Vorrei riuscire a trasmettervi con tutto il mio affetto, ma anche con tutta la mia forza, la gioia che è in me. Intanto per aver incontrato tanti di voi in questa stagione congressuale; ma soprattutto per aver riscoperto la forte “passione” che spinge il nostro passo e la voglia di agire. Dobbiamo
ridefinire un nuovo progetto associativo, e dare visibilità a quanto compiamo, vogliamo rendere più credibile il carisma del MCL, e offrire il nostro servizio ad una società che è povera in tutti i sensi, e dire alla Chiesa che ci siamo, e che come cristiani vogliamo testimoniare quanto ci è affidato. Non è utopia! I congressi sono un modo per confrontarci; sono anche il tempo di verifica.
Il cammino che ci lasciamo alle spalle, è definito da un progetto associativo. Il tempo trascorso è volato, proprio perché siamo stati sollecitati a dare volto a quanto ci eravamo prefissi. E’ vero! Periodicamente siamo stati chiamati e spronati all’azione. Proviamo a pensare al tempo dopo il Congresso
nazionale e ci troviamo un calendario fitto di impegni ai quali le risposte non si sono fatte attendere. L’assemblea a metà mandato, l’incontro meraviglioso sui circoli che ha coinvolto tanta gente, il corso alla cattolica con i nostri giovani, gli incontri con i giovani, il momento formativo di Senigallia e il Forum delle persone cristiane nelle associazioni di comune ispirazione, che ha visto il Movimento impegnato in prima persona: la riuscita
è sotto l’occhio di tutti. Devo confessare che aspetto ancora qualcosa
di più dai giovani. Penso che i centri periferici dovrebbero azzardare e investire di più. Non dimentichiamoci che se non formiamo le nuove generazioni, non abbiamo futuro e i nostri sforzi sarebbero vani. La liturgia ha appena celebrato la festività dei Santi e il ricordo dei defunti. Nelle due celebrazioni abbiamo sicuramente trovato motivo di riflessione. I Santi sono i nostri riferimenti, i defunti, i nostri cari, i nostri amici lo stimolo ad imitarli.
Mettiamoci allora in viaggio, con un po’ più di attenzione se vogliamo sentire che insieme ai nostri passi, si aggiungono quelli di Gesù e che come
amico vuole accompagnarci e ricordarci che è facile fermarci ad Emmaus, ma che, invece, dobbiamo trovare Gerusalemme perché è lì che siamo chiamati a testimoniarlo.