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  L’identità genera il dialogo

Data di pubblicazione: Lunedì, 18 Febbraio 2019

TRAGUARDI SOCIALI / n.93 Marzo / Aprile 2019 :: L’identità genera il dialogo

Speciale XIII Congresso

“Forti della nostra identità, attraverso il lavoro, costruttori di speranza in Italia e in Europa”. Un titolo programmatico e dichiarativo d’un impegno, quello del XIII Congresso del Movimento. L’assunzione di un compito, che può dirsi significativamente interpretato già nella tre giorni, dal 25 al 27 gennaio scorsi, all’Ergife Palace Hotel di Roma. Il MCL, nel solco della propria storia e lavorando comunitariamente alla lettura della circostanza storica senza accomodarsi nello spirito dei tempi, infatti, si è (pro)posto come innescatore di dialogo. “Porre l’accento sull’identità - come ha evidenziato il Presidente nazionale, Carlo Costalli - non significa fuggire il dialogo, ma proprio il contrario: solo chi ha ben presente chi è, può sviluppare autentico confronto”. Questo è avvenuto, nella giornata di apertura, con il premier Giuseppe Conte, guida di quel “governo del cambiamento” cui neanche in quest’occasione si sono occultate le diverse visioni di fondo e con Antonio Tajani, Presidente dell’Europarlamento, nel solco di una comune volontà di un rinnovato protagonismo dell’europeismo popolare.
In quest’anno di celebrazioni sturziane, che hanno riacceso i fari sulla questione del laico impegno politico dei credenti, il Movimento Cristiano Lavoratori ha dato visibile dimostrazione di come possa essere praticato il metodo indicato da Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e Presidente della Commissione Pastorale e Lavoro della Cei, al quale è stata affidata la prolusione d’apertura dell’Assise: “A partire dalla ricchezza della concezione cattolica che mette al centro la persona umana, il bene comune, la solidarietà e la sussidiarietà, a me sembra importante creare un’area che intervenga sui problemi più rilevanti della gente, come il lavoro. O dell’educazione, della pace, della vita, della natalità, visto che siamo in un inverno generativo. Un’area che faccia maturare certi temi e che sia un interlocutore a più ampio raggio”. Un agire in forza di ragioni presenti e di un giudizio originale, non nella stanca coazione a ripetere di nostalgiche formule.
Certo, riprendendo l’espressione che rimanda al grande Charles Péguy, scelta dal presidente Costalli nell’intervista di presentazione del Congresso rilasciata a questo giornale e pubblicata nel numero scorso, “a volte, per essere davvero presenti alle sfide del proprio tempo, tocca osare essere incontemporanei”.
E quest’organizzazione del laicato cattolico che non ha perso il gusto del confronto e della partecipazione che intermedia la base con i vertici, il centro con la periferia, incontemporanea lo è stata. Nulla è meno a ‘dimensione di tweet’, infatti, di un congresso con 700 delegati, eletti a partire dalle assemblee nei circoli sino alle assise territoriali e regionali, relazioni e repliche, interventi densi che tengono insieme il giudizio sul contesto storico e le valutazioni sulla vita interna di un corpo intermedio che genera opere, servizi e aggregazione che anima il territorio. Ma ancor meno recluso nell’effimero presentismo è stato il dialogo serrato generato dal mettersi in gioco di un’identità dinamica.
Come ha sapidamente fatto rilevare nel suo applaudito intervento lo storico leader laico di Comunione e Liberazione, Giancarlo Cesana: “d’altronde, il vostro nome stesso offre un metodo per tutti: movimento indica il dinamismo di una compagnia; il richiamo al lavoro, la persona in azione per cambiare la realtà, la realtà attraverso il cambio di sé; l’aggettivo cristiano, infine, il senso e la direzione al destino di quest’agire”. Ecco che “questa cosa è decisiva, quindi davvero utile a tutti: non è una faccenda nostra, ma una questione indirizzata al bene comune e alla Verità”.
Non piegarsi all’irrilevanza dei cattolici e all’atrofizzazione dei corpi intermedi richiede la capacità di porre in dialogo la propria identità. Liberi e forti, sapendo di avere un contributo di speranza da offrire. Il MCL, ancor più dopo il Congresso, si è incamminato su questa strada. E, come cantava Claudio Chieffo, “ cammina l’uomo quando sa bene dove andare”.

Marco Margrita
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