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  Intervista con Maurizio Lupi, Vice Presidente della Camera dei Deputati

Data di pubblicazione: Venerdì, 20 Febbraio 2009

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TRAGUARDI SOCIALI / n.34 Gennaio / Febbraio 2009 :: Intervista con Maurizio Lupi, Vice Presidente della Camera dei Deputati

Articolo di Sabrina Trombetti

“Quello che ci sta a cuore è il bene del Paese. Per questo vogliamo realizzare una politica che sia seriamente al servizio dei cittadini e che risponda alle esigenze delle fasce più deboli”.
Esordisce così Maurizio Lupi, Vice Presidente Pdl della Camera dei Deputati, uomo vicino a Roberto Formigoni, quando gli chiediamo di tracciare un primo bilancio dell’attività svolta dall’Intergruppo Parlamentare per la   Sussidiarietà, una realtà ormai consolidata alla quale aderiscono più di 320 parlamentari di maggioranza e di opposizione (deputati e senatori) e che ha mosso i primi passi nel 2003. Conseguendo un notevole successo. Grazie all’impegno dell’Intergruppo in Parlamento, di cui Lupi è il fondatore, è stato possibile avviare un confronto vero sulle questioni maggiormente sentite dai cittadini, stanchi di assistere al teatrino della politica o a sterili diatribe. Importante il contributo offerto da alcune importanti Associazioni e Fondazioni bipartisan (oltre che la Fondazione Italiana Europa Popolare, la Fondazione per la Sussidiarietà, Fondazione Europa Civiltà, Fondazione Italianieuropei, Fondazione Magna Carta, Fondazione Nuova Italia, Fondazione Mezzogiorno Europa, Associazione Eunomia, Fondazione Craxi-Associazione Giovane Italia, Associazione Nens, Fondazione Formiche, Associazione Globus, Arel) .

On. Lupi, ci può indicare gli obiettivi principali della vostra iniziativa?

Ci proponiamo di lavorare su un terreno comune partendo da un assunto: le riforme istituzionali si fanno insieme per favorire lo sviluppo economico, sociale e politico del sistema-Italia. Ritengo che sia basilare che esse siano elaborate con il consenso più ampio possibile, ponendo fine a quel processo effettuato ‘a colpi di maggioranza’ i cui limiti non sfuggono a nessuno. L’Intergruppo oggi è diventato un punto di riferimento e di dialogo sui temi connessi alla sussidiarietà, principio fondamentale del nostro sistema istituzionale e sociale, definita in maniera timida nel titolo V ma che oggi deve trovare una applicazione completa e migliore. Al di là di sterili polemiche. Il fine che ci siamo prefissi di raggiungere sin dall’inizio è dunque quello di tradurre concretamente, attraverso l’azione politica, idee e contenuti che nascono da un dibattito franco e trasparente tra le forze politiche. Non ci ha mai interessato quindi parlare solo di temi astratti o di massimi sistemi ma di argomenti che hanno ripercussioni concrete sulla vita dei cittadini e che interessano da vicino il nostro Paese.

Nei mesi scorsi avete affrontato il tema delicato del federalismo fiscale con un dibattito che si è svolto alla Camera dei Deputati… Lei ha parlato
di sfida da affrontare. In quali termini?


Vorrei risponderle citando una ricerca effettuata dalla Fondazione per la Sussidiarietà e contenuta nel Rapporto 2007. Secondo questo studio, il 60,8
per cento degli intervistati sostiene che il federalismo possa consentire maggiore efficienza e minori sprechi. Questo significa che se dieci o quattordici anni fa il federalismo poteva sembrare una ‘fissazione’
di pochi, una battaglia combattuta da chi si riteneva all’avanguardia, oggi rappresenta un passo quasi obbligato. Richiesto ed apprezzato da gran parte del Paese. Considero pertanto un passo in avanti storico verso la modernizzazione l’avvenuta approvazione del disegno di legge sul federalismo.

Vi state anche battendo per una nuova politica fiscale basata sul principio di sussidiarietà che pone al centro la persona…

Sì, per noi è fondamentale rispondere concretamente e in maniera efficiente ai bisogni che emergono.
Questo sistema, dove pubblico e privato concorrono alla costituzione del bene comune, per funzionare, ha ovviamente bisogno di una nuova idea di fisco.

Presidente, ci può fare un esempio concreto in questa direzione?

Quello del 5 per mille a favore del volontariato e del no profit, misura questa introdotta in via sperimentale nella legge Finanziaria del 2006 e che in questi tre anni ha ottenuto un successo incredibile.
Il meccanismo è semplice: i cittadini, liberamente, decidono di destinare parte delle loro imposte alle associazioni del volontariato. In questo modo si evita la dispersione di quelle risorse che vengono
date direttamente a quelle realtà più efficienti e meritorie. Il federalismo fiscale rafforza questo principio favorendo la creazione di un fisco capace di sostenere e di valorizzare ciò che c’è. L’obiettivo del disegno di legge messo a punto dall’Intergruppo mira a fare avere una legge quadro al 5 per mille in modo che la misura sia stabilizzata.
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