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  PER CONTINUARE A STARE DALLA PARTE DELLA GENTE

Data di pubblicazione: Martedì, 23 Marzo 2010

TRAGUARDI SOCIALI / n.40 Marzo / Aprile 2010 :: PER CONTINUARE A STARE DALLA PARTE DELLA GENTE

INTERVISTA A RENATA POLVERINI CANDIDATA PRESIDENZA DELLA REGIONE LAZIO

Renata Polverini lancia la sua sfida politica per un posto da governatore della Regione Lazio: “Un altro modo per continuare a stare dalla parte della gente”, dice. Perché la Polverini, classe 1962, fin da bambina ha vissuto in prima linea l’impegno nel sindacato, le lotte per i diritti dei cittadini (tra l’altro si è occupata di importanti vertenze al fianco dei lavoratori: dall’Alitalia alla Fiat di Melfi, dalla Thyssen-Krupp di Terni al rinnovo del contratto per il pubblico impiego). Segretario Generale dell’Ugl dal 2006, oggi la Polverini, che ama definirsi una “donna concreta”, dà vita a un appassionante testa a testa tutto al femminile per la guida della Regione Lazio. A lei abbiamo rivolto alcune domande.
In alcune recenti dichiarazioni, lei ha affermato che il tema del lavoro e la difesa di quanti hanno perso il posto, come pure delle aziende in difficoltà, sarà al centro dei programmi di governo della Regione: quali misure in concreto pensa siano utili a rilanciare l’occupazione?
Il nostro obiettivo dichiarato è quello di far uscire il Lazio dalla crisi più forte rispetto al passato. La crisi economica ha colpito duramente anche nella nostra regione, dal distretto della ceramica di Civita Castellana a quello dell’elettronica e dell’innovazione di Rieti, dalla Videocon di Anagni alla Fiat di Cassino, alla ex Eutelia, al comparto chimico-farmaceutico e a quello della nautica di Latina. Si tratta di una situazione complessa che è necessario monitorare con attenzione per evitare pesanti ripercussioni sotto il profilo occupazionale. Dobbiamo guardare alle persone; in questo senso vogliamo garantire a tutti i lavoratori che hanno perso il lavoro o che rischiano di perderlo nei prossimi mesi un adeguato percorso di riqualificazione professionale con la previsione di bonus formativi spendibili all’interno delle stesse aziende. Fondamentale è anche la creazione di una rete di accompagnamento all’occupazione, soprattutto per alcune categorie di lavoratori deboli per motivi di età e di inadeguatezza dei titoli di studio e professionali. Ciò implica un intervento formativo da valutare con attenzione anche con il coinvolgimento degli attori sociali. Vogliamo, altresì, attivarci per migliorare la qualità dei contratti di lavoro dei dipendenti privati e pubblici, con un graduale piano di stabilizzazione dei precari della regione e degli altri enti regionali. Particolare attenzione va posta alle politiche occupazionali al femminile, in quanto siamo convinti che soltanto attraverso la maggiore partecipazione delle donne al lavoro sarà possibile consolidare la ripresa economica e raggiungere l’obiettivo fissato dalla Strategia di Lisbona con un tasso di occupazione fino al 60% entro quest’anno. Un attore centrale per rilanciare l’occupazione nella nostra regione è l’impresa. Bisogna permettere alle imprese di nascere e di crescere e alle multinazionali presenti nel nostro territorio di continuare a lavorare nelle migliori condizioni possibili. A tal fine, è necessario prevedere un adeguato sistema del credito con un rafforzamento del ruolo dei Confidi, aiuti alla crescita dimensionale delle Pmi, contratti agevolati per chi investe nel nostro territorio, un forte impegno verso l’innovazione e la ricerca anche la diffusione della banda larga, oltre ad un coordinamento per l’utilizzo dei fondi comunitari.
Il Lazio è una Regione pilota nel nostro Paese, nella quale alcuni evidenti aspetti di degrado sociale, culturale e morale tipici dei nostri tempi, convivono accanto a elementi di modernità e di dinamismo. Come pensa di intervenire per riequilibrare aspetti così contrastanti da cui
dipende la qualità della vita dei cittadini?

L’otto per cento delle famiglie laziali, in pratica 220mila nuclei per almeno 650 mila persone, è in condizione di povertà, portando ad un diffuso impoverimento anche nella cosiddetta classe media. è un dato di fatto dal quale partire per individuare misure strutturali di sostegno ed una attività di monitoraggio ed accompagnamento rivolta ad alcune categorie deboli ed a rischio. In questo senso, abbiamo immaginato un ruolo centrale per l’Osservatorio regionale sull’infanzia, l’adolescenza, i giovani e le famiglie, che permetta di avere una banca dati sempre aggiornata sulle reali esigenze dei cittadini, e ad un maggiore coordinamento fra sanità e politiche sociali, con riferimento specifico alla disabilità, alla non autosufficienza e alle problematiche della terza età. Gli anziani in particolare possono e debbono essere considerati una risorsa per la nostra regione. Le loro esigenze ed aspettative sono diverse rispetto a quelle di 20 o 30 anni fa. Bisogna dare risposte nuove e sostenibili, soprattutto rendendo più capillare l’aiuto a domicilio.
Parliamo di immigrazione: un fenomeno che sta portando radicali mutamenti del tessuto sociale, culturale, dei modelli familiari come pure del mercato del lavoro. Spesso anche con qualche difficoltà in più sotto il profilo dell’ordine pubblico e dell’integrazione. Qual è la sua opinione in proposito?
Sono convinta che l’immigrazione nel nostro Paese rappresenti una ricchezza in termini umani e sociali, prima ancora che economici. Naturalmente, come tutti i fenomeni epocali, va in qualche modo governato e guidato per evitare che possano accadere episodi come quelli di Rosarno o di Via Padova a Milano. Credo che l’elemento centrale sia quello di assicurare agli immigrati un vero percorso di integrazione che deve muovere dal lavoro regolare. In questo senso, è fondamentale insistere nel contrasto al lavoro nero nell’agricoltura, nell’edilizia, ma anche nei servizi alle persone. Ho molto apprezzato una iniziativa pilota del comune di Roma rivolta a particolari categorie di immigrati, come ad esempio
le comunità Rom e Sinti, e che prevede il coinvolgimento del mondo cooperativo. Si tratta al momento di un centinaio di posti di lavoro a tempo determinato nella raccolta differenziata dei rifiuti ingombranti e nel decoro urbano. è un primo passaggio comunque molto significativo e da valutare con estrema attenzione. Vogliamo, come Regione, dare uno spazio importante agli immigrati per avvicinare sempre più le Istituzioni.
Le politiche familiari che ruolo avranno nel suo governo regionale?
In Italia, la famiglia ha rilevanza costituzionale e per noi rappresenta la priorità sulla base della quale abbiamo costruito il programma elettorale; la famiglia è anche il luogo in cui bambini, anziani e malati sono curati ed assistiti. Per questo, sanità, assistenza, sviluppo economico, lavoro, tempo libero sono temi che ruotano intorno alla famiglia. In particolare intendiamo muoverci seguendo alcune direttrici fondamentali. La prima di queste è il quoziente familiare. In attesa di una riforma nazionale, come regione, possiamo immaginare l’introduzione di strumenti fiscali, sia sotto forma di assegni che di crediti, improntati al modello del quoziente familiare, che significa, in altri termini, far pagare meno tasse ed erogare più servizi alle famiglie numerose. è un discorso di equità dal quale non vogliamo assolutamente prescindere, come non vogliamo rinunciare a sostenere le donne nella loro esperienza di maternità sia sotto l’aspetto economico che per quanto riguarda i servizi all’infanzia. Solo ripensando   l’organizzazione del lavoro, individuando modalità più rispondenti ai reali disagi, predisponendo un disegno più coerente delle politiche di sostegno dei carichi familiari si possono sciogliere molte contraddizioni esistenti. Occorre che la risorsa donna sia sostenuta ed accompagnata con politiche e interventi coerenti e integrati nel mondo del lavoro, nel nucleo familiare, nel sistema dei servizi alla persona, nelle politiche di conciliazione dei tempi. Forte attenzione anche alla casa, in considerazione del fatto che sono almeno 60mila i nuclei familiari in difficoltà abitativa. L’emergenza abitativa si contrasta con un pacchetto di misure che investono le case dell’Ater, il sostegno alle famiglie per i mutui e gli affitti, la riqualificazione
dei centri urbani, la massima trasparenza nell’erogazione dei fondi per l’edilizia sovvenzionata e nella assegnazione degli alloggi disponibili,il censimento del patrimonio pubblico per individuare gli edifici e le aree che possono essere riconvertite ad uso abitativo, le modifiche alla legge 21 del 2009 sugli ampliamenti di cubatura.
La riforma federalista, anche sul piano fiscale,è il tema al centro del dibattito politico degli ultimi mesi: qual è la sua posizione in merito?
Il federalismo fiscale può essere una opportunità per il territorio in quanto responsabilizza la classe politica sulla gestione delle risorse economiche e concede una maggiore possibilità di controllo da parte dei contribuenti. In quest’ottica, molte analisi evidenziano costi di funzionamento minori per gli Stati federali rispetto a quelli unitari. Come ogni riforma importante c’è chi segnala aspetti critici, come ad esempio un potenziale aumento della distanza fra Nord e Sud, fra le aree sviluppate e quelle sottoutilizzate. La preoccupazione fondamentale è verso le politiche di redistribuzione. Sono convinta che il Lazio possa fungere da cerniera in un’ottica di solidarietà diffusa. è lo stesso messaggio che stiamo veicolando in campagna elettorale, quando incontriamo le associazioni di categoria e di rappresentanza del mondo del lavoro e del volontariato.
Lei viene da una lunga esperienza nel mondo sindacale: ritiene che una volta eletta questo background potrà in qualche modo condizionare le sue scelte politiche e programmatiche? E in quale direzione?
Per la prima volta qualche giorno fa mi sono ritrovata ad incontrare le organizzazioni sindacali dei lavoratori stando seduta dall’altra parte del tavolo. è stato emozionante, come ogni prima volta, ma è anche servito, se mai ce ne fosse stato bisogno, a comprendere come l’ottica con la quale si guarda ai problemi è sempre la stessa, quella che guarda ai bisogni delle persone, degli anziani, dei giovani, delle donne, dei disoccupati, delle famiglie. Alla Regione Lazio vogliamo portare soprattutto un metodo di lavoro che è quello del dialogo e della collaborazione fra le categorie sociali nell’interesse di tutti i cittadini.

T.S.
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