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  Ritorna Retinopera

Data di pubblicazione: Giovedì, 30 Ottobre 2008

TRAGUARDI SOCIALI / n.32 Settembre / Ottobre 2008 :: Ritorna Retinopera

Ad Assisi un confronto fra le voci del cattolicesimo italiano


AD ASSISI UN CONFRONTO FRA LE VOCI DEL
CATTOLICESIMO ITALIANO


RITORNA RETINOPERA



       Ritorna Retinopera, e lo fa attraverso la realizzazione di una tre giorni di studio e approfondimento sul tema: “Bene comune, povertà emergenti e ricchezze negate”.

       Sede del convegno, Assisi – Sala Romanica del Sacro Convento.

      Qui le diciotto realtà del variegato mondo cattolico si sono date appuntamento per individuare strumenti e percorsi di azione all’interno della società italiana alla luce dei dettami della Dottrina sociale della Chiesa.

       L’obiettivo dichiarato di Retinopera è quello di “mediare la Dottrina sociale della Chiesa come forma di impegno dei credenti di fronte alla società, animando una originale soggettività del laicato cattolico e cercando vie di rinnovamento delle sue espressioni pubbliche”.

       La tematica delle povertà economiche vecchie e nuove, certamente, ma anche culturali e morali, non poteva non trovare l’accordo corale delle associazioni e dei movimenti presenti in Retinopera.

       Più problematico il percorso che intende ricercare le cause di tali povertà, le responsabilità, e capire il perché il concetto di bene comune si è andato via via dissolvendo, assumendo, al contrario di quanto affermato nel Compendio, proprio la caratteristica di “sommatoria di beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale”.

       Vi sono sicuramente implicazioni di natura politica, sociale, culturale e economica, ma allora – e la domanda l’ha posta anche il coordinatore Franco Pasquali - come mai un laicato cattolico che solo in Retinopera racchiude circa 5.800.000 associati, ossia il 10 per cento dell’intera popolazione italiana, non riesce a incidere fattivamente nelle scelte politiche del Paese?

       Forse una risposta l’ha fornita Mons. Crepaldi nella sua relazione: “quando questo impegno dei laici non c’è o è drammaticamente frastagliato, privo di unità di visioni e di convinzioni – il Papa a Parigi ha chiamato la Chiesa una comunità di convinzioni -, se ne paga un prezzo salato anche sul piano dell’unità ecclesiale”.

      Lo stesso Mons. Miglio ha ribadito con forza la necessità di “riacquistare consapevolezza, motivare con ragionevolezza il perché di un impegno nella politica e nel sociale attraverso una nuova fisionomia laicale”.

       D’altro canto è risultato assolutamente evidente come le tematiche affrontate nelle varie sessioni, dai temi più strettamente teologici a quelli sociali e politici, federalismo, sussidiarietà, welfare, a quelli dell’etica e della bioetica, non possano essere affrontate in maniera unitaria se non si parte dalla Dottrina sociale della Chiesa che, citando ancora Mons. Crepaldi, “è la fonte ispiratrice dell’impegno sociale e politico dei cattolici”,… una dottrina che non è mia, di De Rita, dei vescovi e neanche del Papa, una dottrina che è di tutta la Chiesa”. Vi è la necessità, ha concluso Mons. Crepaldi, di laici cattolici che siano “protagonisti convinti e non stanche comparse”.

       Il lavoro – ce ne rendiamo perfettamente conto - non è facile. Sappiamo però, e ne siamo seriamente convinti, che quanto affermato nel corso di questo seminario che segna il ritorno di Retinopera sia l’unica strada percorribile.

       All’interno di questo percorso è anche possibile cedere pezzi di sovranità del proprio Io, come ha chiesto Domenico delle Foglie, alle associazioni e movimenti presenti, trovando sostegno anche in Carlo Costalli, il quale ha dichiarato la propria disponibilità “all’interno, però, della casa comune”.

      Mons. Betori, nella Messa conclusiva del seminario di Assisi, rivolgendosi ai partecipanti diceva: “oggi testimoniare il cristianesimo non è facile. Bisogna da un lato evitare i vittimismi e dall'altro non cedere di un centimetro sulla nostra identità,   facendo emergere la ragionevolezza del Vangelo e mettendo in luce i valori della dottrina sociale della Chiesa perché divengano un terreno condiviso". Quanto alle varie sensibilità all’interno del laicato cattolico, Mons. Betori ha ribadito che "non bisogna muoversi in modo disperso ma puntare a fare rete. Ciò non significa annullare le proprie specificità, bensì partecipare alla realizzazione di un disegno comune".

       Il lavoro è immane, lo abbiamo già detto, ma non per questo impossibile o meno affascinante. Noi faremo certamente la nostra parte, fedeli alla Chiesa e alla sua dottrina.


Vincenzo Massara

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