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  Il Marocco abolisce il reato di apostasia

Data di pubblicazione: Mercoledì, 1 Marzo 2017

TRAGUARDI SOCIALI / n.83 Marzo / Aprile 2017 :: Il Marocco abolisce il reato di apostasia

Prosegue il cammino del Marocco verso il riformismo e il pluralismo religioso

Con un documento intitolato “La via degli Eruditi”, e facendo riferimento a una fatwa del 2012, il Consiglio Superiore degli Ulema del Marocco, massima autorità religiosa del Paese, ha dichiarato che la pena di morte dovrebbe essere riservata a coloro che “tradiscono il loro Paese” e non a chi cambia religione.
Questa inversione vede l’apostasia “non più come una questione religiosa, ma una questione politica più vicina all’alto tradimento”. Una presa di posizione storica che vede il Marocco proseguire la sua coraggiosa strada verso il riformismo islamico.
Bisogna però fare prima una precisazione, perché in Marocco non è contemplata la pena di morte, ma basta allontanarsi dal Maghreb per notare come altri Paesi islamici condividono la pena capitale e, nel 2012, la decisione del Consiglio degli Ulema aveva già provocato perplessità.
L’interpretazione riconduce ad un hadit che recita “chi cambia religione uccidetelo”, gli Ulema del Marocco nella loro interpretazione non riportano solo una diapositiva di quella che era una religione del gruppo, ma interpretano l’epoca, con pratiche non rapportabili ai giorni nostri: “La comprensione più accurata, la più coerente con la legislazione islamica e la Sunna del Profeta, è che l’uccisione dell’apostata significava l’uccisione del traditore del gruppo, l’equivalente di tradimento nel diritto internazionale, gli apostati in quell’epoca rappresentavano i nemici della Umma proprio perché potevano rivelare segreti agli avversari”.
Rivedendo così le situazioni storiche in cui il Profeta aveva agito gli omicidi hanno avuto luogo per ragioni politiche piuttosto che religiose.
E’ con lo stesso argomento, a quanto pare, che il Consiglio Superiore degli Ulema ha fondato la sua nuova posizione.
Anche se il Corano non prevede alcun castigo terreno per coloro che rinnegano l’Islam, riservando soltanto ad Allah la facoltà di punire il “peccatore”, il problema è sempre l’interpretazione, che in Paesi come l’Arabia Saudita trova aderenza nella versione della pena capitale.
Per ragioni storiche il Marocco è un paese multiculturale, aperto alle altre religioni, impegnato da sempre nella lotta contro le correnti estremiste all’interno dell’Islam. La Monarchia si è detta favorevole a questo cambiamento e già nel 2011 il Re del Marocco Mohammed VI avrebbe voluto la libertà religiosa nella nuova Costituzione, in linea con la Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici, che permette la libertà di coscienza di cui all’art. 18.
Quindi parliamo di un Paese pluriconfessionale, a distanza di sicurezza da qualsiasi deriva radicale, che ha richiesto la vigilanza delle moschee e la formazione degli imam, che ha vietato la produzione e vendita dei burqua: un Paese che ha fatto negli anni del pluralismo religioso un segno distintivo, difendendo la propria visione di Islam moderato.
Il Marocco è riuscito a superare anche i grandi traumi che altri Paesi hanno vissuto, per esempio la Primavera Araba, che possa essere fonte di ispirazione per altri modelli democratici, contrastando l’oscurantismo islamico.

F. Zahra El Mourtadi
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