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  EMMAUS

Data di pubblicazione: Lunedì, 1 Marzo 2010

TRAGUARDI SOCIALI / n.39 Gennaio / Febbraio 2010 :: EMMAUS

Mons. Francesco Rosso

Con la festa liturgica del Battesimo di Gesù, si sono concluse le festività natalizie. La Chiesa è tornata al tempo ordinario che sarà interrotto dal periodo quaresimale e Pasquale. Il giorno 17 febbraio, mercoledì delle Ceneri, avrà inizio il tempo “forte” caratterizzato dalla preparazione alla celebrazione della Resurrezione di Cristo Signore.
Mi è caro sollecitare l’attenzione verso la parola di Dio di questo tempo, e in particolare al libro di Samuele, il primo dei due libri, dove al capitolo 3 racconta la chiamata di Samuele da parte del Signore. Samuele, nei giorni che il Signore fa sentire la sua voce, stava alla presenza di Eli ormai stanco, con gli occhi deboli; Eli stava dormendo al suo posto mentre Samuele dormiva nel tempio.
Samuele sente il Signore che lo chiama: “Samuele, Samuele”, poiché non ha riconosciuto la voce del Signore, corre da Eli e gli dice: “Mi hai chiamato, eccomi”. Questo avviene per ben tre volte e tutte le volte Eli dice: “Non ti ho chiamato, torna a dormire”. Ma dopo la terza volta Eli comprende che il Signore chiamava il giovane e gli suggerisce: “Torna a dormire, ma se ti chiamerà ancora, risponderai: ‘Parla Signore, perché il tuo servo ti ascolta’”. Così ha fatto. Il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.
Un passo molto bello!
Ci impone una riflessione. Il Signore chiama anche noi! Ma se non siamo stati capaci di fare l’esperienza di Dio, difficilmente riusciremo ad individuarne la voce, soprattutto a capire che è lì, al nostro fianco, che cammina con noi.
Ma anche dopo averne fatta l’esperienza, dobbiamo avere il coraggio di farla diventare testimonianza.
Prendere coscienza che il Signore si serve di noi per essere presente nella società. C’è una preoccupazione: la chiamata è personale, nominativa, come Samuele, è quindi un atto di fiducia che non possiamo lasciar cadere nel vuoto, nel vago, nell’indifferenza, nell’insensibilità! La risposta deve essere generosa e totale: “Parla Signore che il tuo servo ti ascolta”.
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