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  Dall’identità e dal territorio la nuova politica

Data di pubblicazione: Sabato, 4 Febbraio 2012

TRAGUARDI SOCIALI / n.51 Gennaio / Febbraio 2012 :: Dall’identità e dal territorio la nuova politica

Nasce il coordinamento delle liste civiche popolari.

Non sono ancora trascorsi tre mesi da quando i movimenti cattolici – riuniti unitariamente a Todi per la prima volta dopo molti decenni – hanno evidenziato con forza l’esaurimento del tempo della cosiddetta ‘Seconda Repubblica’ e rivendicato, con altrettanta forza, l’avvento di una nuova stagione politica. Una stagione fondata su una rinnovata consapevolezza del primato del bene comune e sui valori fondamentali della nostra identità popolare.
Da quella data il tempo della politica è corso veloce. La violenta pressione dei mercati e della speculazione finanziaria, il degrado dei partiti con l’evidente perdita di credibilità della loro classe dirigente, nonché una forte iniziativa del Presidente della Repubblica hanno aperto le porte al “governo dei tecnici” del prof. Monti: un “governo tecnico”, ma che ha già avuto, ed avrà ancora, profonde ricadute sul complessivo assetto politico del Paese.
“E’ una sensazione diffusa che nella politica italiana dopo Monti – sempre che il suo governo concluda con successo il compito che si è assegnato – nulla sarà più come prima … I partiti italiani si trovano di fatto presi in una tenaglia: non possono decentemente augurarsi che il governo Monti fallisca, ma d’altro canto il suo successo segna l’inevitabile tramonto della loro forma attuale”.
Sono parole di Ernesto Galli Della Loggia, dall’editoriale del Corriere della Sera dello scorso 9 gennaio, che è difficile non condividere.
Quel processo di “scomposizione e ricomposizione” delle forze politiche di cui, approfonditamente, si è ragionato nell’ultimo Consiglio Nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori è già cominciato.
E’ in questo contesto – ed anche a seguito di specifiche richieste di collaborazione pervenute al MCL da parte di significative liste civiche presenti sul territorio nazionale – che è maturata la decisione di dar vita a un coordinamento delle liste civiche popolari affidandone la gestione operativa alla Fondazione Italiana Europa Popolare.
Si tratta di un’iniziativa importante e di lungo respiro che parte dalla presa d’atto che una delle ragioni fondamentali della profonda crisi e della degenerazione della politica negli ultimi vent’anni si annida proprio nell’aver abbandonato – e spesso demonizzato come “vecchia politica” – il presidio del territorio, il dialogo continuo con la gente e la capacità di farsi politicamente carico dei suoi problemi, delle sue necessità, delle sue aspirazioni.
In altre parole aver abbandonato la politica intesa come partecipazione logorando quella dimensione comunitaria che è il vero tessuto connettivo della democrazia.
L’idea di un coordinamento nazionale di liste civiche è un progetto ambizioso e complesso. Potrebbe anche, a prima vista, apparire un ossimoro, una contraddizione. L’idea stessa di lista civica viene, infatti, troppo spesso associata all’idea di una politica da campanile così intransigente, irriducibile all’interesse generale, caparbiamente radicata nella limitatezza del proprio giardino tanto da non essere capace di guardare oltre l’interesse particolare. Ma non è così.
Anzi, in realtà, non è mai stato così: basti pensare alla grande vicenda politica del popolarismo cattolico che attraversa e segna positivamente la storia italiana di tutto il secolo scorso, arrivando fino a noi, e nasce, a Caltagirone, proprio dall’esperienza della lista civica di don Sturzo. L’idea di dar vita a un coordinamento nazionale di liste civiche popolari rientra dunque perfettamente e conseguentemente nella tradizione e nella storia dei cattolici italiani impegnati in politica: oggi più che mai. Si tratta, infatti, di un coordinamento che vuol essere politico e culturalmente orientato sui valori della nostra identità popolare ripartendo dal territorio e dal rapporto quotidiano con la gente, per ricostruire una politica intesa come servizio al bene comune e che si rivolge specificamente alle liste civiche di ispirazione popolare presenti sul territorio nazionale. Liste civiche, cioè, che, già di per sé, vanno ben oltre la logica dell’esclusivo interesse particolare e che potremmo anche definire “liste di coscienza civica”.

Di Pier Paolo Saleri
Vicepresidente della Fondazione Italiana Europa Popolare
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