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  LA RISCOPERTA DEI VALORI DEL MONDO RURALE

Data di pubblicazione: Venerdì, 5 Marzo 2010

TRAGUARDI SOCIALI / n.39 Gennaio / Febbraio 2010 :: LA RISCOPERTA DEI VALORI DEL MONDO RURALE

A Ivrea la Giornata nazionale del Ringraziamento.

Il 14 e 15 novembre si è tenuta a Ivrea la Giornata nazionale del Ringraziamento, promossa dall’Ufficio nazionale della CEI per i problemi del lavoro ed organizzata dalle principali organizzazioni di lavoratori agricoli di ispirazione cattolica: Feder.
Agri-MCL, Coldiretti, Fai-Cisl, Ugc-Cisl e Acli Terra. Erano presenti oltre duecento operatori del settore agricolo, la Feder.Agri ha partecipato con una folta delegazione di dirigenti provenienti da Lazio, Puglia, Toscana, Abruzzo, Calabria, Lombardia e Sicilia, oltre che da tutte le province del Piemonte. Era presente, inoltre, il Presidente del MCL Carlo Costalli accompagnato da una rappresentanza della Presidenza nazionale.
La manifestazione, sul tema “Cultura rurale e cultura urbano-industriale: diverse modalità del vivere sociale”, si è svolta in tre fasi. Sabato mattina si è tenuto un seminario introdotto da S.E. Mons. Arrigo Miglio, Vescovo di Ivrea e Presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, coordinato dal giornalista di Avvenire, Paolo Viana, con le relazioni del prof. Antonio Fadda, direttore del Dipartimento di Economia dell’Università di Sassari, e del prof. Leopoldo Cassiba, economista agrario del PSL Piemonte. Sono poi intervenuti i rappresentanti delle cinque organizzazioni agricole e, infine, ha tratto le conclusioni Mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio nazionale CEI per i problemi sociali e il lavoro.
Nel pomeriggio si è tenuto un incontro di preghiera nella splendida cornice del Santuario di Nostra Signora del Bosco a Ozegna.
La manifestazione si è conclusa domenica con la celebrazione eucaristica officiata, presso la Basilica di Ivrea, da Mons. Miglio.
A partire dal dopoguerra abbiamo assistito in Italia, così come nei Paesi più sviluppati, ad un rapido e costante svuotamento delle campagne in favore delle aree urbane, dovuto al forte impulso derivante dall’industrializzazione e dallo sviluppo del settore terziario.
Il boom economico, con la conseguente crescita del “benessere” e la maggiore presenza di servizi, ha determinato lo spostamento di migliaia di persone dalle aree rurali a quelle urbane. Inoltre, l’incremento nell’utilizzo delle tecnologie in tutti i settori produttivi, compreso quello primario, ha determinato una riduzione della richiesta di manodopera che, per le aree rurali, ha significato la riduzione degli addetti alle attività tipiche. La conseguenza del fenomeno dell’urbanizzazione è stata l’indebolimento del tessuto sociale rurale, della cultura e delle sue tradizioni, relegando il mondo rurale ad un ruolo sempre più marginale nel contesto economico-sociale dell’attuale società.
Negli ultimi anni si sono manifestati processi riequilibratori: la diffusione delle aree di attrazione (dal centro urbano ai contesti periferici) e la rinata attrattività di aree non urbane che ha dato, e sta dando, vita ad un percorso di vera e propria “controurbanizzazione”.
Ma tale percorso di ritorno ha generato un fenomeno di contaminazione urbana dei contesti rurali, piuttosto che la loro valorizzazione e riscoperta.
E’ da questo assunto che assistiamo all’affievolimento di quei “valori” che da sempre sono stati fondamento culturale della nostra società e che ora, in questo periodo di crisi che l’intera economia mondiale sta affrontando, possono risultare decisivi per un nuovo impulso, per uno sviluppo socioeconomico sostenibile nell’interesse non solo delle attuali generazioni ma anche di quelle future. Menzioniamo solo alcuni di questi valori che possiamo definire “basilari”: Il lavoro come dovere e non solo come guadagno: mettendo nuovamente al centro dell’attenzione l’uomo, invece della produttività e del profitto, come peraltro richiamato da Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in Veritate”.
La valorizzazione del lavoro in quanto produttore di beni per la collettività piuttosto che ricchezze per i singoli.
La valorizzazione del lavoro in quanto produttore di beni di qualità mediante lo sfruttamento delle peculiarità specifiche dei territori e non di beni standardizzati con la perdita delle identità, non solo territoriali ma anche culturali come, purtroppo, avviene nel mercato globale.
La valorizzazione del lavoro nell’ambito della ruralità al fine di dare, in contrapposizione con la crisi finanziaria ed industriale, un nuovo impulso all’occupazione offrendo prospettive a coloro che vivono situazioni di disagio e/o degrado nei contesti urbani.
Il rispetto per l’ambiente e per le sue risorse con un utilizzo consapevole ed etico delle tecnologie disponibili al fine di conservarne la rigenerazione anche per le generazioni future.
Gli agricoltori, in primis, sono il più ampio gruppo di gestori delle risorse naturali e la loro azione può risultare fondamentale per il mantenimento e il rafforzamento dell’ecosistema. C’è, inoltre, la necessità di sensibilizzare ed indirizzare le scelte politico-economiche affinché eventuali operazioni di cementificazione o industrializzazione di aree a vocazione rurale siano precedute da una reale pianificazione territoriale.
All’interno di questo contesto sociale deve inserirsi un altro degli aspetti che da sempre caratterizza il nostro mondo: la solidarietà. Infatti è proprio la natura degli insediamenti rurali - che da sempre hanno vissuto in contesti disagiati alle prese con gli effetti di una natura benigna per i doni della Terra, ma anche tremenda per le sue alluvioni e siccità - che ha fatto sviluppare al loro interno questo importante valore. In una società, come quella attuale, caratterizzata (volenti o nolenti) dall’essere aperta e multietnica, la solidarietà può risultare decisiva nella creazione di quell’integrazione ed inclusione necessarie per un vivere pacifico, condividendo valori comuni senza la prevaricazione di alcuno.
A proposito di valori del mondo rurale, vorrei concludere anche solo citando quello che da sempre ne è stato e deve continuare ad esserne il pilastro: la famiglia.
La famiglia intesa come punto di riferimento nevralgico della società che, proprio in questo periodo di crisi, sta assumendo sempre più la funzione di primo ammortizzatore sociale e deve riappropriarsi del ruolo di unione fra le generazioni, trasmettendo da genitori a figli le conoscenze e le tradizioni.
Riteniamo sia il momento favorevole per una rivalutazione del mondo rurale e dei valori che da sempre ha espresso; valori che sono parte integrante del nostro DNA e delle nostre radici storiche.
Priorità assoluta, quindi, alla riscoperta di questa cultura erroneamente emarginata che è, invece, l’autentica sorgente del nostro patrimonio culturale e sintesi esistenziale delle generazioni che ci hanno preceduto.
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