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  Presentato a Roma il IX Rapporto sulla Dottrina Sociale della Chiesa

Data di pubblicazione: Mercoledì, 14 Marzo 2018

TRAGUARDI SOCIALI / n.88 Marzo / Aprile 2018 :: Presentato a Roma il IX Rapporto sulla Dottrina Sociale della Chiesa

"Europa: la fine delle illusioni"

L'Europa intesa come modello di coesione sociale basato su valori cardine condivisi, quell’Europa unita sognata dai Padri fondatori, è davvero un modello ormai in crisi? Il grido di allarme viene dal IX Rapporto sulla Dottrina della Chiesa nel mondo, realizzato dall’Osservatorio Internazionale “Cardinale Van Thuân”: un momento di riflessione sulla realtà della Chiesa nel mondo, ormai divenuto un’attesa occasione di analisi e di approfondimento per il mondo cattolico, e che anche quest’anno è stato presentato a Roma, a cura del Movimento Cristiano Lavoratori in collaborazione con l’Osservatorio, il 9 febbraio scorso presso la sede di Radio Vaticana.
Quest’anno il Rapporto, significativamente intitolato “Europa: la fine delle illusioni”, ha focalizzato la propria attenzione proprio sullo sfilacciamento degli ideali alla base del sogno europeo, che pure ne avevano rappresentato il collante iniziale: “Non bisogna aver timore ad affermare che il progetto europeo è in gravissima crisi e che solo un radicale ripensamento di metodi e soprattutto di contenuti potrà cambiare una situazione che si sta dimostrando molto pericolosa per tutti”, ha affermato Mons.Giampaolo Crepaldi, Presidente dell’Osservatorio “Cardinale Van Thuân” nonché Arcivescovo di Trieste.
Secondo Crepaldi l’unica strada per uscire dall’attuale impasse è “una nuova evangelizzazione del continente, senza per questo dimenticarsi della Dottrina sociale della Chiesa”.
Un’analisi e una preoccupazione sostanzialmente condivise anche dal Presidente del MCL, Carlo Costalli: “C’è l’Europa e c’è l’Unione Europea - ha detto -. Le due cose non coincidono, la prima rappresenta il dover essere della seconda, di cui è il fondamento e il fine. L’Europa, come scriveva il cardinale Ratzinger, è prima di tutto un’idea e solo dopo un territorio con dei confini”. Quindi l’auspicio di un ritorno alle spinte ideali e ai “principi dell’umanesimo cristiano” che animò quei politici che diedero vita al progetto europeo in riposta agli orrori della Seconda guerra mondiale Ma facciamo un passo indietro. Quali sono le ragioni a monte della crisi europea? Molte, a detta degli intervenuti al dibattito: secondo il Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione De Gasperi, Lorenzo Ornaghi, la fine delle illusioni è legata al fatto che i progetti politici si sono “scontrati con la 1fine di molte ideologie che hanno segnato gli ultimi decenni”. Così, ha continuato l’ex Rettore della Cattolica, “la politica obliqua e pervasiva dell’Unione europea ha avuto come effetto quello di indebolire le società, molto più fragili adesso che in passato”.
La questione affonda le sue radici già nel Manifesto di Ventotene, “figlio di una visione illuminista” che ha dato il là a un approccio “assolutamente laico e orizzontale, il che spiega perché, in seguito, dall’orizzonte dell’Unione europea è sparita la spinta religiosa, specialmente quella cattolica”. Una visione che, secondo il Vicepresidente del centro studi Livatino, Alfredo Mantovano, ha “messo l’accento sulla radice ideologica delle istituzioni comunitarie, oggi sempre più arroccate nella loro burocrazia”. Occorre quindi, per Mantovano, “liberarsi al più presto di una scelta che appare sempre più forzata: la scelta tra un europeismo ottuso che obbliga i cittadini a votare norme inutili e un altro che propone soluzioni irrealizzabili come l’uscita dall’euro”.
Ritrovare la speranza basata sulle ragioni della cristianità che furono il collante della costruzione europea è quindi il primo compito che abbiamo di fronte: in questa direzione un messaggio di speranza è venuto dal Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali europee (Ccee), il quale ha sottolineato come “il Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo rappresenta un atto di amore verso l’Europa. Momenti di confronto come questo sono veri e propri atti di fiducia verso il nostro Continente e il suo futuro, affinché il continente possa ritrovare una sua unità”.
Per il Presidente del Ccee gli interrogativi sul “dove stiamo andando” che sempre in più si pongono, sono da considerarsi “segnali incoraggianti di un lento risveglio” e “queste domande sul futuro devono spingere noi cristiani a riprendere in mano la situazione in questo momento storico”.
Insomma, per dirla ancora con Mons. Crepaldi, “ci sono molti segni oggi di stanchezza per l’Europa delle procedure, mentre emergono bisogni di contenuti ‘naturali’ come la famiglia, la nazione, l’impresa a dimensione umana, la tradizione, la solidarietà vissuta nei corpi intermedi”. Ma “senza il respiro della nuova evangelizzazione, la presenza cattolica nel Continente europeo rischierebbe di sfociare nel qualunquismo”.

Fuammetta Sagliocca
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