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  DALL’IRAN ALLO YEMEN TUTTE LE SFIDE DEL 2010

Data di pubblicazione: Mercoledì, 3 Marzo 2010

TRAGUARDI SOCIALI / n.39 Gennaio / Febbraio 2010 :: DALL’IRAN ALLO YEMEN TUTTE LE SFIDE DEL 2010

Alla prova la politica internazionale di Obama mentre l’Ue langue.

Purtroppo, dal punto di vista della politica internazionale, il nuovo anno e il nuovo decennio si sono aperti con gli stessi problemi con cui si è chiuso il 2009. La turbolenta situazione interna dell’Iran e il terrorismo islamico stanno attirando i riflettori di tutto il mondo in questi giorni, mentre si attende di vedere che cosa faranno gli Stati Uniti di Obama e l’Europa (di chi?).
A oltre sei mesi dalla rielezione contestata di Ahmadinejad, le proteste dell’opposizione al regime non si placano, Mousavi è ancora miracolosamente un nome che dice qualcosa nel tumultuoso e frenetico mondo dei media globali e nonostante la violenta repressione messa in atto dal governo, si conferma sempre più l’idea che la Repubblica Islamica non sia più la stessa. Certamente, Khamenei, Ahmadinejad e i Pasdaran costituiscono un blocco di potere molto forte, capace di giocare le proprie carte sia all’interno sia sulla scena internazionale, ma non più inattaccabile come appariva solo pochi anni fa. Esiste un’opinione pubblica iraniana agitata dal vento della libertà a cui poter parlare sapendo che ciò che viene detto dall’esterno non suonerà sempre e necessariamente come un tentativo ostile di ingerenza, ma potrebbe anzi rappresentare la voce di un alleato.
Affrontare questa situazione non sarà facile per le diplomazie occidentali, ma si tratta di un fattore da considerare con la massima attenzione. La stessa attenzione con cui Obama dovrà considerare il mutamento nelle forme organizzative di Al Qaeda, se ha ancora senso chiamare con questo nome la rete transnazionale del terrorismo islamico. L’emergere dello Yemen come una (relativamente) nuova base operativa del network terrorista fa parte di un mutamento organizzativo fisiologico conseguente alle azioni che, per quanto non risolutive, vengono portate avanti in Afghanistan.
Ogni territorio in cui la sovranità statale non sia ben salda e garantita può potenzialmente costituire un obiettivo interessante per Al Qaeda al fine di impiantarvi delle strutture di comando e di addestramento.
Per questo motivo si tratta di un nemico difficile da combattere e risulta sempre più evidente che non si può continuare a sperare di instaurare nuovi regimi democratici e fedeli all’Occidente per porre fine alla minaccia qaedista.
Volenti o nolenti è necessario trattare con regimi la cui democraticità e sincerità nei confronti dell’Occidente sono fortemente dubbie, ma che al momento costituiscono l’alternativa migliore: in Yemen come in Pakistan si deve insistere con la massima accortezza sugli interessi comuni, senza abbassare la guardia.
Se Obama sarà in grado di manovrare in questo difficile mare allora avrà veramente dimostrato notevoli capacità operative in politica estera. Purtroppo, non sembra invece che molte speranze al riguardo possano essere riposte nell’Europa, che continua a muoversi poco e in ordine sparso. Due esempi recenti: da una parte la chiusura affrettata ed unilaterale dell’ambasciata inglese in Yemen (poi riaperta), affiancata dalla forte riduzione del personale in quelle francese, tedesca e ceca. Dall’altra, la missione criticata e poi annullata che una delegazione del Parlamento Europeo avrebbe dovuto effettuare in questi giorni in Iran, senza una chiara e precisa missione da svolgere. Chissà cosa ne penseranno il Presidente dell’Unione ed il nuovo Ministro degli Esteri... chi??
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