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  Relazione del Presidente Nazionale a Milano

Data di pubblicazione: Martedì, 17 Luglio 2007

STAMPA E PUBBLICAZIONI / Documenti :: Relazione del Presidente Nazionale a Milano

Relazione del Presidente Nazionale Carlo Costalli presso il Convegno del 22 23 Giugno a Milano

CONSIGLIO GENERALE MCL
Milano, 22 - 23 Giugno 2007




RELAZIONE DEL PRESIDENTE NAZIONALE MCL
CARLO COSTALLI

    
Perché a Milano: ci riuniamo in questa grande città perché Milano è una delle poche vere e proprie metropoli italiane e risente delle contraddizioni delle grandi metropoli europee.

    Il problema della sicurezza è reale in tutto il Paese, ma è soprattutto nelle grandi città che è sentito da tutti gli strati della popolazione. A Milano il mercato del lavoro è sicuramente più vitale che nel resto del Paese e qua si sperimentano, prima, nuovi progetti, nuove riforme. Il MCL, un movimento che guarda all’Europa, è attento alle trasformazioni in atto, e si dovrà impegnare sempre di più per il rilancio e la riorganizzazione del Movimento nelle grandi realtà urbane, dove è necessario anche radicare di più i nostri servizi: lo stiamo facendo a Milano, ed essere qua è anche testimoniare vicinanza agli amici del Movimento impegnati a livello provinciale e seguire il loro lavoro; lo faremo in tutte le altre grandi realtà, metropoli.

La Famiglia priorità del Paese.

Abbiamo ancora negli occhi la grande manifestazione del Family Day; una manifestazione unitaria del mondo cattolico che ha riportato al centro dell’attenzione la Famiglia, fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. Una manifestazione che ha visto (lo dico senza trionfalismo), il MCL fra i 4/5 grandi attori principali dell’avvenimento: - lo siamo stati nel momento decisionale, nel periodo dell’organizzazione, lunga e faticosa, lo siamo stati per il numero di partecipanti (anche quelli del MCL, tanti, e da tutta Italia), lo siamo stati in piazza per quantità, per visibilità, (con bandiere, striscioni e gazebo), lo siamo stati per l’opportunità che il MCL, tramite il presidente, ha avuto nella “gestione” del palco (solo 6-7 organizzazioni hanno avuto lo stesso spazio: ed a noi non era mai successo!). Lo siamo stati nei giorni seguenti quando, fra pochi, abbiamo fatto proposte concrete. Il 12 maggio abbiamo messo (almeno per adesso) la parola fine ai Dico, rilanciando, in positivo, il ruolo della famiglia.

    La famiglia è un bene umano fondamentale dal quale dipendono l’identità ed il futuro delle persone e della comunità sociale. Solo nella famiglia fondata sull’unione stabile di un uomo ed una donna, e aperta a un’ordinata generazione naturale, i figli nascono e crescono in una comunità d’amore e di vita, dalla quale possono attendersi un’educazione civile, morale, religiosa. La famiglia ha meritato e tutt’ora esige tutela giuridica pubblica, proprio in quanto cellula naturale della società e nucleo originario che custodisce le radici più profonde della nostra comune umanità e forma alla responsabilità sociale.

    La famiglia non è solo un fatto privato: è una risorsa vitale della società. Infatti svolge funzioni sociali fondamentali: è l’ambiente privilegiato per la nascita e la formazione della persona, per la sua crescita ed educazione continua, per l’incontro ed il confronto fra generazioni, ed è produttrice di beni economici, psicologici, sociali e culturali per la collettività.
    
    La famiglia è il primo luogo della solidarietà e della gratuità nelle relazioni di cura delle persone, il che consente anche di sgravare grande parte dei costi sociali ed economici di interventi specifici su soggetti deboli e non autosufficienti.

    Siamo stati presenti anche alla Conferenza Nazionale per la Famiglia, organizzata dal Ministro Bindi, che si è tenuta a Firenze il 24-25-26 maggio scorso.

    Un meeting in cui si sono fatte molte analisi da parte di autorevoli esperti e con la “passerella” di tanti Ministri (compreso il Capo del Governo Prodi ed il Presidente della Repubblica Napolitano): uno sforzo notevole. Ma che deve produrre fatti, altrimenti è solo propaganda: il popolo del Family Day non può essere illuso. E la prima occasione è il DPEF: un’occasione per il Governo (diviso anche a Firenze!) per verificare se veramente fa sul serio e vuole far seguire alle analisi atti concreti in favore della famiglia.

    Con la presenza di tre ministri al Gay Pride e la vicenda dei patrocini, la nostra classe politica al Governo ha dato, in quei giorni, prova, spiace dirlo, di un incorreggibile cinismo: e questo non è certo di buon auspicio per le famiglie italiane e del popolo del Family Day.

     Verificheremo con grande attenzione dando, come sempre, giudizi sui fatti.

Ci stiamo avviando verso le Settimane Sociali.

    Abbiamo seguito il percorso preparatorio della CEI con i Seminari di Treviso e Bari, ai quali ha partecipato sempre una delegazione della Presidenza Nazionale MCL, (una delle pochissime organizzazioni ad essere sempre presente!).

    Ci prepareremo a questo importante appuntamento, che si terrà in Toscana (Pistoia e Pisa) a metà ottobre, anche con il Seminario Nazionale di Studi e Formazione che terremo a Senigallia dal 14 al 16 settembre, proprio sulle tematiche delle Settimane Sociali, ed a cui parteciperanno autorevoli relatori, ad iniziare da S.E. Mons. Miglio, Presidente del Comitato Organizzatore e del Comitato Scientifico delle Settimane Sociali.

    E’ il centenario delle Settimane Sociali: “agli occhi della storia, non si può non riconoscere che i cattolici hanno dato un apporto fondamentale alla Società italiana e alla sua crescita, nella prospettiva del bene comune”. E’ stato un apporto fondamentale ed imprescindibile nella storia del Paese e dobbiamo riaffermarlo con forza adesso che, verso i cattolici, le loro identità, le loro radici, le loro storie, alcuni settori della cultura e della politica stanno diventando intolleranti!

    Dobbiamo studiare con attenzione il documento preparatorio: alcuni capitoli, per esempio quelli su “I cattolici, il dibattito pubblico e l’impegno socio-politico”, sono di grande attualità e insegnamento per un movimento come il nostro, per i suoi dirigenti.

    Anche su questi contenuti ci prepareremo poi avviandoci alla Conferenza Nazionale Programmatica, che seguirà le Settimane Sociali, con un coinvolgimento delle Province e delle Regioni MCL nei mesi di ottobre/novembre/dicembre, per organizzare la Conferenza nelle prime settimane del prossimo anno. Un percorso che sarà approfondito e definito dal Comitato Esecutivo Nazionale, alla ripresa dopo le ferie estive.

    La Conferenza sarà l’occasione per una rilettura ed approfondimento delle tesi congressuali, che tanto successo hanno avuto (ed hanno) all’interno (e non solo) del MCL, e avrà al centro, due temi fondamentali per un Movimento come il nostro: l’EDUCAZIONE/FORMAZIONE ed il LAVORO. Ricorderemo anche i 35 anni della costituzione del nostro Movimento rileggendone il percorso, a tratti difficile, spesso entusiasmante, attualizzando le intuizioni, programmando il futuro.

    Stiamo attraversando un periodo di grandi trasformazioni politiche, sociali, economiche: un periodo che sembra interminabile.

    Tante sono le preoccupazioni e anche le paure.

    La questione di fondo su chi ci dobbiamo confrontare, inevitabilmente, è la visione antropologica.

    C’è chi ritiene non si debba destrutturate la società ma mantenere come punto costitutivo la famiglia e chi invece ha un’idea di società individualista e libertaria. Due visioni della società difficilmente conciliabili. Da qui dobbiamo partire: e dobbiamo scegliere. E di conseguenza (lo dico subito, chiaramente, e poi ci tornerò più avanti), “l’esigenza che in Italia ci sia una presenza organizzata dei cattolici in politica esiste ancora” (ha detto Pezzotta recentemente al Corriere della Sera): è un tema da approfondire attentamente.

    “Come si esprimerà non lo so ancora. Ma di certo è una necessità che si avverte fra la gente”. Non possiamo essere applauditi come cattolici, quando ci schieriamo contro la guerra, quando ci battiamo contro la fame nel mondo, contro la pena di morte, quando ci impegniamo per l’economia civile ed essere considerati oscurantisti, quando vogliamo valorizzare la famiglia e la vita. Per noi sono le facce diverse di un unico impegno sociale e politico.
RIFORME INDISPENSABILI PER RISPONDERE ALLE
SFIDE DEL FUTURO

    Le società moderne si distinguono soprattutto per gli elevati livelli di sicurezza acquisiti. Impresa, mercati aperti e competizione, sono i fattori essenziali della crescita economica e, come conseguenza, la condizione per finanziare e rendere sostenibile una sicurezza che viene soprattutto intesa come disponibilità di un buon lavoro e di interventi pubblici per la protezione da rischi di diversa natura. I conflitti politici e sociali delle società sviluppate sono sempre stati caratterizzati dalle aspirazioni della gente verso l’acquisizione di migliori livelli di reddito e di sicurezza. Nei tempi recenti questi conflitti sono per lo più caratterizzati dalla preoccupazione di non perdere i livelli di reddito e di prestazioni sociali acquisiti.

    Le ragioni sono evidenti: la competizione su scala globale e le innovazioni tecnologiche rendono più instabili lavoro e redditi. L’invecchiamento della popolazione aumenta i costi, e la sostenibilità, delle prestazioni sociali.

    Le società moderne rischiano il corto circuito tra le ineludibili ragioni della competitività – condizione per lo sviluppo e per il finanziamento delle prestazioni sociali – ed i problemi di consenso politico verso la riforma del Welfare.

    Questo, assai più del funzionamento dei sistemi elettorali (che comunque sono importanti), spiega l’instabilità dei sistemi politici e la difficile governabilità delle società sviluppate.

    Sulle possibili risposte da offrire a questa contraddizione si sono cimentati i vari riformismi politici, negli USA ed in Europa, al fine di ricercare nuovi possibili equilibri tra efficienza e sicurezza.

    Gli interrogativi di fondo sono rilevanti: quale tassazione accettabile, come riformare pensioni e sanità, come consentire ai cittadini di affrontare con adeguati strumenti i   nuovi rischi, se farlo con più o meno intervento statale. Sono solo alcuni dei tanti quesiti che interrogano politica e società alla ricerca di possibili soluzioni accettabili.

    Soluzioni miracolistiche non sono state trovate, ma alcune indicazioni provengono dai Paesi che, sia nel campo delle innovazioni economiche che in quello sociale, hanno ottenuto migliori risultati. Sono esperienze che ci consentono alcune riflessioni. Una prima riguarda la crescita dell’economia e della produttività. Questa è possibile se non vengono messe eccessive barriere alla capacità di intraprendere. Ciò non vuol dire solo meno tasse, ma anche superamento di rendita economica, e una burocrazia meno opprimente. Sono condizioni essenziali anche per evitare che i redditi del settore privato dell’economia, sottoposti alla pressione della competitività, non vengano ingiustamente taglieggiati dall’esigenza di finanziare costi pubblici e rendite private ingiustificate.

    Una seconda indicazione viene dall’esigenza di massimizzare la crescita dei posti di lavoro. Più redditi entrano nelle famiglie e più si gestiscono le reti basilari della solidarietà sociale. Questo richiede politiche specifiche per giovani, donne ed anziani, la cui occupazione cresce solo a condizione che scuola, servizi sociali, incentivi all’occupazione e forme particolari di rapporto di lavoro vengano mirati a questo obiettivo. Un elevato tasso di occupazione finanzia più agevolmente le spese sociali e diminuisce la domanda di prestazioni per sostegni al reddito. E per raggiungere questi obiettivi non è necessaria la revisione della legge Biagi facendo tornare “ingessato” il mercato del lavoro.

    Una terza riguarda la sostenibilità delle spese sociali. In nessun Paese occidentale cala la spesa sociale, per via dell’invecchiamento che aumenta le spese pensionistiche e sanitarie. Il problema è non renderla esplosiva (con il rischio di aumentare le tasse disincentivando la produzione e l’occupazione) e di riequilibrarla verso la popolazione non autosufficiente e gli investimenti formativi. Da qui l’esigenza di riformare la spesa sociale per pensioni ed anzianità, con un’attenzione particolare alle giovani generazioni e senza considerare un tabù il parlare di innalzamento dell’età pensionabile.

    Infine, vale la pena sottolineare che queste politiche fanno leva sulla responsabilità sociale dei cittadini e dei corpi intermedi. I risultati vengono perseguiti con il concorso di interventi normativi, contrattuali, responsabilizzando i cittadini attraverso la codificazione dei diritti e dei doveri verso l’utilizzo delle prestazioni sociali. E qui il Sindacato è in grave ritardo.

    I Paesi sviluppati che realizzano tassi di crescita più elevati e una spesa sociale più sostenibile (non di rado anche una migliore equità nella distribuzione del reddito) sono quelli che con più coraggio hanno intrapreso questi percorsi di riforma.

    Siamo una nazione che da oltre un decennio ha una crescita mediamente inferiore di un 1% del PIL, ogni anno, rispetto alle medie europee, ed ha il più basso tasso d’occupazione. Visto che altri Paesi, diversi tra loro, hanno ottenuto buoni risultati con politiche simili, potremmo trarre utili indicazioni al fine di migliorare le nostre performance nell’economia e nel sociale. E non guardare ad altri Paesi solo per le ragioni che “ci fanno comodo” guardare … e poi fare scelte ISOLAZIONISTE come quelle di non firmare (unici in Europa) il rapporto dell’OCSE; magari per non riconoscere che alcune riforme, fatte precedentemente, vanno nella giusta direzione.

    Dobbiamo fare un grande sforzo anche culturale d’innovazione sui temi della concorrenza e del mercato del lavoro. Non possiamo difendere lo stato assistenziale né lo stato interventista, ma il consumatore. La difesa del “pubblico” non ha senso se non c’è la difesa del consumatore. Oggi difendere il consumatore significa tener fede a quella che una volta si chiamava (noi la chiamiamo ancora così!), economia sociale di mercato: che non può però essere interpretata con le formule del passato.

    E non possiamo, per esempio, più tacere che uno dei freni allo sviluppo, ad un riformismo moderno, sono le corporazioni che in Italia sono potenti, organizzate in potentissimi gruppi di potere e di pressione. E affrontare questi temi, una politica moderna, non può non confrontarsi con i processi di liberalizzazione che devono essere finalizzati a condividere obiettivi di competitività del sistema produttivo, di adeguati standard di qualità e di contenimento dei prezzi. E, dobbiamo dirlo chiaramente, un passaggio obbligato è la liberalizzazione dei servizi pubblici e locali. Deve aprirsi finalmente nel Paese una riflessione seria sul fatto se sia giusto o meno che gli enti locali continuino a controllare completamente gas. luce, acqua, autostrade e soprattutto se questo risponde o meno alle esigenze dei cittadini che sono quelle di avere servizi efficienti al costo migliore. E quanto questo sistema di potere aumenta i “cosiddetti costi della politica”, cui sembra, la sinistra, da un po’ di tempo, ha iniziato a richiamare l’attenzione. Un tema importante ma quanto questa politica clientelare (anche della sinistra), con una miriade di consigli di amministrazione, anche nelle municipalizzate, ha contribuito ad aumentare tali costi?

    Su tutti questi temi ci confronteremo proprio avviandoci alla Conferenza Programmatica: dalla crisi della politica alle difficoltà del Sindacato (ma sta veramente meglio, questo Sindacato, incapace di auto-riformarsi, della politica?), dall’importanza del lavoro (chiave essenziale) ad un’attenzione maggiore alla sicurezza dei posti di lavoro, al ribadire la centralità delle “questioni educative”.

    “Educazione e formazione sono la risposta più grande di cui disponiamo per bloccare e rovesciare quei processi, all’apparenza inarrestabili di scomposizione dell’esperienza umana” ha detto il prof. Ornaghi a Verona.

    E ci confronteremo (come già detto) riapprofondendo le tesi congressuali ancora attuali e che vi consiglio di rileggere attentamente nei mesi estivi.

Ed è per tutte queste considerazioni che credo che per i cattolici in politica è “l’ora del risveglio”. “E’ forte (come già detto) questa esigenza”. E, sempre Pezzotta: “Come si esprimerà non lo so ancora. Lo dico così senza volermi contrapporre a nessuno. E mi pare proprio che il Partito Democratico, per come si sta costituendo non dia una risposta”. (E’ sempre Pezzotta: NB). E su questo tema vi segnalo anche   l’intervista dell’ex Segretario del Partito Popolare Gerardo Bianco a Traguardi Sociali. Ed è un’esigenza che parte dalla difesa dei “valori non negoziabili”. Dice il S. Padre (testualmente):

“Vale per tutti i battezzati, ma s’impone con particolare urgenza nei confronti di coloro che, per la posizione sociale e politica, che occupano, devono prendere decisioni a proposito di valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo ed una donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in tutte le sua forme. Tali valori non sono negoziabili. I politici sono chiamati a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondanti della natura umana e i Vescovi sono tenuti a richiamare costantemente tali valori.”

Non c’è dubbio che il massimo dell’incoerenza e della miopia politica è la dissociazione tra fede e politica, operata da chi ha privilegiato la cosiddetta scelta religiosa, forzatamente distaccandola dall’esercizio della politica come se fosse in contraddizione con essa.

E’ necessario lavorare per un assetto politico più congeniale alle vere esigenze del paese, superando l’attuale, assolutamente inadeguato, minoritario nel Paese, ed incapace di una politica che privilegi gli interessi generali: quanto avvenuto, per esempio, recentemente con il caso Visco (ed i risvolti che c’erano dietro!) ne è un esempio eclatante!

Occorre aprire ad un’iniziativa che unisca quanto rappresentato dal popolo in Piazza S. Giovanni (di cui il MCL è parte importante) al mondo produttivo, il bisogno al merito, le aspirazioni di giustizia ad efficienza, qualità e responsabilità. E con la consapevolezza che nessuno ha la rappresentanza politica “in TOTO” del Popolo di Piazza S. Giovanni; se non, almeno in parte, le grandi organizzazioni cattoliche (e il MCL fra queste) che hanno dato un contributo determinante alla riuscita della manifestazione.

Occorre pertanto riaffermare con forza la soggettività politica dei corpi intermedi e la loro trasparente autonomia. Occorre rafforzare la soggettività ed il ruolo politico del MCL, che in termini di autonomia ha tanto da dire e da dimostrare agli altri.

–    Adesso cari amici torniamo a parlare di noi, della nostra organizzazione, dei nostri servizi, della nostra adeguatezza a rispondere alle speranze che sono riposte in noi: all’interno ed all’esterno del Movimento. Non c’è dubbio che tante (e belle) sono le cose che abbiamo fatto anche in questi pochi mesi passati dall’ultimo Consiglio Generale: anche oltre la grande presenza sia quantitativa, sia in termini di proposte, al Family Day (e che trovate nell’ampia Rassegna Stampa di soli due mesi). Dal Convegno che ha avuto un grande risalto e un importante seguito degli amministratori locali, all’importantissimo Seminario internazionale, sul “Dialogo Euro-Mediterraneo” che ha visto la presenza di relatori, altamente qualificati, all’attività all’Estero: dalla Conferenza Internazionale sui Balcani a Sarajevo (che qualifica il nostro impegno nella cooperazione internazionale) all’importante Congresso di rilancio del MCL della Germania.

Ma non è il caso di “covare sugli allori”:
–    essere esigenti con sé stessi e con gli altri è un difetto (?) di questa Presidenza.
Tante sono le attese e le speranze che sono riposte in noi che qualche volta ci preoccupano e che comunque dobbiamo cercare di non deludere: portando il nostro mattone … .

    Due sono le priorità su cui concentrarci nei prossimi mesi:

La formazione e l’attenzione alle politiche educative.

I giovani

Per la formazione non c’è dubbio che in questi ultimi anni è stato fatto un importante passo in avanti, ma vi chiedo di fare di più, soprattutto ai Presidenti provinciali: alcuni hanno già raggiungo un impegno considerevole, altri devono essere stimolati: lo faremo.

Per i giovani, una risorsa importantissima, cui dedicare sempre maggiore attenzione, (dico spesso). Con la definizione del nuovo Regolamento si apprestano, il 6/7 luglio, a celebrare la loro Assemblea Nazionale cui parteciperà anche S.E. il Card. Camillo Ruini (è un segnale da non sottovalutare). Ringrazio particolarmente Don Checco per lo stimolo e l’aiuto che ci ha dato (ed ha dato ai giovani) in questo percorso preparatorio. L’Assemblea è una tappa importante: di arrivo di un percorso, di partenza verso altri impegni, anche interni al Movimento. Chiedo ai Presidenti provinciali, lo chiedo con forza, di aiutare questo percorso, che è formativo ed organizzativo; e favorire l’inserimento dei giovani nel MCL a tutti i livelli

Emerge nei tanti dibattiti nella Presidenza Nazionale la necessità di rafforzare la nostra struttura (al centro ed in periferia) per meglio rispondere alle esigenze dei nostri associati in una società in grande trasformazione.

    Pertanto dobbiamo:

Rafforzare le nostre strutture regionali, anche attraverso forme di finanziamento: su questo tema siamo in colpevole ritardo, anche per la “non omogeneità” delle nostre realtà regionali e qualche difficoltà a “confrontarsi” con le realtà provinciali. Ci torneremo sopra nel percorso verso la Conferenza Programmatica.

Rafforzare, come già detto, la nostra presenza nei grandi centri urbani: Milano, Torino, Genova, ma anche Roma, Napoli, ecc.

    E’ là che alcuni problemi: - dalla sicurezza dei cittadini, alle nuove povertà -, sono più sentiti, più evidenti, più necessari di interventi.

    Dobbiamo fare (in parte lo stiamo facendo) uno sforzo maggiore per radicare i nostri Circoli, i nostri Enti di Servizio.

Dobbiamo dedicare più attenzione al decentramento Amministrativo ed al tema delle Autonomie locali. Abbiamo, come già detto, iniziato un lavoro organico; il convegno di marzo, con il coinvolgimento di tanti amministratori locali, e, soprattutto, il lancio del manifesto “dell’Identità Popolare” sono un messaggio di continuità. E’ la direzione giusta, rafforzeremo il coordinamento, lanceremo “un tavolo” che privilegi identità e valori. Vi invito intanto a sottoscrivere e far sottoscrivere il manifesto, facendolo conoscere in tutte le periferie.

Rilanciare con forza il ruolo formativo dei circoli (oltre che ricreativo ed assistenziale), e la loro “vicinanza” con le Parrocchie. Quello che stiamo facendo in questa direzione non è mai abbastanza.

–    I nostri Servizi
Ho detto più volte (forse fino alla noia) che non basta più parlare solo in termini di “pratiche di pensione” ed “assistenza fiscale” .

    Anche se su questi temi siamo sicuramente più efficienti.
I grandi Servizi Nazionali (SIAS, CAF, EFAL, ma anche FEDER.AGRI. e Federazione Pensionati) stanno facendo sicuramente alcune riflessioni importanti: hanno risolto alcuni problemi del passato, stanno facendo programmi per il futuro, con più attenzione al nuovo che avanza.

    Il Contratto Unico ci da la possibilità di una verifica organizzativa interna che possa portarci ad un salto di qualità. I nostri dipendenti e collaboratori più motivati sono un valore importante: ai dirigenti il compito di valutarne attentamente le opportunità. Il Contratto non può essere considerato, nell’Arcipelago MCL, un fattore solo economico. E’ sul territorio che va realizzata una vera politica integrata dei Servizi, attraverso un uso razionale ed efficiente dell’insieme delle risorse (umana, strumentali, finanziarie). I dirigenti centrali ed i Presidenti provinciali devono favorire, assecondare, questo progetto: segnalare laddove non avviene, dove la “conservazione” frena la crescita, dove posizioni personali non aiutano un processo di allargamento, coinvolgimento, trasparenza.

    L’attenzione verso il nuovo poi deve concentrarsi soprattutto su alcune “aree”, già più volte individuate, e sottolineate: i consumatori, gli immigrati, “l’assistenza” ai nuovi lavori, nuovi servizi in agricoltura, rafforzare l’impegno per la cooperazione internazionale. Alcune convenzioni fatte vanno in questa direzione … . Tutte aree verso le quali siamo proiettati e si inizia, in alcune zone del Paese, ad essere operativi: dobbiamo assolutamente andare in questa direzione, verso nuove aree di sofferenza, verso nuove opportunità, operando, partendo dalla “struttura”, l’esperienza, la professionalità, dei Servizi nazionali storici: che devono essere aperti a queste nuove prospettive. Questo comporta anche un’attenzione verso i “quadri tecnici”; un’attenzione che vuol dire ricerca di nuove professionalità qualificate e, nel contempo, dar vita ad un grande processo di aggiornamento, di formazione. E con una grande attenzione alle risorse finanziarie: la loro individuazione, la valutazione delle priorità, la trasparenza condivisa del loro uso.

    Cari amici, prima di concludere, un breve “passaggio” sul FORUM del Terzo Settore. In questi ultimi mesi (soprattutto dal cambio del vertice, con la “sostituzione” di Edo Patriarca), la sua attività è stata ampiamente deludente: sempre appiattito sulle forze governative, (e non terzo), senza idee, “nullo” nella vicenda, pur importantissima del 5 x mille, e ultimamente ha avuto anche una grave perdita di autonomia rispetto a vicende partitiche. E ciò   nonostante l’impegno di Di Matteo e qualche altro amico. Per adesso questa è solo una “denuncia” politica: per adesso … .

    E per concludere, come ho detto più volte, ci sono grandi attenzioni intorno a noi (ed i segnali sono tanti); attenzioni che non dobbiamo deludere.

    Ho detto al Congresso che avevamo, tutti insieme, riportato il Movimento in serie A. Dopo il Family Day e la scelta fatta (e noi sappiamo da chi!) di far “intervistare” dal palco solo sette presidenti di organizzazioni cattoliche, abbiamo raggiunto qualcosa di più della semplice serie A. Noi quel giorno abbiamo avuto alcune certezze: anche perché abbiamo visto quali movimenti hanno avuto, e quali non hanno avuto, tale privilegio! Non dobbiamo sentirci “soddisfatti”, “arrivati”, autoreferenziali: non è un risultato per noi ma “per gli altri”. Ma è un grande risultato: lasciatemelo dire! E’ un privilegio che altri Presidenti (anche più bravi, più “importanti” di questo) non hanno avuto! Ci stiamo affermando come un grande Movimento (anzi il Movimento) popolare della responsabilità e della partecipazione: e sono certo che avremo ancora, in futuro, attenzione e riconoscimenti, per il lavoro che tutti facciamo, per coloro che stiamo rappresentando.
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