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  L’immigrazione come opportunità

Data di pubblicazione: Mercoledì, 23 Febbraio 2005

TRAGUARDI SOCIALI / n.14 Gennaio / Febbraio 2005 :: L’immigrazione come opportunità

di Fiammetta Sagliocca


Una sfida del nostro tempo: dialogo a più voci nel Mediterraneo


L’IMMIGRAZIONE COME OPPORTUNITA'


       Immigrazione e integrazione come occasioni per costruire una società pacifica, che dalle diversità sappia trarre ricchezza non solo economica ma anche culturale e sociale: questi i temi al centro della due giorni di dibattito organizzati a Lecce dal Movimento Cristiano Lavoratori, in collaborazione con    Eza, Ucem e con il contributo dell’Unione Europea. Un’occasione per mettere a confronto preoccupazioni e speranze di centinaia di rappresentanti del mondo religioso, politico e sindacale provenienti dai vari Paesi, non solo Ue, che affacciano sul Mediterraneo.

       Un appuntamento servito anche a lanciare proposte forti, come quella del presidente Mcl, Carlo Costalli, che ha invocato la “necessità di regolamentare i flussi migratori, per adeguarli da un lato alle reali necessità del mondo del lavoro, ma anche alla sostenibilità da parte della società italiana. Il nostro sforzo – ha spiegato Costalli deve essere rivolto a creare una cultura dell’accoglienza e della coesione sociale. Per questo vanno create condizioni di vivibilità e di comunicazione fra noi e le persone che da noi vengono a vivere. Quindi lingua, lavoro regolare, abitazione dignitosa: questi i caposaldi per una buona immigrazione nel nostro Paese da parte dei cittadini provenienti dal sud o dall’est del mondo”.

       Del resto l’arrivo in Europa di popoli profondamente diversi per cultura, storia e religione, è ormai un dato di fatto con cui misurarsi: “Oggi in Italia ci sono oltre 2,5 mln. di immigrati regolari che, con i ricongiungimenti familiari, diventeranno presto circa 3 mln. E’ oltre il 5% della popolazione italiana residente”, questi i dati riportati dal sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano. Secondo Mantovano “la legge Bossi-Fini ha prodotto alcuni significativi miglioramenti”, con “l’uscita dall’emergenza immigrazione”. “Gli sbarchi che ancora oggi abbiamo, soprattutto in Sicilia, sono cosa ben diversa dai gommoni che attraversavano il canale d’Otranto o dalle carrette del mare che portavano migliaia di disperati sulle coste calabresi”. Certo, ancora rimane molto da fare, ha aggiunto, “ma oggi siamo entrati nella seconda fase: dall’immigrazione siamo passati all’integrazione”.

      Insomma, in una società che si sta misurando con le difficoltà di realizzare una reale armonia basata sul rispetto reciproco, siamo davanti all’evidenza che non basta più solo un atteggiamento ‘buonista’, aperto a tutto e a tutti, per creare un dialogo reciproco, ma servono anche regole di convivenza precise e condivisibili, insieme alla chiarezza degli obiettivi da raggiungere. Questo in sostanza è quanto ha indicato l’europarlamentare e sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone, secondo la quale “la partecipazione attiva degli immigrati alla vita del Paese che li ospita deve essere una fase transitoria e non di integrazione permanente, in modo tale che gli immigrati costretti oggi a lasciare le loro terre per necessità, possano un giorno farvi ritorno per portarvi ricchezza e cultura. Per far questo – ha proseguito – serve una politica di formazione studiata anche sulla base di un’attenta conoscenza delle esigenze dei territori di provenienza degli immigrati”.

       Secondo Don Cesare Lo Deserto, direttore del centro di accoglienza di San Foca Melendugno, che di esperienza ‘sul campo’ ne ha da vendere, bisogna evitare che i Paesi ricchi sfruttino l’immigrazione per i propri interessi economici. “Sostenere gli immigrati e dialogare con i politici”, ha detto, aggiungendo che oggi l’immigrazione è sempre più un problema al femminile: “Oltre il 47%   dell’immigrazione mondiale è femminile”.

       Molte ombre, insomma, ma anche grandi opportunità da cogliere, come ha ricordato il Presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, che considera l’immigrazione una “questione decisiva per il nuovo sviluppo anche dell’intera Ue: nel 2111 partirà l’area di libero scambio nel Mediterraneo e avremo la possibilità di svolgere un ruolo da protagonisti all’interno dell’intera area”.

       “In questa prospettiva, ha continuato Fitto, sono stati già avviati dei programmi specifici, comunitari e non, per consolidare i processi di sviluppo e realizzare una coesione che non sia più solo un fatto economico, ma di integrazione sociale a livello transterritoriale, per la crescita democratica di tutti i Paesi che affacciano sul bacino mediterraneo e che vivono questa emergenza. Costruire un Mediterraneo democratico è interesse dell’Italia, del Mezzogiorno e della Ue”.


Fiammetta Sagliocca

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