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  Gelidi venti nazionalisti soffiano sulla Bosnia

Data di pubblicazione: Sabato, 4 Marzo 2017

TRAGUARDI SOCIALI / n.83 Marzo / Aprile 2017 :: Gelidi venti nazionalisti soffiano sulla Bosnia

Parla il Prof. Franjo Topic

Non ha bisogno di presentazioni all’interno del MCL, il prof. Franjo Topic, dai più già conosciuto e benvoluto per le tante opere concrete che sta portando avanti in Bosnia Erzegovina, la sua terra, ancora lacerata dalle conseguenze di una guerra fratricida e che, oggi, è di nuovo alle prese con pericolosi rigurgiti nazionalisti che ne mettono in bilico gli equilibri.
Monsignor Franjo Topi presiede l’Associazione culturale Napredak, con la quale il MCL ha messo in cantiere e realizzato già molti progetti di cooperazione, dal 1990.

Sono passati quasi vent’anni dalla fine della guerra civile che ha contrapposto croati, serbi e bosniaci, lasciandosi dietro orrori e ferite ancora aperte. In questi mesi si sta parlando di una nuova scissione, con il leader dei serbi di Bosnia, Milorad Dodik, che invoca l’indipendenza del distretto serbo dalla Bosnia Erzegovina. Qual è la situazione dal suo punto di vista?
Innanzi tutto la premessa è che la Costituzione di Bosnia Erzegovina dopo la guerra del ‘95 non era giusta: e questa è la ragione, secondo me, che ha reso possibili tali rivendicazioni nazionaliste.
La Bosnia Erzegovina è divisa in due parti: la prima è una federazione nella quale sono confluiti i croati cattolici e quelli musulmani, che oggi si chiamano bosniaci. A questa federazione è stato assegnato il 51% del territorio mentre ai serbi è stato riservato il 49%. Queste due entità sono di fatto due Stati indipendenti.
I politici serbi sono sempre stati contrari agli accordi di Dayton, e Dodik, che è al potere da oltre 10 anni, ha capito che è arrivato il momento di dire ‘basta’: sono il 49% e hanno il potere assoluto. Qui nella federazione, invece, ci si è divisi in cantoni e tutto è più complicato. Dodik ha capito che il nazionalismo è lo strumento più forte per fare politica, per prendere potere e mantenerlo. E che per governare ci vuole un’ideologia: non c’è più il comunismo? …e allora lui è diventato nazionalista!

In questo contesto la Bosnia Erzegovina come sta procedendo nel suo percorso di avvicinamento all’Ue?
Beh, di fatto questo processo è già bloccato: è facile del resto ostacolare, la cosa difficile è andare avanti. I serbi di Dodik non riconoscono lo Stato ed è difficile, d’altra parte, che la Federazione prosegua da sola in questo percorso…

Ma se le cose continuano così allora è di nuovo reale il pericolo di una guerra…
Si, penso proprio che sia così…

Da anni il MCL lavora per il dialogo sociale, interculturale e interreligioso, in particolare nei Balcani. Siamo stati a Skopje proprio per promuovere una nuova politica sociale europea rispettosa delle nostre radici e attenta alle grandi migrazioni.
Qual è la sua opinione in merito
?
Ringrazio anche stavolta il MCL per queste iniziative: è sempre bene avere intermediatori capaci, che favoriscano il dialogo. E vi sono anche grato per la collaborazione con Napredak: per noi è molto importante.

L’Europa, di fronte a flussi migratori senza precedenti, sta mostrando le sue lacune: dall’assenza di una politica comune all’incapacità di trovare soluzioni per garantire accoglienza e ordine pubblico... negli ultimi mesi abbiamo di nuovo sentito parlare di muri. Stiamo tornando indietro? Dov’è finito il progetto dei Padri fondatori?
L’Europa non funziona come un singolo Stato, non ha abbastanza strumenti: è difficile conciliare fra loro 28 diversi Paesi… sotto questo punto di vista è già una meraviglia notare come funzioni bene l’Ue! Certo, non è facile (non lo è neanche nella propria famiglia) e si deve essere realistici…
Questa crisi delle migrazioni ha in sé due volti. Da un lato c’è l’aspetto umanitario, per cui bisogna aiutare queste persone che non hanno nulla, ma c’è poi l’altra faccia della medaglia: l’Europa ha bisogno di forza lavoro, anche per i tassi di natalità vicini allo zero… persino la Germania ne ha bisogno!
Certo, sarà difficile integrare questo fiume di persone che portano diversi modi di vivere, di pensare, diverse religioni… Io sono contro i muri, però è normale che ci sia bisogno di confini, di spazi vitali che permettano a ciascuno di vivere secondo le proprie tradizioni e i propri valori.
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