti problemi sono causati anche dal venir meno della cooperazione internazionale. Ma è davvero tutta colpa della legge Bossi-Fini o si sta giocando sulla pelle dei più poveri per ricercare un consenso politico?
Non solo in Italia ma anche in Europa, purtroppo, il tema delle migrazioni è stato affrontato guardando più ad aspetti ideologici che alla realtà e ai problemi concreti.
Caritas e Migrantes da ventitré anni, anche con il loro ‘Rapporto immigrazione’, hanno cercato di aiutare la politica ad affrontare il fenomeno delle migrazioni a partire dai numeri e dalle situazioni reali. Oggi in Italia ci sono cinque milioni di persone di altri Paesi, che stanno cambiando il mondo del lavoro, la scuola, la famiglia, la Chiesa e la città; così come trentacinque milioni di migranti in Europa stanno modificando il volto di questo Continente a grande attrazione migratoria.
L’Europa deve considerare il Mediterraneo il proprio mare e controllarne non solo le frontiere, ma anche i cammini di tante persone che provengono oggi dall’Africa e dal Medio Oriente dove, anche per colpa degli interessi europei, sono in atto ancora venti guerre. Al tempo stesso, se si vuole tutelare il diritto delle persone di rimanere nel proprio Paese, occorre sviluppare una cooperazione internazionale che invece si è indebolita in questi ultimi anni in Europa – che sta destinando meno risorse allo scopo –, ma anche in Italia (-20%). Non si può lanciare slogan come ‘aiutiamoli a casa loro’ e poi diminuire in questi anni gli aiuti alla cooperazione, che invece, di fatto, è sostenuta dai 7-8 miliardi di rimesse degli immigrati in Italia.

Gli italiani sono tornati ad emigrare: molti per colpa della crisi cercano un lavoro all’estero, altri partono per approfondire gli studi e imparare una lingua.
Poi però, sempre più spesso, ci sono problemi di cui pochi parlano: sono troppi i giovani italiani in carcere nelle più grandi capitali europee, spesso abbagliati dal fascino dei facili guadagni o vittime della droga. Che fare?
Il saldo migratorio italiano che a metà degli anni ’70 era diventato finalmente positivo – cioè erano più gli italiani che rientravano di quelli che partivano – è tornato dal 2011 ad essere negativo, con la partenza di oltre 100.000 persone e il rientro di poche migliaia.
Protagonisti, come sempre, di questa nuova stagione migratoria sono i giovani tra i 25 e 35 anni, lavoratori e studenti. La solitudine, la difficoltà economica, l’insuccesso di alcuni giovani, accanto al successo di altri, conducono anche a forme di devianza che ha portato all’estero 3000 giovani italiani in carcere.
Credo che sia importante che le nostre sedi, sia delle missioni come delle associazioni e movimenti, siano luoghi di accompagnamento, consiglio, sostegno per chi arriva dall’Italia in un altro Paese. Credo anche che il welfare sociale italiano, attraverso il Ministero degli Esteri, non debba far venir meno forme di aiuto e di tutela a favore dei migranti giovani in situazione di povertà.

Il MCL è molto attivo nel sostenere il dialogo euro mediterraneo e nel favorire la crescita del ruolo delle organizzazioni sociali anche nelle zone più svantaggiate del Mediterraneo. Cosa si può fare ancora per rafforzare una presenza e favorire un’integrazione libera da pregiudizi?
Conosco e apprezzo il lavoro culturale e sociale che il MCL sta costruendo nel Mediterraneo con i diversi partner. Vedo in questo lavoro la riproposizione dei colloqui sul Mediterraneo, la felice intuizione del santo sindaco di Firenze Giorgio La Pira. Credo sia importante favorire la conoscenza reciproca delle organizzazioni sociali che operano nell’area del Mediterraneo, per continuare un percorso di giustizia sociale e di pace, premesse fondamentali per far incontrare – anche dopo le primavere arabe – esigenze comuni e stimolare l’Europa a rileggere la sua identità non solo sul piano economico, ma anche sociale e culturale.

Fiammetta Sagliocca
 Torna ad inizio pagina 
Edizioni Traguardi Sociali | Trattamento dati personali