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  Editoriale

Data di pubblicazione: Martedì, 4 Novembre 2008

TRAGUARDI SOCIALI / n.32 Settembre / Ottobre 2008 :: Editoriale

Un libro verde per riformare il welfare e il ruolo del sindacato


UN LIBRO VERDE PER RIFORMARE IL WELFARE
E IL RUOLO DEL SINDACATO


       Il libro verde del Ministro Sacconi pone l’attenzione sull’esigenza di superare la prassi degli interventi di breve respiro, promossi nel tempo, per collocare le future riforme in un ambito più rispondente all’esigenza di correggere le storture delle prestazioni sociali italiane. Queste storture sono da tempo note: la spesa pensionistica assorbe oltre i due terzi di quella totale, lasciando scoperti interi settori di fabbisogno,   soprattutto a danno delle famiglie, della natalità, delle politiche attive del lavoro.

       Un welfare di tipo risarcitorio e di segno corporativo: le prestazioni sono il frutto storico dell’azione delle rappresentanze meglio organizzate e poco attente all’esigenza di favorire dinamiche sociali positive, crescita di opportunità, esercizio responsabile dei diritti. Cose note, che diciamo da tempo.

       Ma la novità si ritrova nel metodo proposto nel costruire percorsi in grado di correggere le anomalie del welfare italiano. A questo punto sarà interessante osservare le reazioni dell’opposizione parlamentare, delle istituzioni locali e delle fasce sociali (il sindacato in particolare). Soprattutto perché chiamati a interagire con un approccio costruttivo e propositivo, e non più contestando le azioni di contenimento della spesa pubblica e i loro riflessi sui tagli ai servizi locali. E qui si gioca un’idea del ruolo del sindacato che, come avvenuto nella vicenda Alitalia, proprio una parte di esso (la Cgil) ha messo in discussione.

       E guardando alle recenti vicende di Alitalia e al dirottamento “politico”, che per giorni ha tenuto banco, è emerso con chiarezza che il riformismo sindacale manifestato da Cisl, Uil e Ugl, è quello che fa i conti con il realismo della politica e dell’economia, rimanendo pur sempre rivolto ai lavoratori che rappresenta. La Cgil, invece, per diversi giorni - almeno fino a quando non è stata subissata di critiche, persino da una parte del Pd - non ha saputo resistere al richiamo strumentale della politica e si è appiattita sulle posizioni dei sindacati autonomi, spesso corporativi.

       Un’occasione persa: la vicenda Alitalia poteva essere un laboratorio per rinnovare la vitalità del sindacato e per rilanciare il riformismo. C’era persino l’interessante proposta CAI sulla partecipazione dei lavoratori agli utili netti nella misura del 7%.

      Se questo è il “vento che tira” c’è da aspettarsi che, anche sulla riforma del modello contrattuale, a pagare per colpa di una parte del sindacato saranno ancora una volta gli italiani e il riformismo.

       Quella della riforma dei contratti è una partita troppo innovativa per una Cgil “conservatrice” che guarda al passato. Lo schema ipotizzato per la riforma della contrattazione presuppone infatti il passaggio da relazioni conflittuali a un modello partecipativo. E, quindi, la trasformazione del sindacato stesso da organizzazione di classe a un nuovo soggetto di rappresentanza, capace di assumere anche le ragioni dell’impresa come obiettivo comune, di favorire la cooperazione dei lavoratori attraverso la partecipazione agli utili, di co-governare servizi e ammortizzatori sociali mediante gli enti bilaterali. Un cambiamento radicale, profondo, in senso riformista, che la Cgil evidentemente non vuole.



Carlo Costalli
Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori


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