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  Chi ha paura della vita?

Data di pubblicazione: Venerdì, 19 Maggio 2017

TRAGUARDI SOCIALI / n.84 Maggio / Giugno :: Chi ha paura della vita?

Passa al Senato la discussione del ddl sulle DAT

Con 326 voti a favore e 37 contrari la Camera dei Deputati, nella seduta del 20 aprile scorso, ha licenziato il ddl sulle DAT - Disposizioni Anticipate di Trattamento.
L’asse PD-M5S ha fornito un contributo determinante nell’iter di approvazione.
Lo stesso movimento grillino ha tentato, con un emendamento dell’ultim’ora, di far inserire nel testo la norma che avrebbe permesso l’introduzione del trattamento eutanasico anche in Italia.
E dire che proprio qualche settimana fa un autorevole quotidiano cattolico era riuscito a intravedere nei 5Stelle molte assonanze proprio con il mondo cattolico. Punti di vista!
Spetta adesso al Senato esaminare il provvedimento per poi portare in aula il testo definitivo.
La speranza è che davanti a un tema così complesso non ci si limiti a una semplice ratifica del lavoro della Camera ma, al contrario, si proceda con la necessaria cautela senza strozzare il dibattito, offrendo la possibilità di un reale e sereno confronto sui tanti punti di criticità che il ddl, così come approvato, presenta.
L’obiettivo del governo è certamente quello di arrivare all’approvazione in tempi rapidi: la campagna elettorale incombe.
La presidente De Biasi, del PD, ha già annunciato che è sua intenzione accorciare i tempi per cui le udienze si terranno anche il giovedì pomeriggio, di solito libero, e anche la sera.
Meno male che il Senato ancora c’è! Loro malgrado…
C’è e può ora far sentire la propria voce, proprio quel Senato cui la riforma costituzionale, miseramente fallita, voleva ridimensionare ruoli e funzioni, sull’onda dell’efficientismo renziano di cui non si rinviene alcuna traccia, invece, nel contrasto alle vere emergenze del Paese: sviluppo, lavoro, lotta alle vecchie e nuove povertà.
Adesso, dopo le unioni civili, il traguardo da raggiungere è l’introduzione delle DAT che, da ‘Dichiarazioni di Trattamento’ ora l’art 3 del ddl trasforma in ‘Disposizioni’, come tali vincolanti soprattutto per il medico, contravvenendo così a due importanti documenti del Consiglio d’Europa - la Guida sul fine vita del 2004 e la Convenzione di Oviedo del 1997, laddove si prevede che le cosiddette dichiarazioni, e non disposizioni anticipate di trattamento abbiamo solo valore indicativo e non vincolante.
Risulta evidente come alla base di questa nuova formulazione non vi sia soltanto una questione di forma ma, al contrario, si apra la strada in maniera più o meno occulta all’adozione di strumenti pre-eutanasistici.
E’ nostra ferma convinzione che le Disposizioni Anticipate di Trattamento non possano e non debbano vincolare il medico, impedendogli di agire secondo scienza e coscienza o di compiere ciò che reputa opportuno nell’interesse del suo malato, né lo si può costringere, in caso di disaccordo sulle cure con il fiduciario nominato, a ricorrere al giudice tutelare, trasformandosi da alleato del paziente in controparte giudiziaria.
La medicina, per fortuna, sta compiendo enormi progressi con la conseguenza che alcune patologie oggi inguaribili o croniche, domani potrebbero essere adeguatamente accudite o curate. Perché, allora, introdurre questo vincolo impositivo mortificando il principio dell’alleanza terapeutica che ha consentito sino ad oggi di rafforzare il rapporto di fiducia tra medico e paziente?
Il voler, poi, in contrasto con ogni indirizzo di natura etica e scientifica, includere la nutrizione e la disidratazione fra i trattamenti sanitari, per come previsto dall’art. 1 del ddl, ci da la prova di come la tutela e la salvaguardia della vita assumano un valore del tutto secondario.
Lo stesso Comitato Nazionale di Bioetica ha più volte ribadito come “uno stato patologico, anche di estrema gravità, non può alterare la dignità delle persone affette e la pienezza dei loro diritti tra cui quello alla cura” Aggiungendo che, “idratazione e nutrizione di pazienti vanno ordinariamente considerate un sostentamento vitale di base indispensabile per garantire le condizioni fisiologiche di base per vivere. Pertanto sono atti dovuti eticamente (oltre che deontologicamente e giuridicamente)”.
Il ruolo del Senato diventa oggi decisivo.
Un ruolo di equilibrio libero da condizionamenti, si spera, dove la discussione, almeno su questi punti critici, possa trovare spazi di confronto per arrivare alla conclusione di questo iter legislativo con un provvedimento che abbia a cuore innanzi tutto il destino della persona umana.
Nel contempo sarebbe opportuno che la Legge 15 marzo 2010, n. 38 concernente “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore” trovasse effettiva applicazione traducendo in azioni concrete le dichiarazioni di principio per cui “Le strutture sanitarie che erogano cure palliative e terapia del dolore devono assicurare un programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia, nel rispetto dei princìpi fondamentali della tutela della dignità e dell’autonomia del malato, senza alcuna discriminazione; della tutela e promozione della qualità della vita in ogni fase della malattia, in particolare in quella terminale, e di un adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale della persona malata e della famiglia”.
Non bisogna avere paura della vita.

Vincenzo Massara
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