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  A Napoli il Convegno delle Conferenze Episcopali del Sud

Data di pubblicazione: Lunedì, 20 Marzo 2017

TRAGUARDI SOCIALI / n.83 Marzo / Aprile 2017 :: A Napoli il Convegno delle Conferenze Episcopali del Sud

Per Costalli “Un patto sociale per rilanciare il Sud”

Il tasso di mortalità delle imprese nel Mezzogiorno sta aumentando di anno in anno e parimenti il tenore di vita delle famiglie si è notevolmente affievolito: non necessitano i dati Istat per certificarlo.
In primo luogo occorre una visione strategica sul futuro del Mezzogiorno: senza di questa sono tardivi, e spesso inutili, tutti i provvedimenti una tantum.
Pubblichiamo di seguito una sintesi dell’intervento tenuto dal Presidente MCL, Carlo Costalli, a Napoli, nel corso del Convegno “Chiesa e lavoro: quale futuro per i giovani del Sud?”, organizzato ai primi di febbraio dalle Conferenze Episcopali dell’Italia meridionale, cui il Presidente Costalli è stato chiamato a dare il proprio contributo in rappresentanza del mondo dell’associazionismo cattolico.
Il tasso di mortalità delle imprese nel Mezzogiorno sta aumentando di anno in anno e parimenti il tenore di vita delle famiglie si è notevolmente affievolito: non necessitano i dati Istat per certificarlo.
In primo luogo occorre una visione strategica sul futuro del Mezzogiorno: senza di questa sono tardivi, e spesso inutili, tutti i provvedimenti una tantum.
Bisogna assolutamente invertire la rotta. Abbiamo avuto l’impressione che il Governo, una volta assolte le incombenze della sottoscrizione dei Patti, invece di assumere un ruolo guida si sia ritirato affidando alle amministrazioni la gestione del ‘dopo’. (…)
Occorre una cabina di regia che funzioni realmente, che sappia gestire i processi, che impedisca l’utilizzo non coerente dei fondi, che preveda il coinvolgimento delle istituzioni interessate e di tutti gli attori sociali ed economici presenti sui territori.
E va realizzato un vero e proprio “corridoio per il bene comune”, che colleghi l’intero Paese valorizzando le potenzialità e i punti di forza territoriali attraverso un reale progetto di coesione e sviluppo. (…) C’è bisogno di un nuovo patto sociale che abbia come unico obiettivo la rinascita economica e sociale del Mezzogiorno. (…) E creare una piattaforma logistica sul Mediterraneo che guardi ai Paesi del Nord Africa. (…)
Va, poi, ripristinato un sistema di legalità contrastando con tutti i mezzi e le risorse necessarie la criminalità organizzata e la corruzione che continuano a dilagare in molte aree. (…)
Questa sfida si può e si deve vincere, anche attraverso un nuovo percorso politico, economico ma soprattutto educativo. L’impegno educativo diventa ineludibile e va rivolto soprattutto ai giovani e alle loro coscienze, offrendo loro testimonianze reali di cambiamento, senza retoriche molte volte strumentali e fini a se stesse.
La migliore ricetta per l’occupazione e lo sviluppo rimane la crescita dell’economia e, con essa, la creazione di nuovi posti di lavoro svincolati anche da interventi economici di sostegno.
Occorre necessariamente ripartire dal lavoro: dignitoso, libero, creativo, partecipativo e solidale.
Il lavoro dignitoso è da sempre l’elemento primario che porta in sé il valore della partecipazione sociale (…). Se vogliamo evitare, o almeno ridurre, “la grande fuga” dei nostri giovani dal Mezzogiorno non c’è alternativa al lavoro dignitoso.
Perché ci possa essere vero sviluppo occorre agire ed agire insieme: politica e società civile, ognuno nel proprio ambito, ma entrambi legittimati nei ruoli e nelle decisioni.
Abbiamo estremamente bisogno di una politica che possa perseguire obiettivi di eguaglianza sociale, che possa ristabilire il ruolo primario e la presenza dello Stato quale subsidium alle comunità locali, ai corpi intermedi, a tutte le forze sociali e culturali.
Occorre riconoscere, però, il valore e l’importanza dei corpi intermedi, che devono prendersi le loro responsabilità, incrementare il confronto, la partecipazione. (…) Diversamente, continueremo ad avere un Paese a due velocità che inevitabilmente diventerà terreno fertile per il fiorire di egoismi locali contravvenendo al principio per cui “il bene comune è molto più della somma del bene delle singole parti”.
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