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  La via del civismo locale per la ripresa dell'Italia

Data di pubblicazione: Giovedì, 18 Maggio 2017

TRAGUARDI SOCIALI / n.84 Maggio / Giugno :: La via del civismo locale per la ripresa dell'Italia

Documento Enti Locali

Il perdurare delle difficoltà del Paese ad agganciare un’adeguata ripresa economica, ed il conseguente ampliarsi del disagio sociale, richiedono un impegno forte della comunità nazionale in tutte le sue espressioni sociali e rappresentative, per superare la crisi e al fine di evitare che l’Italia soffra ulteriormente nel mantenere la posizione che le compete in ambito europeo.
Si sono, inoltre, andate manifestando forme di lacerazione nel tessuto sociale del Paese, anche a fronte di emergenze come quella del fenomeno immigratorio, non adeguatamente gestito a partire dalle istituzioni europee, che finisce per pesare sulla vita quotidiana dei cittadini e sulle attività delle amministrazioni locali, spesso senza adeguati sostegni finanziari e normativi.
Le comunità locali, dalle quali l’Italia ha tratto la prima consapevolezza della sua autonomia nazionale, costituiscono da sempre l’ambito nel quale il Paese ha saputo ritrovare le ragioni della sua saldezza, la nascita di nuove energie, la capacità di sacrificio e impegno indispensabili per guardare al futuro della nostra società.
Non sono mancati, anche recentemente, esempi straordinari di attaccamento alle proprie radici territoriali, come pure capacità di lavoro e riscatto da parte delle popolazioni delle aree colpite da fenomeni sismici e da eventi calamitosi, a dimostrazione di una forza vitale che va difesa ed apprezzata come stimolo per un impegno nazionale complessivo.
Con la Conferenza nazionale degli enti locali del marzo 2016 il Movimento Cristiano Lavoratori, confermando il suo tradizionale messaggio sociale, affermava che la ricostruzione della rappresentanza in Italia doveva partire dagli enti locali e svilupparsi sulle linee del bene comune, della sussidiarietà e dei corpi intermedi.
Nell’imminente tornata elettorale amministrativa, nella quale saranno coinvolti decine di Comuni di media dimensione ed altri minori ma importanti municipalità, occorre riaffermare il valore del localismo politico mortificato dalla verticalizzazione del potere e dalla degenerazione e corruzione a seguito dell’involuzione della rappresentanza e dello scadimento della classe politica.
Per alimentare nuovamente un circuito virtuoso è necessario richiamare la classe politica locale all’importanza fondamentale del proprio ruolo e, quindi, del recupero della sovranità dei territori cui deve corrispondere, necessariamente, la riscoperta dei valori del civismo prepolitico, senza mascherature parapartitiche, ma finalizzato alla ricerca di energie vere.
Ritrovare la ragione profonda della rappresentanza significa impedire l’ulteriore affermazione di una protesta che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza proprio nel momento in cui ha assunto un ruolo di governo locale.
Il confronto politico a livello degli enti locali va quindi ricondotto ai temi reali.
Innanzitutto occorre una presa di coscienza della centralità dell’economia intermedia come fattore decisivo di ripresa dello sviluppo sia per gli effetti sul piano produttivo e occupazionale, sia come elemento fondamentale di quell’ossatura sociale indispensabile per la stabilità del sistema e per la sua capacità inclusiva e di crescita. In tali realtà si conciliano, spesso, i legami sociali ed il lavoro, la tradizione agricola e artigianale e la prospettiva industriale, la vita del paese con l’urbanizzazione.
Va arrestata con adeguati interventi normativi e fiscali la lenta ma continua erosione dell’apparato produttivo delle imprese minori più legate ai territori e alle loro specificità, troppo spesso ignorate dalle dottrine economiche élitarie e dalle ricette tecnocratiche legate ai paradigmi finanziari e della globalizzazione. Va salvaguardato a tale proposito il credito di prossimità che ha contribuito a costruire esemplari modelli economici e importanti distretti produttivi. Agli enti locali va riconosciuta la primaria funzione di snodo fondamentale tra lo Stato e la società civile e, quindi, riconsegnata la loro prima ragione costituente, e cioè l’autonomia e la responsabilità. Enti locali oggi mortificati da un regime finanziario più gravoso di quello dell’amministrazione centrale, costretti ad aumenti di aliquote per fronteggiare i tagli delle risorse e imprigionati da schemi che hanno penalizzato spesso anche i comportamenti amministrativi virtuosi.
Va ricomposto il quadro della finanza locale e delle autonomie territoriali, incrinate dal ritorno della finanza derivata basata sui trasferimenti dello Stato, dall’accentuazione dei vincoli comunali, dalle incertezze riguardo alle province e dall’affermarsi di un neocentralismo regionale.
Occorre salvaguardare e valorizzare il ruolo partecipativo e sociale del terzo settore che promuove la “persona” secondo il principio della sussidiarietà, e la cui funzione evita la massificazione dell’apparato pubblico e costituisce un valido sostegno alle politiche sociali delle strutture amministrative locali.
A fronte di questi impegni di carattere nazionale, agli enti locali spetta la responsabilità di avviare buone politiche in settori vicini alle necessità della gente, quali, ad esempio:
Una politica urbanistica volta a costruire la Città per l’uomo, che privilegi il recupero all’espansione, nella salvaguardia attiva dei centri storici e nella riqualificazione delle periferie, anche incoraggiando strumenti amministrativi e partecipativi adeguati;
L’esigenza del superamento della centralizzazione dei servizi sociali al fine di articolare una flessibilità adeguata alla complessità delle nuove domande sociali, sempre più centrate sulla famiglia, avviando strategie che rafforzino il Welfare di prossimità;
Il rilancio di nuovi programmi di edilizia pubblica per far fronte alla richiesta delle nuove composizioni familiari e della domanda legata alle
immigrazioni;
Un approccio distrettuale e di area vasta per l’erogazione dei servizi, utilizzando gli accordi tra Comuni e le opportunità della legislazione vigente, anche al fine di realizzare indispensabili economie di scala;
Una politica per la sicurezza ottenuta con il coordinamento tra gli enti preposti, coadiuvata da accordi con i privati per i sistemi di videosorveglianza;
Sistemi di mobilità integrati, secondo la logica delle smart city, nel rispetto della sostenibilità ambientale;
Valorizzazione del patrimonio comunale, fonte di importanti risorse, anche con misurate deroghe urbanistiche che agevolino l’investimento privato;
Riesame delle politiche di spesa attraverso l’utilizzo dei metodi di indagine comparata, offerti anche da recenti studi universitari e di centri di ricerca;
Privilegiare gli interventi di valorizzazione delle attività economiche e produttive nel rispetto delle compatibilità ambientali, assecondando le vocazioni territoriali e i talenti giovanili.
Il Movimento Cristiano Lavoratori ritiene che dalla consapevolezza del ruolo decisivo delle politiche locali possa giungere, anche in questa circostanza elettorale, la sollecitazione all’emergere di una classe dirigente rinnovata, che si candidi non solo ad amministrare le nostre comunità ma a tutelare con responsabilità il futuro del nostro Paese.
Questa consapevolezza diventa ancora più cogente alla luce del critico quadro politico sociale ed economico, nel quale sono immerse le città e ci sollecita a reagire al torpore, alla sfiducia e all’inerzia sempre più diffusi, anche nel mondo cattolico.
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