NOME UTENTE        PASSWORD  

Hai dimenticato la tua password?

Nell'ultimo numero di Traguardi Sociali:
Traguardi Sociali

Stai sfogliando il n.83 Marzo / Aprile 2017

Rivista in pdf non allegata

  La ricorrenza: sessant’anni dai Trattati di Roma

Data di pubblicazione: Domenica, 5 Marzo 2017

TRAGUARDI SOCIALI / n.83 Marzo / Aprile 2017 :: La ricorrenza: sessant’anni dai Trattati di Roma

Abbiamo bisogno di più Europa

Il 25 marzo 1957, in Campidoglio, fu l’inizio di una grande sfida: furono firmati a Roma due trattati con i quali si costituì la Comunità Economica Europea e la Comunità Europea dell’Energia Atomica.
Da allora, con il processo che dette vita alla storia della moderna integrazione Europea – passando poi per il trattato di Amsterdam e quello di Lisbona – l’Unione Europea è oggi un insieme di 27 Paesi che concretizza la consapevolezza che la pace e la democrazia sono, innanzitutto, il frutto della capacità di rispondere alle sfide della storia.
E l’Ue ha saputo rispondere ponendo al centro la dignità della persona umana, la libertà e la giustizia sociale.
Ancora oggi è in questa azione politica che trova il suo baricentro la famiglia, che costituisce il baluardo essenziale per implementare quello stato di diritto che è, con i nostri principi democratici, patrimonio indelebile per tutti noi cittadini europei. Noi oggi viviamo il più lungo periodo di pace della nostra storia!
Il primo dovere che scaturisce dalla celebrazione di questa ricorrenza storica, è “ricordare che la pace e la democrazia non sono scontate”.
La difficile situazione dei nostri tempi è frutto di condizionamenti economici e finanziari cui si somma una forte crisi valoriale ed etica.
Da qui nasce doverosa la domanda: che Europa vogliamo per il nostro futuro?
La Brexit non è la risposta giusta per continuare a costruire “il nostro domani insieme”: da soli ci saremmo già persi nella complessità delle sfide – e lo vediamo chiaramente se pensiamo a quella migratoria, oltre che a quella economica -.
Oggi è necessario dare risposte forti ed unitarie a questi processi - da quello economico, migratorio e demografico -: solo così potremo far diventare la nostra Unione, una vera “Unione dei cittadini”.
Consapevole di questo, il MCL è sempre più Europeista. Crede che si possa migliorare la prospettiva di crescita sociale, civile ed economica, solo se “insieme” si cercherà di proiettare nel futuro un supplemento di azione politica che, con intelligenza, trovi la forza per ridimensionare il peso eccessivo della burocrazia e si concentri sulla voce della gente.
Dobbiamo essere più vicini al popolo, senza cadere nella trappola del populismo, cercando di recepire quelle istanze che chiedono più giustizia sociale, più lavoro, più opportunità per tutti, e lavorando per risolvere i problemi. Questa è l’Europa che vogliamo: vicina alla gente e capace di politiche inclusive.
Sicurezza e libertà sono i due pilastri fondamentali per rafforzare la nostra Unione.
Le attese dei cittadini e la qualità della libertà, ci impongono “più Europa”: e più Europa oggi è necessaria in campo fiscale, sociale e militare. La stagione dell’economia sociale di mercato deve essere riaggiornata, ma deve ancora costituire il cuore del nostro modello di vita in Europa. La priorità alla lotta burocratica, deve essere quindi accompagnata da una stagione che riporti la politica al centro del suo ruolo naturale.
Non possiamo solo recriminare la perdita di ruolo a vantaggio del “mondo economico”: dobbiamo riaprire il dialogo con i cittadini, un vero dialogo per ascoltare e riuscire a ricentrare l’azione del Parlamento, con una capacità di incidere sulle politiche contro la disuguaglianza sociale, contro la disoccupazione e per uno sviluppo più omogeneo.
Il futuro dei giovani non può, pertanto, che essere la preoccupazione primaria nella celebrazione del Campidoglio! La generazione Erasmus oggi ci chiede il coraggio per migliorare ancora nel settore della formazione e dell’occupazione; ci chiede un “lavoro degno” ed in sostanza ci dice che la “strategia 2020” non ha raggiunto gli obiettivi previsti.
Ricordare la storia è sempre un fatto importante ed è nella storia che noi oggi possiamo trovare le risposte necessarie per respingere le diverse posizioni – populiste ed arroganti – che illudono tutti promettendo un “ritorno” ad una stagione che non può più tornare; ed è sempre grazie all’insegnamento della Storia che possiamo evitare di cadere nella trappola dei nazionalismi che sembrano riaffiorare in sottofondo.
Solo chi è “europeista vero” ha titolo oggi per chiedere correzioni di rotta a questa Europa che, come dice Papa Francesco, “si è sempre protesa verso l’alto e che deve ritrovare il senso delle sue radici per ricostruire insieme attorno alla sacralità della vita un’Europa protagonista”.

Pier Giorgio Sciacqua
 Torna ad inizio pagina 
Edizioni Traguardi Sociali | Trattamento dati personali